SANREMO 2017, LE PAGELLE AL VETRIOLO DELLA SECONDA SERATA

Di il 8 Febbraio 2017

SANREMO LIVE 2017

SANREMO (IM): seconda serata dedicata al festival della canzone italiana con le pagelle al vetriolo, direttamente dalla sala stampa. Chi sale, chi scende, chi resta fermo al punto e chi viene eliminato: infatti, nella prima fase della serata, si sono esibiti i quattro Giovani in gara e, purtroppo, due di loro si sono dovuti fermare alla prima eliminazione. Si tratta di Marianne Mirage e Braschi, ormai fuori concorso. Restano in ballo e, dunque, in finale venerdì 10 Francesco Guasti e Leonardo Lamacchia. Ecco, di seguito, le pagelle, cattive al punto giusto e molto sentite.

CHI SALE

CARLO CONTI: meno Maria e più Carlo. Apre e gestisce lui, in un certo senso si riappropria di quello che, per sorte e per intento, la Signora della tv si era presa la sera prima. Con classe e come “se nulla fosse”, anche nella sfida al Pupone e il (presunto) colpo basso a Massimo Giletti, seduto in prima fila.

GIORGIA: “sono dotatissima” dice mentre si tira su l’abito audace, alludendo alle forme (a dire il vero, inesistenti). E non solo, cara Giorgia. Classe, portamento, voce come sempre incredibile. Sala stampa in delirio da karaoke, davvero un esemplare di un altro pianeta. Gli alieni esistono.

KEANU REEVES: gran paura nell’attesa. Perché il rischio che fosse diventato un anzianotto, ricco e svogliato, decisamente sovrappeso e che avrebbe distrutto tutti i sogni femminili che ci hanno spinto prima a provare il surf e poi a vestirci integralmente di pelle, era l’, dietro l’angolo. Anzi, ieri. Anzi, qualche blocco di pubblicità prima. Invece, ecco lì servito una super star: bello come sempre, in un certo senso agibile come i social dimostrano (vedi la moltitudine di post sul suo prendere ogni mattina la metropolitana, mimetizzato tra noi mortali), pronto a improvvisare una jam session “ da saletta” con l’Orchestra di Sanremo e… nulla da dire, un ultracorpo tra noi.

FRANCESCO TOTTI: elegantissimo (per fortuna) incassa la battuta di Carlo Conti sulla fiorentina che, secondo lui, la sera prima non ha giocato ma ha guardato il Festival (riferendosi al 4 a 0 servitogli dalla Roma del Pupone). Memorabilia l’interpretazione di Cheope, che si trasforma in “Sciiopè”.

MARCO MASINI: davvero, hipster non ce lo aspettavamo. Forse è troppo. Tra D’Agostino ed Enzo Miccio si sistema una canzone davvero bella. Con un autore alle spalle come Zibba si va sul sicuro. Una poesia cantata.

SERGIO SYLVESTRE: grandissima aspettativa per un omone altrettanto grande. Sta nel personaggio l’estrosità ma forse la tovaglia con le rose ricamate amplifica l’entità del cantante. Che però piace, davvero tanto. Voce inconfondibile su un testo banale. Lui può fregarsene, con quella vocalità può anche cantare l’elenco del telefono che applaudiremmo fino a farci cadere le mani.

MICHELE BRAVI: lo stile androgino di Michele colpisce dritto al cuore, il più internazionale dei cantanti in gara che canta (bene), non sbaglia un colpo, si presenta e presenta il brano meglio eseguito della gara, il più equilibrato per quanto riguarda melodia e liriche. Una sorta di Robert Pattinson incrociato con Scialpi che piace, eccome se piace. Bravo, Bravi!

PAOLA TURCI: da lei ci si aspetta la Luna e qualcosa in più. Stilosa, bella e provocante senza strafare. Aveva promesso un pezzo da Turci ma differente, di cui ha curato personalmente l’arrangiamento. Anche se non suona la sua chitarra, si sente tanto di sé, soprattutto nel testo. Unica pecca: non da palco dell’Ariston ma da radio, a tutto volume.

FRANCESCO GUASTI: la prima volta aveva spaccato una porta nel backstage questa volta c’entra il punto. Peccato risulti un mix tra gli Stadio nella vocalità e i Negroamaro nelle sonorità. Bello il panciotto da new hipster che gli vale la finale.

LEONARDO LAMACCHIA: tanto educato che dà fastidio. Bravo ragazzo con ballata cucita sul palco dell’Ariston. Praticamente perfetto, forse vincente, lo sapremo solo alla finale di venerdì sera. Si aprono le scommesse.

FERMI AL PUNTO

SVEVA ALVITI: sostiene di essere stata scelta direttamente da Dalida in persona (?!) con la canzone preferita di Sanremo, guarda un po’ il caso, Ciao, Amore, Ciao di Luigi Tenco. Auto promozione che vale i 3 minuti dedicatigli sul palco.

CHIARA: elegantissima nella sobrietà di un Dolce e Gabbana – haute couture, benchè il brano sia più in corde da Arisa. Non decolla e ed è un peccato: si impegna, è precisa e intonata ma non basta. Manca proprio qualcosa in generale. Un autentico peccato, perché per la prima volta era vestita bene.

