I CAPOLAVORI DI MONET IN MOSTRA AL DUCALE. PRESIDENTE TOTI: «SEGNO DI RITORNO ALLA NORMALITÀ»

Apre oggi al pubblico, fino al 22 maggio, l’esposizione dedicata al grande pittore impressionista. «La mostra è anche per i visitatori una sorta di ‘lezione’ di bellezza e umanità, elementi di cui abbiamo assoluto bisogno» prosegue Toti.
GENOVA – Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha partecipato oggi all’inaugurazione della mostra di Monet a Palazzo Ducale, in collaborazione con il Musèe Marmottan Monet di Parigi e curata da Marianne Mathieu.
Il percorso espositivo, articolato in ordine cronologico, presenta oltre cinquanta opere, tra cui le celebri Ninfee (1916-1919) e Le rose (1925-1926), un nucleo di opere alle quali Monet era intimamente legato, tanto da non volerle mai mettere in vendita e tenerle gelosamente custodite nella sua abitazione di Giverny.
Opere che rappresentano tutto il suo talento artistico e raccontano la sua geniale creatività, oggi conservate al Musée Marmottan Monet di Parigi, il museo che custodisce il nucleo più grande al mondo di opere di Monet, frutto della donazione avvenuta nel 1966 da parte del figlio Michel.
L’eccezionalità di questa mostra risiede nell’amore e nell’intimità che emanano le opere esposte, allestite in maniera del tutto inedita e suggestiva nella sala del Munizioniere di Palazzo Ducale, luogo pieno di fascino che consentirà un viaggio del tutto nuovo nel mondo di Monet.
Nelle sue tele di luce evanescente, Monet ha sempre unito il suo amore per la natura con l’arte e, facendo del pennello una propaggine della sua mano, ha creato e riprodotto giardini ovunque abbia vissuto. Sebbene trascorresse molto del suo tempo a Parigi e viaggiasse molto in Francia e all’estero, Monet preferì la campagna e visse per più di cinquant’anni lungo la Senna, accrescendo sempre più il suo interesse per il giardinaggio, per le aiuole che allietavano le sue prime case ad Argenteuil e per i suoi magnifici giardini a Giverny, che divennero un piacere per gli occhi, un luogo rilassante per contemplare la natura e fonte di ispirazione.
Proprio Giverny, la sua casa dopo il 1883, può essere considerata come il luogo di consapevolezza e rinascita per lo stesso artista; una sequenza di nuovi elementi dettati da una brillante innovazione formale, geografica e di ricerca stilistica che lo ha portato a interessarsi sempre di più soggetti impregnati di nuova lirica e colori vivaci.
Ad accogliere il pubblico come in un onirico giardino lussureggiante, appositamente creato, ci saranno opere come le sue amatissime e iconiche Ninfee (1916-1919 ca.), Iris (1924-1925 ca.), Emerocallidi (1914-1917 ca.), Salice piangente (1918-1919 ca.), le varie versioni de Il ponte giapponese e la sua ultima e magica opera Le rose (1925-1926 ca.).
Ma non solo. Verdeggianti salici piangenti, viali di rose e solitari ponticelli giapponesi dai colori impalpabili fanno da cornice a una natura ritratta in ogni suo più sfuggente attimo, variazione di luce, tempo o stagione.
La mostra, curata da Marianne Mathieu, storica dell’arte e direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet, è suddivisa in sette sezioni e presenta tutti i temi salienti dell’Impressionismo e della ricerca artistica di Monet intorno alla luce. Dai primi lavori che raccontano la rivoluzione della pittura en plein air, contraddistinti dal piccolo formato, ai grandi paesaggi, rurali e urbani. C’è tutto il mondo di Monet, fatto di corpose ma delicate pennellate, con quella luce a volte fioca e a volte accecante. Ci sono i verdeggianti salici piangenti, i viali di rose onirici, i ponticelli giapponesi e le ninfee monumentali, i glicini dai colori evanescenti. La natura, ritratta in ogni suo più sfuggente attimo.
«Dopo molti mesi in cui il Covid ci ha privato di gioia, socialità e bellezza – osserva il presidente Toti – l’esposizione che inauguriamo oggi è un grande regalo per i genovesi, i liguri e i turisti che verranno ad ammirarla, con un allestimento che consente di ‘immergersi’ nelle opere di questo grande autore. La mostra è anche un segno forte e tangibile di ritorno alla normalità, dopo i due anni difficilissimi che abbiamo vissuto, ed è anche per i visitatori una sorta di ‘lezione’ di bellezza e umanità, elementi di cui abbiamo assoluto bisogno. Il mio plauso va a Palazzo Ducale, al presidente Luca Bizzarri e al direttore Serena Bertolucci, per aver saputo cogliere una grande opportunità facendo rete con il Museo Marmottan Monet di Parigi che custodisce il nucleo più grande al mondo di opere dell’artista».

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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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