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LA VOCE DEGLI ULTIMI RIECHEGGIA A PALAZZO DUCALE NELLA NUOVA MOSTRA DEDICATA A LISETTA CARMI

L’esposizione dal titolo “Molto vicino, incredibilmente lontano” sarà visitabile dal 23 ottobre 2024 al 30 marzo 2025. Presenti anche alcuni scatti inediti a colori, come quelli della serie dei “travestiti” e di “Erotismo e autoritarismo a Staglieno”
di Alessia Spinola
GENOVA – La voce degli ultimi riecheggia nelle sale del sottoporticato di Palazzo Ducale, dove dal 23 ottobre 2024 al 30 marzo 2025 è allestita la mostra fotografica “Lisetta Carmi. Molto vicino, incredibilmente lontano“. L’esposizione è stata organizzata in occasione dei 100 anni dalla nascita della fotografa genovese ed è un vero e proprio viaggio che parte da Genova e dell’Italia per portare il visitatore alla scoperta degli svariati itinerari dell’artista, come Venezuela, India e Afghanistan. Alle serie più famose in bianco e nero sono state inoltre affiancati alcuni scatti inediti a colori, tra cui alcuni dei “travestiti” e di “Erotismo e autoritarismo a Staglieno”.
«Lisetta ha sempre usato la sua fantasia e immaginazione per raccontare il mondo e scoprirlo, e quindi si ha questo suo andare incredibilmente lontano ma sapendo essere davvero vicina ai suoi soggetti, entrando in un’empatia unica», racconta Ilaria Bonacossa, direttrice di Palazzo Ducale e curatrice della mostra insieme a Giovanni Battista Martini, curatore dell’archivio Lisetta Carmi.

Ad emergere nella mostra con sfaccettature inaspettate è Genova. Lisetta, infatti, a metà degli anni Sessanta risiede nel cuore del Centro Storico (in un palazzo in Piazza Fossatello) e nei suoi scatti della città appare il contrasto tra miseria e nobilità all’ombra dei vicoli e delle mura del porto. Sono diversi i lavori che Carmi svolge a Genova: le interminabili code negli uffici comunali, la vivacità delle balere, reportage che documentano la situazione delle fogne e del traffico cittadino, oltre che degli ospedali (qui i celebri scatti del parto all’Ospedale Galliera). Il capoluogo ligure emerge anche tramite le immagini di “Genova-porto”, dell’Italsider e dell’Anagrafe. Nel porto di Genova, fingendosi parente di un portuale, Lisetta Carmi realizza un ampio reportage fotografico sulle dure condizioni di lavoro dei “camalli”. Gli scatti mostrano gli operai dediti allo scarico dei fosfati dalle stive, o le faticose movimentazioni delle merci. Non passa tanto tempo prima che arrivi tutta una serie di foto nello stabilimento dell’Italsider fotografando l’interno delle acciaierie, nei luoghi dove Luigi Nono e Giuliano Scabia registrano i rumori per “La fabbrica illuminata”, opera musicale contemporanea, dedicata agli operai del complesso siderurgico.


Ovviamente in mostra non possono mancare le immagini della serie “I travestiti” degli anni Sessanta, pubblicate nel 1972 in un libro che allora fece scandalo ma che oggi è una pietra miliare della fotografia. Accanto alle iconiche immagini in bianco e nero saranno esposte delle inedite declinazioni a colori riscoperte solo nel 2017. Questo importante progetto si sviluppa a partire da un incontro casuale, quando, la notte di San Silvestro del 1965, Lisetta viene invitata a una festa dove incontra la comunità di travestiti del centro storico di Genova. Dopo quella sera, in cui scatterà diverse fotografie, per i sei anni successivi condividerà tutti i momenti della loro quotidianità, dichiarando che “non esistono gli uomini e le donne, esistono gli esseri umani“. Di fronte alla sua macchina fotografica questi soggetti sono seducenti e fragili allo stesso tempo: “(…) i travestiti (o meglio il mio rapporto coi travestiti) mi hanno aiutato ad accettarmi per quello che sono: una persona che vive senza ruolo. Osservare i travestiti mi ha fatto capire che tutto ciò che è maschile può essere anche femminile, e viceversa. Non esistono comportamenti obbligati, se non in una tradizione autoritaria che ci viene imposta fin dall’infanzia“.

