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TRA SOLITUDINE E RICERCA DI POPOLARITÀ, “IL NATALE DI HARRY” IN SCENA ALLA TOSSE
Al Teatro di Sant’Agostino la storia di un uomo che combatte a fatica con il senso d’isolamento, amplificato dall’incombenza delle festività
GENOVA – Una pungente e feroce ironia dark, a volte comica e a volte drammatica, disegna Harry, protagonista fragile di un mondo non contemporaneo, ma più che attuale. Esordisce sabato 30 marzo (ore 20.30) al Teatro del Ponente di Voltri “Il Natale di Harry”, nuova produzione del Teatro della Tosse diretta da Elisabetta Carosio e interpretata da Enrico Campanati. Tratto da un testo di Steven Berkoff, va in scena anche dal 9 al 14 aprile al Teatro della Tosse.
“Il Natale di Harry” racconta come il protagonista trascorre i cinque giorni prima della festività chiuso dentro casa. «Al centro c’è il legame tra solitudine, popolarità e rapporti superficiali – svela la regista Elisabetta Carosio – resi in una chiave graffiante e molto dark. La sua storia è collocata in uno spazio astratto antecedente all’avvento di internet, ma che va a stimolare una riflessione sulle relazioni interpersonali di oggi». Come accade oggi con i like sui social network, Harry misura la propria popolarità in base ai biglietti di auguri natalizi ricevuti. «Ciò rappresenta – prosegue Carosio – lo stridore esistente tra l’abitudine di considerare una persona in questo modo e la realtà dei fatti, cioè il bisogno di sentire la presenza di qualcuno, indipendentemente dai like o dai biglietti di auguri».
Lo spettacolo è diviso in cinque quadri diversi, ognuno scandito da un crescente aumento del sentimento di disagio e da un rumore di fondo che il protagonista sente nella sua testa. Suoni quotidiani resi simboli da Harry, che seguono il suo affondare in una situazione dalla quale è difficile riemergere. Interpretato da Enrico Campanati, il protagonista si autoesclude dal resto del mondo per paura del confronto, riempiendo di parole il vuoto in cui vive. «È un personaggio che stimola molta empatia – racconta Campanati – nel quale ognuno ci si può identificare. Il suo flusso di pensiero unico rende perfettamente quel senso di solitudine che attraversa tutti noi, e che internet non ha fatto altro che amplificare».
Un uomo che combatte a fatica il malessere e l’isolamento in un dialogo ininterrotto con sè stesso, plasubile e coinvolgente grazie alla penna di Steven Berkoff. «Essendo un attore – aggiunge Amedeo Romeo, direttore artistico del Teatro della Tosse – Berkoff ha saputo rendere il monologo in una maniera molto fluida e leggera. Ed è altrettanto intrigante come Elisabetta Carosio ha saputo portar questo testo sul palco: per la Fondazione Luzzati è stimolante accettare la sfida di costruire uno spettacolo su una regista under 35 affiancandovi Enrico Campanati, uno degli attori che più ci rappresenta».
Elisabetta Carosio firma anche la scenografia, i costumi sono di Daniela De Blasio e le luci di Matteo Selis. Fulvio Vanacore è il consulente del progetto audio, i suoni sono di Riccardo Armeni. Biglietti da 15€.
Per ulteriori informazioni, clicca QUI.
Su Giulio Oglietti
Cresciuto tra la nebbia e le risaie del Monferrato, è a Genova dal 2013. Laureato in Informazione ed editoria, collabora con GOA da luglio 2017. Metodico e curioso, è determinato a diventare giornalista. ogliettig@libero.itMessaggi correlati
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