IL FLOP DELLE COPPIE: I PRIMI VERDETTI DI SANREMO

Di il 10 Febbraio 2017

SANREMO (IM) – Il flop delle coppie. Potrebbe essere questo il titolo della serata dedicata alle prime eliminazioni con le coppie Nesli e Alice Paba e Raige e Giulia Luzi che escono di scena e Clementino, Ron, Giusy Ferreri e Bianza Atzei che passano alla fase finale.

 

VERDETTI COVER

La serata dedicata alle cover è vinta da ERMAL META che con “Amaraterramia” si è piazzato davanti a Paola Turci (“Un’emozione da poco”) e Marco Masini (“Signor Tenente”).

I VOTI DI GOA: CHI SALE E CHI SCENDE

Altra forzatura d’accordo per la coppia NESLI E ALICE PABA (vincitrice quest’ultima di The Voice). Però la melodia arriva diretta seppur cadendo nel banale per la scelta del testo. Voto 5.5

Stessa minestra delle precedenti interpretazioni per GIUSY FERRERI. Vorremmo ascoltare qualcosa di diverso, con quella voce. Chiudete gli occhi e pensate al ritornello di “A Novembre”. Vi suona familiare? La spruzzata da sensazione western in sottofondo è però una bella trovata. Voto 5

Dal rap ci si aspetta sempre una zampata graffiante. Da CLEMENTINO, francamente, non arriva. A parte il titolo e il ritornello “Storie di ragazzi fuori” non tocca nel profondo il tema che dovrebbe. Resta dunque un testo sospeso. Che non convince. Voto 5.5

Il brano di BIANCA ATZEI è ispirato dai Modà (Kekko per la cronaca), ma il dubbio che non sia stata la scelta giusta, per esaltare le doti vocali della cantante milanese, resta tale. Tuttavia l’interpretazione non è da scartare a priori. Rivedibile. Voto 6

Al confine tra rap e pop, il brano di RAIGE E GIULIA LUZI è un assemblaggio tra beat e chitarre slide che sa di forzatura. La seconda uscita alimenta i dubbi circa la scelta. Voto 5

Si gioca la carta esperienza RON con la sua ballad dal titolo “L’ottava meraviglia”. Il brano sembra essere stato concepito per Sanremo, non stona e scivola via senza picchi né sbavature. Sarebbe un peccato non poterlo più ascoltare. Voto 6.5

La voce di Michele Bravi fa vibrare le corde giuste. Forse nel suo “Diario degli errori” cade nella banalità (ci riferiamo al testo), nella serata cover (“La stagione dell’amore” di Franco Battiato) alza invece l’asticella rivelando appieno il talento che gli appartiene. Farà strada il ragazzo, ne siamo certi.

Tanto per cambiare anche per Fabrizio Moro la scelta della canzone per la serata delle cover è caduta su Francesco De Gregori. Però nel caso specifico l’esperimento sembra funzionare. Perché Moro è un interprete di spessore e l’esecuzione del brano non fa che avvalorarne le qualità.

Vedi Sergio Sylvestre e pensi che con i Soul System potrebbe nascere un bel connubio. A Sanremo accade anche questo. Certo non è che “Vorrei la pelle nera” ne esalti più di tanto le doti vocali, però l’esperimento riesce. Almeno per il ritmo e per il messaggio sociale (contro il razzismo) che ne scaturisce.

Finalmente una scelta rivoluzionaria per Samuel che si distacca dallo stile e dai temi già proposti – e ascoltati – insieme ai Susbonica. La carta I Nomadi sembrano esaltarne le qualità interpretative.

L’abbiamo già detto, lo ribadiamo anche nella serata della cover. Elodie è un talento puro che deve soltanto uscire dal bozzolo. Sanremo può essere il prodromo di una folgorante carriera. La scelta di Riccardo Cocciante non appare un azzardo per una cantante che sa osare,

Le immagini sbiadite emerse dall’ultima interpretazione sanremese restano tali anche nell’ultima versione cover di Michele Zarrillo. “Se tu non torni” di Miguel Bosé del 1993 avrà anche un significato nel percorso professionale del cantante ma non è una scelta vincente. Almeno per la ricerca della svolta.

Marco Masini celebra il successo di Giorgio Faletti “Signor Tenente” con una riadattamento che forse l’autore non avrebbe gradito. Mettendone comunque in luce il messaggio sociale – clamorosamente ancora attuale – presente nel brano.

L’equazione Adriano Celentano/Francesco Gabbani è più logica di quanto le apparenze potrebbero far pensare. Diciamo subito che il cantante vincitore di Sanremo Giovani 2016 sceglie un terreno facile per esaltare le sue capacità interpretative. L’avremmo voluto vedere esplorare un altro universo canoro. Magari la prossima volta.

Se con “La prima stella” Gigi D’Alessio si confonde in un mix dove entrano anche fecondazione artificiale, migranti e altri flash di attualità qui l’interpretazione del brano scorre fluida come suggeriscono le parole mettendo in evidenza una volta di più le doti vocali del cantautore partenopeo.

Paola Turci con “Un’emozione da poco”, brano scritto da Ivano Fossati, dà una spruzzo di adrenalina al palco dell’Ariston. Presenza scenica e personalità – garantite anche questa sera – possono cambiare le carte in tavola e candidarla ad outsider.

La favorita per i bookmaker, Fiorella Mannoia, sceglie una canzone di Francesco De Gregori (ancora lui) come cover. Se con il suo brano per Sanremo 2017, “Che sia benedetta”, ci parla degli errori che ognuno di noi commette nella vita, qui indica l’amore come medicina per guarire le sofferenze. La presenza scenica è sempre imponente.

La rivisitazione italiana di “Stand By Me” da parte di Al Bano mette in evidenza solo in parte gli acuti del cantautore di Cellino San Mare. Però va premiata la scelta, originale e vincente.

Per qualcuno potrebbe sembrare un azzardo per Lodovica Comello aver scelto “Le mille bolle blu” della monumentale Mina come cover. Ma l’interpretazione è, oltre che coraggiosa, ben riuscita. Brava.

Alterazioni vocali per Ermal Meta che come cover propone “Amaraterramia”. Tema opposto rispetto a quello di Chiara, l’inno d’amore rivolto alla sua terra d’origine è chiaro e arriva diretto al cuore. Buona interpretazione che rivela l’essere eclettico di un cantante dotato di voce e spessore.

Chiara sceglie “Diamante” di Zucchero per dare sfogo alla sua voce seguendo il tema già raccontato nella sua “Nessun posto è casa mia”. Il concetto è attualissimo, una generazione che fugge dai suoi luoghi d’origine. Il testo della canzone, va ricordato, è di Francesco De Gregori

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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Claudio Cabona, Giovanna Ghiglione e Giulio Oglietti. Le foto sono a cura di Emilio Scappini. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela Biagini

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