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“OSSIDAZIONI”, LA STORIA DI 65 ANNI DI ACCIAIO RACCONTATI IN UNA MOSTRA
A Palazzo Tursi al via l’esposizione che, attraverso le foto di Fernanda Bareggi e l’arte di Graziano Cecchini, celebra la prima colata dello stabilimento Ilva di Cornigliano.
GENOVA – Da questa mattina fino a sabato 15 settembre il loggiato di Palazzo Tursi ospita “OssidAzioni – 65 Anni di acciaio italiano”, mostra ideata e curata da Chiara Mastrolilli de Angelis nella quale l’arte e l’acciaio tornano insieme per celebrare i 65 anni della prima colata dello stabilimento Ilva di Cornigliano attraverso venti foto di Fernanda Bareggi e altrettante lastre d’acciaio dell’artista e direttore artistico dell’esposizione Graziano Cecchini. Gli allestimenti, così come avvenuto nel 2017 per la mostra “Acciaio”, sono stati interamente sviluppati e creati all’interno dell’officina di Ilva di Cornigliano.
Attraverso l’arte il progetto racconta e tiene viva la storia della siderurgia italiana, dello stabilimento di Cornigliano, degli uomini che l’hanno pensata e creata e di quelli che la animano ancora oggi. Lo fa con immagini suggestive e stampe su acciaio dalle cromie uniche. Mira al cuore e alla testa degli individui per andare oltre le ragioni economiche e politiche, evidenziando la grandezza di un impianto industriale moderno svelando percorsi e significati che catturano la più profonda e vera identità del luogo. Le foto, stampate direttamente sulle lastre di acciaio uscite dalle officine Ilva, sono la testimonianza dell’industria 4.0: particolari metallici, strumenti di lavoro, il fuoco, le scintille, il calore evocato dalle immagini e poi i capannoni e i mezzi navali che si ergono sotto cieli azzurri movimentati da cirri di nuvole. Tutto questo crea un mondo parallelo tra reale e onirico nel quale gli uomini e le donne che si dedicano al duro lavoro siderurgico aggiungono la poesia della ripetizione di gesti precisi, rigidi e delicati al tempo stesso che gli artisti Bareggi e Cecchini, diventati anch’essi strumenti di comunicazione di un mondo in continua innovazione, sanno esaltare al meglio ricordando a tutti che spesso è nei particolari che si trovano le basi per i grandi cambiamenti.
“OssidAzioni” affonda le sue radici negli anni Sessanta quando l’allora Italsider diede il via ad un coinvolgimento creativo di intellettuali e artisti attraverso collaborazioni illustri che stimolarono dibattiti culturali e artistici fondamentali per quella che fu l’arte contemporanea del tempo. È un progetto che nasce dalla voglia di comunicare in modo diverso il mondo della siderurgia ligure e di quelle lastre d’acciaio di banda stagnata che all’interno dei nuovi reparti di Cornigliano si susseguono veloci stimolando l’immaginazione di chi in quell’immagine lucente e in quel lavoro sa vedere oltre la materia. L’arte si mette così al servizio della società diventando mezzo espressivo che veicola emozioni, suggestioni, e immagini evocative di tutto quello che ancora oggi l’Ilva è per Genova e per tutto il territorio nazionale. La mostra vuole essere un tributo agli uomini che fecero l’Italia del dopoguerra e a quelli che si ostinano a combattere per un’industria importante ed essenziale per un Paese come il nostro.
«La storia moderna di Genova è strettamente legata alla siderurgia – commenta il sindaco di Genova Marco Bucci – Agli inizi del Novecento, la nostra città, attraverso le sue fabbriche, era in grado di produrre la metà del fabbisogno italiano di acciaio, una produzione legata sempre di più anche alla nascita dell’industria militare, navale e ferroviaria. Genova diventò così la capitale dell’acciaio italiano e la fabbrica di Cornigliano è stata uno dei motori industriali che ha contribuito al boom economico degli anni Sessanta. La professionalità e lo spirito d’innovazione sono sempre stati gli assi portanti di ogni fase della produzione ed hanno consentito alla fabbrica genovese di essere stata e di continuare ad essere uno dei poli principali della siderurgia italiana. In epoca recente, il nostro stabilimento è stato ancora una volta un esempio unico in Italia anche nel raggiungimento di un equilibrio tra esigenze ambientali e preoccupazioni occupazionali. Una profonda riconversione gli ha consentito di diventare un polo di eccellenza per i prodotti rivestiti, uno stabilimento moderno, competitivo, adeguato alle sempre nuove richieste del mercato, e anche in grado di raccogliere la sfida dell’Industria 4.0. Quella della fabbrica dell’acciaio di Cornigliano è una vicenda di grande interesse che merita di essere approfondita e raccontata e questa esposizione costituisce una felice opportunità per conoscere gli ultimi decenni di trasformazione e riconversione al quartiere e alla città di uno stabilimento che ha scritto pagine importanti nella storia di Genova e continuerà a scriverne altre ugualmente rilevanti. Continueremo a puntare sullo sviluppo futuro dell’impianto industriale di Cornigliano, non soltanto per la sua rilevanza, ma anche in virtù del forte ed imprescindibile legame che storicamente lo unisce alla tradizione siderurgica genovese e a tutta la città».
«Il messaggio che la mostra “OssidAzioni” vuole dare – ribadisce la curatrice del progetto Chiara Mastrolilli de Angelis – è quello del valore e della centralità di una industria come quella siderurgica genovese e lo fa attraverso il materiale primario della sua lavorazione: l’acciaio. Un materiale che, attraverso le immagini di Fernanda Bareggi e la manipolazione di Graziano Cecchini, riesce al tempo stesso a comunicare forza e caducità, lucentezza e zone d’ombra. Attraverso le lastre in mostra, l’acciaio diventa messaggio e messaggero di un settore industriale in continuo divenire e da vita ad una esposizione che muterà insieme alla luce e al tempo. “OssidAzioni” non è infatti un nome scelto a caso perché, come spiega Cecchini, direttore artistico della mostra: “l’acciaio delle lastre è un materiale in continuo mutamento, è come se si evolvesse nel tempo, è protagonista e vittima di esso”. Dall’inaugurazione fino all’ultimo giorno dell’allestimento a Tursi potremo assistere all’ossidazione naturale della materia che donerà giorno dopo giorno impressioni e giochi cromatici sempre nuovi creando un’immagine generale che travalicherà il significato immediato della fotografia acquisendo un significato sociale, culturale e artistico differente e contemporaneo».
C. S.
Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Claudio Cabona, Giovanna Ghiglione e Giulio Oglietti. Le foto sono a cura di Emilio Scappini. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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