MICHELE ZARRILLO: un brano che ricorda un Eros Ramazzotti di qualche anno fa. Molto nelle corde della kermesse, sicuramente nulla di nuovo. Difficile, poi, salire sul palco dopo quel mostro di Giorgia: ci prova e fa il suo mestiere ma senza il guizzo dell’emozione (inedita).

GIGI D’ALESSIO: il Gigi nazionale con un accenno di barbetta da alternativo che propone un pezzo-medley dei suoi più grandi successi. Scontato, già sentito. Esagerato nelle dinamiche vocali, strizzate per così dire. Gigi canta Gigi che fa Gigi.

BIANCA ATZEI: l’abito non sarebbe malissimo se non fosse assemblato sul momento. Come se la bella (va detto) Bianca fosse stata invitata a una festa black & white, avesse capito solo white e all’ultimo momento si fosse arrangiata. In merito al pezzo..beh, ha gridato qualcosa.

MAURIZIO CROZZA: scappa super parolaccia in diretta ma tutto sotto controllo. Perfino quando intende dare l’incarico ai conduttori detentori del 50% di share nazionale. Ovazione su “Clementino al posto di Padoan” e “Al Bano al posto di Alfano”. Anche se i maligni dicono “finalmente in diretta”…

ROBBIE WILLIAMS: dopo la parabola Ricky Martin, un altro ex ragazzo degli anni ’90 che calca il palco dell’Ariston. Non appesantito come il latino compare, fa la sua figura senza troppo entusiasmo e cantando davvero poco. Dicunt di male parole nei confronti della kermesse da parte del cantante inglese. Carlo Conti precisa che “non ci sia stata trattativa più veloce e liscia della sua: fatta proposta, accettata, stretta di mano, ospite in arrivo”. Quando si dice che più che l’amor poté il digiuno. O la promozione di un album. Memorabile il bacio che consacra la nuova coppia dello showbiz, Maria De Filippi e Mr Williams.

CHI SCENDE

MARIA DE FILIPPI: si fa un po’ da parte, va detto, nel ruolo della Signora per bene a fianco di un burlone. Molto composta, fedele al suo stile, molto meno protagonista. Forse che, nel messaggio allegato al mazzo di fiori che Pier Silvio Berlusconi le ha fatto recapitare questa mattina, ci fosse una breve ricapitolazione dei dettagli di esclusiva contrattuale con Mediaset?

IL SIGNOR TURI: in 40 anni nessun giorno di assenza, definito un eroe del quotidiano. Un’altra zampata della regina di Canale 5 in favore dei dipendenti pubblici che non sono tutti dei “fannulloni”. Parla “telegraficamente al cuore” di tutti. Un bel momento di televisione nazionalpopolare.

BRIGNANO, INSINNA, CIRILLI: “dopo i toscani (Conti, Pieraccioni e Panariello), arrivano i romani”. Girano attorno alla grandezza di Roma caput mundi e bla bla bla. Emerge, come sempre, Enrico Brignano. In nome dell’amicizia, Carlo Conti ha inaugurato un filone terribile: i comici compagni di scuola, ormai attempati, che, non riuscendo più a trovare idee e teatri, uniscono le forze. Viene da gridare aiuto!

MARIANNE MIRAGE: le canzoni fanno male ma lei no. Originale, grande presenza e brano orecchiabile. Perfetta sul palco e lo stile “maschile” dona, finalmente una non bamboleggiante. Diversa e piace anche se, purtroppo, solo alla sala stampa. Eliminata.

BRASCHI: lui e i coccodrilli nel mare con l’intenzione di imitare i Dire Straits con la moscia di Guccini. Solo più pettinato. Non convince da nessuna parte lo si guardi e ascolti. Se solo avesse indossato una giacca di una taglia in più, forse non sarebbe stato eliminato.

NESLI E ALICE PABA: una sorta di Jalisse un po’ dark e a tratti emo. Non sempre intonati, pezzo banale dal testo in rime baciate. Ecco spiegato come mai il più popolare fratello di Nesli (leggasi Fabri Fibra) gli neghi il saluto. Compliementi allo stylist per la giacca a pois del povero Nesli che sembra finito sul palco un po’ per caso. Con le mani in tasca.

FRANCESCO GABBANI: colpo agli occhi. Perché le orecchie sono np. Tormentone in stile cosplay de noiattri condito da scimmione sul palco e passo coreografato: più rivisto di così c’è solo il maglioncino fluo direttamente dal 1994. Nulla che Daniele Silvestri non avesse già fatto (meglio) con la fenomenale Salirò. Trionfo del nulla.

RAIGE E GIULIA LUZI: ennesima fiera del trash. Già Rocco Hunt, nella sua ingenuità, tentò (riuscendoci) di far ballare su certi ritmi la platea immobile del Teatro Ariston con un certo tipo di sonorità. Non funzionano, fuori luogo e fuori parte: perfetti per un Festivalbar insieme ai Gemelli Diversi. Trash nella musica e nella prestazione. Pollice (se possibile) ancora più verso per la tappezzeria anni ’70 imprestata al rapper come tessuto da cui ricavare l’abito.

A RISCHIO

Anche per questa sera tre Big sono a rischio elminazione e non parteciperanno alla serata cover ma riproporranno il loro brano inedito: si tratta di Nesli e Alice Paba, Bianca Atzei e Raige e Giulia Luzi.

Su Redazione

Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Claudio Cabona, Giovanna Ghiglione e Giulio Oglietti. Le foto sono a cura di Emilio Scappini. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela Biagini

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