Sfratti in aumento a Genova, Asppi lancia l’allarme: «Piccoli proprietari vittime di un sistema di welfare che non funziona»
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GENOVA – “Il tema degli sfratti deve essere affrontato anche ascoltando il punto di vista della piccola proprietà immobiliare, altrimenti il rischio è quello di analizzare un evento che ha drammatiche ripercussioni sociali in maniera esclusivamente ideologica e anacronistica, senza portare a soluzioni concrete. Lo sfratto deve essere analizzato e affrontato come un fallimento dello Stato di diritto. Oggi anche i piccoli proprietari immobiliari sono vittime di un sistema di welfare che non funziona“.
Questo il commento di Valentina Pierobon (nella foto in copertina), Presidente Provinciale e Vice Presidente Nazionale di A.S.P.P.I – Associazione Sindacale Piccoli Proprietari Immobiliari – ai recenti dati emersi sulla stampa genovese riguardo l’aumento degli sfratti in città. “L’esecuzione di uno sfratto certifica l’abbandono a loro stessi sia degli inquilini che dei proprietari – prosegue – Oggi è necessario invertire la narrazione dell’emergenza abitativa, che è un fenomeno che esiste e si sta aggravando su tutto il territorio nazionale, tenendo conto che per ogni sfratto le storie da raccontare sono due. Da un lato le persone che rischiano di perdere il diritto all’ abitare sancito dalla Costituzione, dall’altro quella dei proprietari che si vedono negato il diritto alla propria obbligazione contrattuale (il pagamento del canone a fronte del godimento di un bene ndr) altrettanto sancito dal diritto, pur continuando a pagarne le tasse, i relativi costi di gestione e le spese legali per ritornarne in lecito possesso, senza avere nessuna forma di ristoro. In altre parole anche i piccoli proprietari sono parte lesa di quella sconfitta della politica e delle Istituzioni che è lo sfratto esecutivo“.
Secondo A.S.P.P.I, quindi, per arginare e contrastare il fenomeno dell’emergenza abitativa “Bisogna promuovere e incentivare il mercato della locazione a canone concordato, unicasoluzione che negli ultimi vent’anni ha rappresentato una forma di politica sulla casa non di carattere emergenziale in grado di garantire l’accesso all’ abitare a tutta quella fascia di popolazione che, pur nelle criticità economiche, non possiede i requisiti di accesso all’edilizia residenziale pubblica”.
La narrazione del fenomeno sull’analisi degli sfratti deve partire da due considerazioni: “Sono del tutto insufficienti le risposte dell’edilizia sociale e ormai sono del tutto assenti le forme di sostegno al reddito garantite in passato dal Fondo Sociale per l’affitto (da due anni azzerato insieme a quello per la morosità incolpevole). Di queste incapacità della parte pubblica di occuparsi dei soggetti maggiormente in difficoltà non può e non deve farsi carico il piccolo proprietario che ad oggi non ha alcuna forma di tutela e ristoro.”
Le proposte di A.S.P.P.I sono diverse: “Bisogna invertire la tendenza – spiega Pierobon – da un lato è necessario aumentare il numero di immobili destinati all’affitto “lungo” recuperando lo sfitto che, in molti casi, è anche esso incolpevole, dall’altro e’ fondamentale incentivare il calmieramento dei canoni attraverso un più ampio ricorso ai “canoni concordati”, garantendone l’estensione delle agevolazioni fiscali previste a tutti i Comuni. Parallelamente, in carenza di risposte dirette di edilizia pubblica e sociale, vanno ripristinate e incrementate efficaci forme di sostegno al reddito per le fasce di inquilini più deboli per rendere effettivo il diritto all’abitare”.
“L’impegno di A.S.P.P.I. è costante nell’interlocuzione con l’Amministrazione, con cui costantemente ci confrontiamo, presentando le nostre proposte. Le risposte che ci vengono fornite trovano sempre un limite nella scarsità di risorse pubbliche. Riteniamo invece che – conclude Pierobon – agevolare maggiormente il contratto a canone concordato sul lungo termine, allargando in questo modo la platea degli immobili a disposizione sul mercato, potrebbe significare anche un risparmio per la pubblica amministrazione. Si potrebbero in questo modo intercettare le esigenze abitative di quei nuclei famigliari che ad oggi sono comunque già assistiti dalla parte pubblica in maniera però assistenziale ed emergenziale, garantendone invece un’emancipazione sociale e un conseguente risparmio di risorse.”
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