Tutte le mostre dell’estate-autunno 2019 a Palazzo Ducale

Di il 18 Giugno 2019

GIORGIO DE CHIRICO. IL VOLTO DELLA METAFISICA – Appartamento del Doge, Palazzo Ducale

Fino al 1° settembre 2019, le sale dell’Appartamento del Doge di Palazzo Ducale accolgono l’esposizione Giorgio de Chirico. Il volto della Metafisica, prodotta e organizzata da ViDi, in collaborazione con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico. La mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, presenta circa 100 opere, realizzate dal Pictor Optimus nell’arco della sua intera carriera, provenienti da prestigiosi musei e collezioni private, oltre che dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma. La rassegna propone una revisione critica della complessa attività dell’artista, a cento anni dalla decisione (1919) del Maestro di prendere una diversa direzione dalla pittura Metafisica (1910-1918) a favore di stili e tecniche ispirati al Classicismo e ai grandi maestri del passato. In linea con la posizione che de Chirico ha sempre sostenuto, la mostra evidenzia non un distacco, ma un’evoluzione sempre più sofisticata. “Come i frutti autunnali – spiega lo stesso de Chirico alle fine del 1918 – siamo ormai maturi per la nuova metafisica […]. Siamo esploratori pronti per altre partenze”.
L’esposizione intende promuovere l’interpretazione di una metafisica continua – sostenuta anche dallo studioso Maurizio Calvesi – laddove l’intero corpus dechirichiano – nonostante le variazioni di stile, tecnica, soggetto, composizione e tonalità di colore – è da considerarsi metafisico. Influenzate dalla filosofia del tardo Ottocento, ed in particolar modo da Nietzsche, le opere di de Chirico esplorano il capovolgimento del tempo e dello spazio, con prospettive ed ombre illogiche, utilizzando spesso il dépaysement, giustapposizioni senza senso di oggetti comuni in ambienti inaspettati, tipiche dechirichiane. È un mondo enigmatico che trasforma la nostra quotidianità e la banalità delle cose in rivelazione, portandoci a scoprire il lato metafisico di ciò che il filosofo-poeta de Chirico offre allo spettatore. Nella stessa maniera, le sue opere dal 1919 in poi, sia ritratti e nudi sia nature morte e paesaggi, non solo rappresentano i frutti della sua ricerca sulla tecnica pittorica, ma costituiscono anche uno sviluppo notevole della sua interpretazione della metafisica. Le sue copie delle opere degli antichi, nonché la presenza di appropriazioni e rimandi a quelle dei grandi maestri del passato e ad altre sue stesse opere in un’esplorazione ininterrotta del tempo ciclico dove il passato e il presente coesistono sullo stesso piano in una sorta di eterno ritorno nietzschiano. Scrivendo a Guillaume Apollinaire nel 1916, de Chirico racconta come il filosofo greco Eraclito ci insegna che il tempo non esiste e sulla grande curva dell’eternità il passato è uguale all’avvenire. L’obiettivo della mostra è portare avanti tale concetto, avvalendosi di una struttura divisa per temi piuttosto secondo un ordine cronologico.

L’articolo dedicato con tutte le informazioni sulla mostra: De Chirico, la Settimanale di Fotografia e Palanche a Palazzo Ducale

LABIRINTO LUZZATI – Sottoporticato, Palazzo Ducale 

Dal 1°giugno al 3 novembre 2019, Palazzo Ducale diventa il palcoscenico di una mostra antologica dedicata al grande artista italiano e genovese Lele Luzzati.
Attraverso un percorso tematico e biografico, nel Sottoporticato del Palazzo viene proposto un viaggio nell’arte del Maestro, suddiviso per sezioni, che raccontano la sua arte dagli esordi negli anni ’40 fino agli ultimi lavori scenografici realizzati per il Teatro Carlo Felice di Genova.  Infaticabile, intenso e poliedrico, nelle sue opere non ha mai abbandonato quel senso di “joie de vivre”, di innocenza e fantasia che le caratterizza e che questa mostra intende trasmettere al pubblico come parte fondante per comprendere tutta la sua lunga attività artistica.
La mostra promossa dal Comune di Genova, Regione Liguria in collaborazione con MIBAC, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona, Regione Liguria,  è curata da Sergio Noberini e organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e Lele Luzzati Foundation.

L’articolo dedicato con tutte le informazioni sulla mostra: Labirinto Luzzati: la mostra dedicata al grande maestro genovese

