I compositori della Nuova Fucina Musicale portano alla Biblioteca universitaria “La presente viva, e il suon di lei”

Di il 7 Novembre 2023

GENOVA – Venerdì 10 novembre, alle ore 21, la Nuova Fucina Musicale, associazione creata dai tre compositori genovesi Paolo de Jorio, Salvatore Padula e Gabriele Petouchoff, presenta “La presente e viva, e il suon di lei” presso la Biblioteca universitaria di Genova, in Via Balbi 40. Si tratta di un’attività di promozione della diffusione della musica contemporanea con un concerto di nuove musiche per canto e pianoforte.

Ancora una volta La Nuova Fucina Musicale dà spazio a compositori  giovani e meno giovani, desiderosi di far conoscere la loro arte, e questo sarà nella bellissima location del Salone della Biblioteca Universitaria di Via Balbi, in apertura straordinaria serale per l’occasione.

I compositori partecipanti alla serata sono: Giulio Boselli, Marco Molteni, Matteo Maria Camponero, Salvatore Padula, Paolo de Jorio, Francesco Raspaolo,  Arturo Dal Bianco, Mattia Torriglia. 

Giulio Boselli aprirà con un brano da “Shir hashirim-aleph” ,  il primo di una serie di pezzi ispirati al Cantico dei Cantici. Si tratta di una raccolta di versetti scelti liberamente, musicati per voce femminile e maschile sola. I versetti sono ripartiti in modo da formare cinque brani, che possono anche essere eseguiti separatamente. La lingua cantata è l’ebraico biblico, fonte di suggestione timbriche e musicali.

Seguirà “Barche amorrate” di Marco Molteni, un breve componimento poetico del poeta Dino Campana e che fa parte della sezione “Varie e frammenti” dei Canti Orfici  nella pubblicazione del 1914. Il brano, composto nel 2012, ha anche una versione che aggiunge il clarinetto basso ai due strumenti già previsti dalla prima stesura.

Matteo Maria Camponero, presenta invece due brani: “I pensieri mi portano lontano”  e “Inno alla fede” . I pensieri mi portano lontano, non è solo un titolo ma l’espressione di molteplici emozioni vissute all’interno di un tema musicale ma anche nella propria esistenza. 

Il brano “Il seme” di Salvatore Padula ci riporta al periodo della pandemia in cui il compositore, trovandosi da solo nella sua stanza, dopo aver chiesto ad amici e parenti alcuni testi su cui lavorare, si è imbattuto in questo, primo di una serie di Lied. Il seme ha un ritmo incessante e costante, come i semi che crescono impercettibilmente sotto i nostri occhi e ci accorgiamo che sono lì soltanto quando la magnificenza e la bellezza di un fiore ci travolge in un tripudio di emozioni.

“Il Canto di Circe” di Paolo De Jorio scaturisce da un leitmotiv che quasi ossessivamente torna nelle sue composizioni. Questo brano per flauto e voce trova per il leitmotiv la sua espressione più pura e libera: ibrido come l’essenza di una sirena e misterioso come le arti di una strega antica, Circe, appunto. Ciò che rimane è la rassegnata e malinconica potenza di una maga incapace di essere amata.

Francesco Raspaolo dedica il suo brano alla cultura indiana. “Cinque piccoli cadeaux indiani”  è un percorso liederistico  attraverso la poetica di alcuni letterati indiani (alcuni anonimi) vissuti tra il  V e il XII secolo. La povertà spirituale e fisica, l’amore carnale, l’ascesa  verso il Nirvana, sono solo alcuni degli aspetti della cultura indiana  descritti da questa piccola collezione di Lieder. La prima versione di questo  lavoro è stata composta per flauto, clarinetto e soprano (2016) ed è stata  eseguita in alcuni importanti festival musicali liguri. 

Arturo Dal Bianco ha scelto di fare un omaggio al cembalaro del giovane Giuseppe Verdi  con “La spinetta di Peppino” : l’oste Carlo Verdi, nonostante le difficoltà economiche, decide di chiamare il cembalaro del paese, tale Stefano Cavalletti, ad accordare la spinetta  di seconda mano che aveva in casa, affinchè il figlio Giuseppe di otto anni potesse continuare a esercitarsi. Il cembalaro durante il lavoro rimane talmente impressionato dal talento musicale del ragazzino, da decidere di non richiedere alcun compenso. 

“Chanson d’automne” di Mattia Torriglia è la sua personale interpretazione del testo del poeta maledetto Paul Verlaine. Torriglia ha scelto di interpretare musicalmente il significato della poesia come un lamento, dando a tutto il brano un senso di malinconia. L’autunno in questo caso è da interpretare come quello dell’anima, un ponte fra la vita e la morte. 

Ad eseguire i vari brani saranno le soprano Lilia Gamberini e Carola Marasco ( anche al flauto per il brano di De Jorio), il mezzo soprano Ilaria Scano e il tenore Giuliano Petouchoff.  Al pianoforte si alterneranno nei vari brani Mattia Lorenzini e Mattia Torriglia.

Ingresso a offerta libera.

C.S.

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