“Il Grigio”, un viaggio nella mente umana e nella società moderna

Di il 18 Ottobre 2019

Il talento di Elio e il genio di Gaber. Al Teatro Gustavo Modena va in scena uno spettacolo che parla di noi.

GENOVA – «Se uno dovesse dare un nome a quest’epoca sarebbe “Volgarità”. La volgarità degli oggetti, delle parole, delle facce, delle risate. La volgarità del mondo intero. È per questo che si scappa». Ed è per questo che scappa il protagonista de Il Grigio, lo spettacolo elaborato dalle menti di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, che torna a rivivere 31 anni dopo la sua composizione sul palco del Teatro Gustavo Modena di Genova, nell’adattamento di Giorgio Gallione, che ha scelto di arricchire il testo originale con una serie di canzoni tratte dall’inesauribile repertorio del teatro-canzone di Gaber (I mostri che abbiamo dentro, Io come persona, L’uomo che perde i pezzi, Il sosia e tante altre).

A dare corpo e voce all’unico personaggio dello show, un magistrale Stefano Belisari, in arte Elio, storico leader del gruppo Elio e le Storie Tese, in grado di reggere un monologo di un’ora e mezza cantando, saltando, correndo, ma soprattutto cercando Lui, il Grigio, il vero protagonista dello spettacolo, invisibile ma costantemente presente. Presente fin dall’inizio, quando il protagonista, in fuga da una vita sentimentale in rovina in cui ha accumulato solo fallimenti e incertezze, entra per la prima volta nella sua nuova casa di campagna, dove intende godersi finalmente un’ambita solitudine, una pace silenziosa capace di rimettere insieme i pezzi della sua esistenza. Ma questa solitudine viene immediatamente disturbata da una presenza sfuggente, quasi fantasmatica: il Grigio, un topo furbo, intelligente, che conosce il protagonista meglio di quanto quest’ultimo conosca se stesso. Questo incontro, o meglio questo non-incontro con il ratto, scatena nel protagonista un inesorabile flusso di coscienza che lo porta a confrontarsi uno a uno con tutti i suoi problemi: la moglie, l’amante, il figlio, il lavoro, la vita. Quella vita che lui stesso definisce «un campionario di aborti che non sono mai riuscito a raccontare neanche a me stesso».

«Ma è possibile che quel topo riesca a far uscire tutta la melma della mia vita?» si chiede sconsolato l’uomo, dopo l’ennesimo tentativo miseramente fallito di catturare, paralizzare, eliminare l’intruso. Poi la rivelazione: «Lui sono io. Siamo la stessa cosa pelosa e ributtante». Ma il Grigio non è solo il protagonista dello spettacolo, è anche ogni singolo spettatore, che insieme al personaggio ha intrapreso un viaggio dentro le proprie manchevolezze, le proprie fragilità, i mostri che ciascuno ha dentro. E, come il protagonista, alla fine del viaggio gli spettatori escono dalla sala conoscendosi un po’ meglio.

Il Grigio è uno spettacolo intenso, introspettivo, un viaggio nella mente umana e nella società moderna. Il protagonista, il tipico uomo moderno, è in guerra più contro se stesso che contro il topo. Ha bisogno di essere in guerra. Una guerra interiore che culmina, grazie al Grigio, nella presa di coscienza delle proprie mancanze.
Le canzoni sono abilmente incastonate nel racconto, arricchiscono la trama con profonde riflessioni sulle tematiche sottese al testo. La voce di Elio è capace di conferirvi la gravità necessaria a far comprendere lo spessore intellettuale che si cela dietro le parole apparentemente semplici, banali, superficiali.
La scenografia è povera, ridotta all’essenziale: scatoloni bianchi che ingombrano il palco, ammucchiandosi in pile instabili come la vita del protagonista.

“Sentivo che Lui, il Grigio, stava entrando piano piano nella mia mente”

Il Grigio sarà in scena al Teatro Modena fino al 27 ottobre.

Alessandro Rio

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