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Femminismo e lotta al patriarcato al Teatro Duse con la “Turandot” di Carlo Gozzi. La recensione
di Alessia Spinola
GENOVA – Una lotta interiore tra il desiderio di amare e il timore di perdere la propria indipendenza è andata in scena ieri sera, martedì 5 dicembre, al Teatro Eleonora Duse con la prima assoluta di “Turandot” di Carlo Gozzi, produzione del Teatro Nazionale di Genova con Andrea Collavino alla regia.
Da un lato abbiamo Turandot, una principessa che si oppone al padre e rifiuta di sposarsi ponendo ai suoi pretendenti tre enigmi che quest’ultimi dovranno risolvere: in caso contrario, li attenderà la decapitazione. Dall’altro lato, invece, abbiamo Calaf, principe in disgrazia perdutamente innamorato della donna che, pur di non sposarla contro la sua volontà, mette ripetutamente a rischio la sua vita, conquistando così, enigma dopo enigma, il cuore della principessa.
Turandot è un personaggio estremamente contemporaneo, una paladina del femminismo che si fa voce di tutte quelle donne che hanno perso la loro indipendenza prima e, anche se ancora non può saperlo, dopo di lei, lottando con determinazione contro il patriarcato e ribellandosi agli uomini che vogliono decidere della sua vita. Quella che si pone al pubblico è una donna intrepida e apparentemente senza paure, ma in realtà, scena dopo scena, si scoprirà che anche lei, in quanto essere umano, ha delle insicurezze.
Una volta superato lo stupore iniziale dell’italiano settecentesco, quella che va in scena è una fiaba immortale che parla secondo la logica del sonno e del sogno e che, seppur scritta nel 1762, risulta estremamente moderna e tratta temi di cui si dibatte ancora oggi, portandoci così a riflettere su quanto siamo effettivamente evoluti. Va però sottolineato che l’opera nel complesso risulta un po’ impegnativa e necessiterebbe di qualche taglio, magari inserendo scene dotate di più pathos per coinvolgere maggiormente lo spettatore che in qualche punto rischia di perdere l’attenzione. Funzionale invece la presenza di alcuni momenti comici per rendere più leggera l’atmosfera e far ridere il pubblico.
Turandot (Lisa Lendaro) e Calaf (Luca Oldani) non sono soli sul palco, insieme a loro infatti ci sono anche re, dame, cortigiani e servitori interpretati da Nicola Pannelli (Altoum), Deniz Özdoğan (Adelma), Beatrice Fedi (Zelima), Elsa Bossi (Schirina), Davide Lorino (Barach), Nicola Pannelli (Timur), Andreapietro Anselmi (Ismaele), Andreapietro Anselmi (Pantalone), Elsa Bossi (Tartaglia), Davide Lorino (Brighella), Graziano Sirressi (Truffaldino), impegnati anche in più parti.
Lo spettacolo andrà in scena fino al 17 dicembre e porterà ogni spettatore in sala a chiedersi se è meglio rimanere ancorati alle proprie certezze o rischiare tutto e tuffarsi in quel mondo incerto che è l’amore.
Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiUltime Notizie
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