Al Cinema Sivori il 21 marzo in programma “La macchina delle immagini”, un film sul potere della propaganda

Di il 17 Marzo 2022

GENOVA – “La macchina delle immagini di Alfredo C.” è un film sul potere della propaganda, sulla memoria, sulla forza micidiale delle immagini e sulla responsabilità di chi le crea. Prodotto da Istituto Luce – Cinecittà e presentato alla 78ª Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, lunedì 21 marzo 2022 (ore 21) il film sarà proiettato al cinema Sivori di salita Santa Caterina (Genova), con la presentazione del regista Roland Sejko e di Matteo Fochessati, curatore della Wolfsoniana – Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura. La Wolfsoniana, situata in via Serra Gropallo a Nervi, conserva la collezione raccolta da Micky Wolfson e donata alla città, all’interno della quale i curatori hanno evidenziato l’arte di propaganda, uno dei temi che la caratterizzano. Sejko, che sbarca a Bari nel 1991 dalla nave Vlora con altri venticinquemila albanesi in fuga, è ora direttore editoriale dell’Archivio Storico del Luce e curatore del Museo Audiovisivo di Cinecittà, oltre che autore di premiati documentari.  

“La macchina delle immagini di Alfredo C.” racconta la storia paradossale di Alfredo Cecchetti, incastrato dalla storia in un gioco di specchi tra documenti e finzioni. Per vent’anni è stato operatore della propaganda fascistadipendente dell’Istituto Luce. L’attività inizia con le riprese di Mussolini a Palazzo Venezia. Nell’aprile del 1939 l’Italia occupa l’Albania e Alfredo viene mandato a riprendere l’occupazione fascista a Durazzo, con l’incarico di continuare a svolgere il suo lavoro in Albania. Nel 1944 l’Albania è liberata e il regime comunista di Enver Hoxha impone condizioni severe per il rimpatrio dei cittadini italiani. Nel 1945 in Albania si trovano ancora 27.000 italiani, tra cui Alfredo che prosegue a fare l’operatore, ma come dipendente del Minculpop comunista. La dittatura cambia colore ma il linguaggio rimane lo stesso. Tamburi, bandiere, parate e folle adoranti. Il mondo per Alfredo C. si rovescia ma le tecniche di ripresa coincidono alla perfezione.  

Chiuso nel suo magazzino, circondato da migliaia di pellicole, Alfredo C. (interpretato da Pietro De Silva) rivede su una vecchia moviola quello che ha girato. La sua storia. È il suo film quello che vediamo. E forse, non solo il suo. La storia degli italiani trattenuti in Albania dal regime comunista è quasi dimenticata, coperta dalla valanga di eventi che ha travolto centinaia di migliaia di italiani in altri paesi. «La chiave per raccontare – ha dichiarato il regista Roland Sejko – è arrivata, come spesso succede, per caso. Quando tra i documenti dell’Archivio Centrale d’Albania, in una richiesta di rimpatrio ho notatoun nome che conoscevo: quellodell’operatore dell’Istituto Nazionale Luce in Albania, ora, in quelle carte, dipendente del Minculpop comunista. La sua storia, intrecciata giocoforza con le immagini e le storie di altri, dava l’occasione per elaborare alcuni temi: l’onnipresenza e le tecniche della propaganda, l’incombenza degli eventi storici sui destini personali, la responsabilità della folla e quella dei singoli. E una riflessione sulla responsabilità – di oggi, come di ieri – di chi produce immagini, e di chi le vede».  

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