INGE MORATH. La vita, la fotografia – Loggia degli Abati, Palazzo Ducale

21 giugno – 22 settembre

Fotografare è un fenomeno strano. Ti fidi dei tuoi occhi e non puoi fare a meno di mettere a nudo la tua anima”. Questo credeva la straordinaria Inge Morath, fotografa austriaca, famosa in tutto il mondo perché fu la prima donna fotografo a lavorare per l’agenzia Magnum Photos, un mondo che fino agli anni ‘50 era solo declinato tutto al maschile. Palazzo Ducale di Genova presenta una grande retrospettiva di Inge Morath, che offre la stupefacente occasione di conoscere più da vicino e in modo più intenso, la straordinaria arte creativa e la profonda sensibilità di questa meravigliosa fotografa austriaca, ma autentica cittadina del mondo. L’esposizione, curata da Brigitte Blüml–Kaindl, Kurt Kaindl e Marco Minuz, si concentra non solo sulla sua ricca produzione fotografica ma soprattutto sulla sua vita, sulla sua sensibilità, sulla sua anima. Il lavoro di Inge Morath, prima di ogni cosa, è la testimonianza di un rapporto, di una passione, di una necessità con la fotografia. Le oltre 150 immagini e le decine di documenti offrono la più ampia ed esaustiva panoramica sullo straordinario lavoro prodotto da Inge Morath, ripercorrendone l’intera carriera, ma anche regalando al visitatore curioso e appassionato, uno squarcio significativo sulla personalità così sensibile della fotografa austriaca. Nel corso della sua carriera ha realizzato reportage fotografici in Spagna, Italia, Medioriente, America, Russia e Cina. Non ha affrontato mai questi viaggi con superficialità, bensì con serietà, studiando la lingua, le tradizioni e la cultura di ogni regione dove si recava. Era capace di parlare correntemente tedesco, inglese, francese, spagnolo, rumeno, russo e mandarino.  Che si trattasse di persone comuni o personaggi pubblici il suo interesse era identico e s’indirizzava sempre verso l’intimità di ciascuno.

ALLA CONQUISTA DELLA LUCE. LE SCULTURE DI PABLO ATCHUGARRY – Salone del Maggior Consiglio, Palazzo Ducale

6 luglio – 25 agosto 2019

La mostra “Alla conquista della luce” esprime compiutamente lo spirito creativo di Pablo Atchugarry (nato a Montevideo nel 1954), un artista capace di interrogare il marmo attraverso un gesto di seduzione tattile che travalica e vanifica l’idea del tempo. La sua conquista dell’astrazione passa infatti attraverso una classicità che rimanda all’antica cultura greco-romana e a successivi agganci barocchi che l’aiutano a proiettare nello spazio misteri assoluti di linee e di forme. Infatti queste sue forme si nutrono della ritmica rincorsa dei vuoti e dei pieni nel rievocare talora il transito di un dinamico panneggio che assorbe e diffonde la luce. E un simile incanto emerge sia dal candore del marmo di Carrara, sia dal grigio del bardiglio: lo possiamo ammirare nelle venticinque opere in rassegna che rinnovano la magia narrativa della pietra. Pari seduzione scaturisce inoltre dalla quindicina di bronzi che sono conquistati e accarezzati da un variabile monocromatismo. L’imponente opera, intitolata “La danza della vita”, che accoglie i visitatori nell’ampio atrio a piano terra del Palazzo Ducale costituendo l’avvio dell’intero percorso contemplativo, entra decisamente nella filosofia del processo indagatore tipico di Pablo Atchugarry: si tratta di un albero d’ulivo, ormai disseccato, scavato e interrogato da appositi attrezzi per farlo rivivere come opera d’arte, per elevare i contorcimenti e gli sviluppi radicolari a sublime narrazione. Proprio come succede al blocco di marmo a cui l’artista chiede di rivelare l’anima ovvero quella realtà michelangiolescamente custodita nel suo interno.  Sarà quindi l’ampio Salone del Maggior Consiglio a incrementare e a completare il viaggio alla conquista della luce attraverso seducenti stazioni contemplative che coinvolgono tutti coloro che entrano in empatico colloquio con le composizioni del nostro autore. Si tratta infatti di opere che scandiscono mirabilmente gli spazi di questo suggestivo interno, rimodellato nel Settecento in stile neoclassico, fino a toccare l’apice percettivo ed emozionale nel plastico crescendo marmoreo che Atchugarry ha sistemato nella sacralità di un ipotetico altare al termine del percorso.

GLI ANNI VENTI IN ITALIA. L’età dell’incertezza – Appartamento del Doge, Palazzo Ducale

5 ottobre 2019 – 1 marzo 2020

Palazzo Ducale presenta la mostra Anni venti in Italia. L’età dell’incertezza, a cura di Matteo Fochessati e Gianni Franzone. Un percorso che si snoda attraverso le sale dell’Appartamento del Doge con circa 100 opere suddivise in 9 sezioni e che  intende proporre un’indagine affascinante, mirata sulla complessità storico, politica, sociale e culturale del decennio e sull’impatto che i suoi precipui caratteri esercitarono sulle ricerche estetiche del tempo, in particolare sulla produzione pittorica e plastica.
Gli anni venti rappresentarono, infatti, una cruciale fase di passaggio tra il trauma della Grande Guerra – che comportò, tra l’altro, il crollo delle certezze e dell’ottimismo che avevano pervaso il primo decennio del nuovo secolo – e la crisi mondiale del decennio successivo. Crisi che, annunciata dal crollo di Wall Street dell’ottobre 1929 e seguita dalla progressiva affermazione sullo scacchiere internazionale di regimi dittatoriali, si concluse con un nuovo ancor più tragico conflitto.
In mostra saranno esposte oltre cento opere, tra dipinti, sculture, disegni dei grandi protagonisti dell’arte italiana di quegli anni, tra cui Carrà, Casorati, de Chirico, Arturo Martini, Severini, Sironi, Depero, Prampolini, Wildt, provenienti da prestigiosi musei nazionali: Galleria Nazionale, Roma; Mart, Rovereto; Palazzo Pitti, Firenze; Museo del Novecento, Milano; Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino e importanti collezioni private.

C.S.

Su Redazione

Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Claudio Cabona, Giovanna Ghiglione e Giulio Oglietti. Le foto sono a cura di Emilio Scappini. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela Biagini

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