Altra versione inedita, sempre a colori, presente nella mostra è quella di “Erotismo e autoritarismo a Staglieno”, serie in cui il famoso cimitero genovese diventa ritratto della società borghese ottocentesca con tutte le sue contraddizioni, tra ritrattistica celebrativa e sensualità inaspettatamente in dialogo nei monumenti funebri. Nella statuaria monumentale coglie il desiderio patriarcale della ricca borghesia di eternarsi nel marmo, affermando il proprio potere maschilista anche attraverso la rappresentazione erotica del corpo nudo femminile: “(…) Mi colpiva la “verità” della società genovese bigotta e intelligente che ha voluto rendere eterna – nella morte – la sua vita. Ho intitolato il servizio Erotismo e autoritarismo a Staglieno: ci sono uomini vecchi e baffuti con accanto giovani donne nude, famiglie intere affrante accanto al padre defunto, bambini spinti a baciare la nonna, altri piangenti, altri in preghiera. (…)“

L’allestimento è realizzato dallo studio Drama Y Comedias che ha trasformato lo spazio del Sottoporticato ideando un percorso che non è una semplice mostra fotografica, ma una vera e propria esposizione di arte contemporanea. Il design dell’esposizione si concentra sul concetto di muro, sia come struttura fisica che come spazio metaforico. Ogni stanza invita gli spettatori a considerare i muri come dispositivi di divisione e connessione, interfacce pubbliche costantemente soggette a riscritture sociali, inevitabilmente politiche.
Lisetta Carmi, molto vicino incredibilmente lontano è curata da Giovanni Battista Martini, curatore dell’archivio Lisetta Carmi, che ha scritto e concepito numerose mostre dell’artista negli ultimi anni, e Ilaria Bonacossa, curatrice d’arte contemporanea e direttrice di Palazzo Ducale Genova, ed è promossa e organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Genova e Civita Mostre e Musei.
Una prestigiosa pubblicazione a cura di Silvana Editoriale accompagna la mostra.
BIO LISETTA CARMI
Lisetta Carmi nasce a Genova il 15 febbraio 1924, in un’agiata famiglia ebrea della media borghesia. A causa delle leggi razziali è costretta nel 1938 ad abbandonare la scuola e a rifugiarsi con la famiglia in Svizzera. Nel 1945, al termine della guerra, torna in Italia e si diploma al conservatorio di Milano. Negli anni seguenti tiene una serie di concerti in Germania, Svizzera, Italia e Israele. Nel 1960 interrompe la carriera concertistica e si avvicina in modo casuale alla fotografia trasformandola in una vera e propria professione. Per tre anni lavora come fotografa al Teatro Duse di Genova. Accetta diversi incarichi dal Comune di Genova realizzando una serie di reportage in cui descrive le diverse realtà e problematiche sociali della città come, ad esempio, gli ospedali, l’anagrafe, il centro storico e le fogne cittadine. Dopo aver realizzato nel 1964 un’ampia indagine nel porto di Genova, diventata poi una mostra itinerante, continua un reportage sulla Sardegna iniziato nel 1962 e che terminerà negli anni Settanta. Successivamente si reca a Parigi e da questo soggiorno nasce il volume Métropolitain, libro d’artista contenente una serie di scatti realizzati nella metropolitana parigina. Nel 1965 prende corpo il suo progetto più noto, che nel 1972 diventerà un libro, dedicato ai travestiti genovesi. Nel 1969 viaggia per tre mesi in America Latina e l’anno successivo in Afghanistan e Nepal. Nel 1971 compra un trullo in Puglia, a Cisternino. Il 12 marzo 1976 conosce a Jaipur, in India, Babaji Herakhan Baba, il Mahavatar dell’Himalaya, incontro che trasformerà radicalmente la sua vita. Lo stesso anno è in Sicilia per incarico della Dalmine per il volume Acque di Sicilia, dove sono raccolte immagini del paesaggio e della realtà sociale della regione, accompagnate da un testo di Leonardo Sciascia. Negli anni realizza una serie di ritratti di artisti e personalità del mondo della cultura del tempo, tra cui Judith Malina, Joris Ivens, Charles Aznavour, Edoardo Sanguineti, Leonardo Sciascia, Lucio Fontana, César, Carmelo Bene, Luigi Nono, Luigi Dallapiccola, Claudio Abbado, Jacques Lacan e Ezra Pound, di cui si ricordano i celebri scatti realizzati nel 1966 presso l’abitazione del poeta sulle alture di Zoagli in Liguria. Negli anni successivi Lisetta Carmi si dedicherà completamente alla costruzione dell’ashram Bhole Baba, a Cisternino, e quindi alla diffusione degli insegnamenti del suo maestro. Nel 1995 incontra, dopo trentacinque anni, il suo ex allievo di pianoforte Paolo Ferrari e inizia con lui una collaborazione di studio filosofico-musicale. Lisetta Carmi muore, o come avrebbe detto lei, abbandona il suo corpo terreno, il 5 luglio 2022 a Cisternino.

Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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