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NEL 2026 L’ARTE FIAMMINGA TORNA A PALAZZO DUCALE CON “VAN DYCK L’EUROPEO. IL VIAGGIO DI UN GENIO DA ANVERSA A LONDRA”

I 40 dipinti del pittore belga saranno in esposizione nell’Appartamento del Doge dal 20 marzo al 19 luglio del prossimo anno. L’ambizioso progetto a cura di Anna Orlando e Katlijne Van der Stighelen unirà il multimediale ed il contemporaneo in un racconto del Seicento europeo
GENOVA – L’arte di Antoon Van Dyck torna a Genova nella primavera/estate 2026 con la mostra “Van Dyck l’Europeo. Il viaggio di un genio da Anversa a Genova a Londra”. L’esposizione si terrà nelle sale dell’Appartamento del Doge di Palazzo Ducale dal 20 marzo al 19 luglio 2026, inserendosi in un ambizioso programma del Comune di Genova, volto a coinvolgere tutte le istituzioni e i protagonisti dell’offerta culturale cittadina.
La mostra è prodotta da Comune di Genova e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e curata da due specialiste riconosciute della materia a livello internazionale: la genovese Anna Orlando, membro del Tavolo della Cultura del Comune di Genova e la belga Katlijne Van der Stighelen dell’Università di Leuven.
In esposizione circa 40 dipinti di Van Dyck, insieme ad alcuni suoi disegni, provenienti dai più importanti musei europei e da prestigiose fondazioni e collezioni internazionali, oltre che da diversi musei italiani. Le collezioni civiche genovesi avranno un ruolo rilevante, sia presentando in questa occasione di una selezione di capolavori per importanti confronti e suggestivi dialoghi con le opere europee, sia con un percorso di valorizzazione degli altri dipinti di Van Dyck e dei suoi contemporanei nordici che restano nelle sale di Palazzo Rosso e Palazzo Bianco.
Oltre ai dipinti e ai disegni del maestro fiammingo, la mostra presenterà dipinti di altri artisti e un numero molto selezionato di opere di confronto – sculture, oggetti, incisioni e altri manufatti – per un totale di circa 80-100 opere. Il tutto, per rendere più vivo lo storytelling immaginato dalle curatrici.
L’obiettivo è di presentare lo straordinario pittore fiammingo al grande pubblico, non solo come un artista di mirabile qualità, ma anche come un genio della pittura europea di tutti i tempi, capace di adattarsi e sintonizzarsi ai diversi contesti in cui si trova a operare; in particolare nelle tre capitali artistiche di Anversa, Genova e Londra, dove sa rispondere alle diverse esigenze dei committenti, assecondando abilmente i loro gusti.
Van Dyck l’Europeo si apre 29 anni dopo Van Dyck a Genova. Grande pittura e collezionismo, esposta a Palazzo Ducale nel 1997 e dopo 8 anni dal più recentefocus espositivo Van Dyck e i suoi amici, ospitato a Palazzo della Meridiana di Genova nel 2018 (quest’ultimo a cura della stessa Orlando). Erano due progetti maggiormente incentrati sul contesto genovese e sui co-protagonisti della grande stagione collezionistica e artistica della prima metà del Seicento, e costituiscono il solido terreno critico su cui questa stessa mostra si fonda.
Il nuovo progetto di Orlando e Van der Stighelen, che dà la giusta evidenza alla stagione italiana e in particolare genovese di Van Dyck, vuole proporsi come una retrospettiva che si apre a uno sguardo più internazionale, coinvolgendo altrettante opere eseguite in nei diversi momenti della carriera del pittore, nelle Fiandre, sua patria, e a Londra, dove è chiamato a lavorare per il re Carlo I d’Inghilterra.
La mostra accende i fari sul pittore, con uno sguardo nuovo sulla sua carriera, attraverso un racconto che unisce arte e storia, così da esplorare le tematiche chiave della produzione di Van Dyck: il potere, i valori, la famiglia, i bambini, gli amici, i colleghi, la moda, il sacro.
La mostra si sviluppa nelle sale nell’Appartamento dei Doge, compresa la Cappella Ducale, con sezioni che si susseguono sul filo di una narrazione che racconta la crescita e lo sviluppo dell’arte di Van Dyck, non in sequenza strettamente cronologica, ma per temi, mettendo in diretto raffronto opere dei diversi periodi: dal quello formativo di Anversa (1609-1620), alla definizione della sua poetica e del suo stile in Italia e a Genova (1621-1627), al nuovo registro espressivo necessario per sintonizzarsi con una aggiornata committenza ad Anversa (1627-1632), fino alla vera e propria metamorfosi quando giunge a Londra (1632-1641).
Le straordinarie opere realizzate nei suoi soggiorni genovesi – diverse settimane intervallate da altri viaggi, tra il 1621 e il 1627 – avranno ovviamente un ruolo rilevante e ne emergerà anche il clima culturale e collezionistico dell’epoca nella Superba.
Due particolarità della mostra saranno, da un lato, le sezioni espositive fondate da innovativi supporti multimediali; dall’altro, l’inserimento nel percorso di alcune opere di arte contemporanea, selezionate dalla direttrice di Palazzo Ducale Ilaria Bonacossa.
Come per la mostra su Rubens del 2022, la città di Genova si presenterà con il Network Van Dyck 2026, ideato e curato da Anna Orlando, fatto di mostre, focus, percorsi e altre iniziative, per una partecipazione a 360 gradi delle realtà culturali del territorio.
Sono in fase di definizione i progetti di almeno 6 mostre collaterali in diverse sedi: Musei di Strada Nuova, Accademia Ligustica, Museo Diocesano, Palazzo della Meridiana, Palazzo Nicolosio Lomellino e Palazzo Gio. Vincenzo Imperiale. Il primo appuntamento del Network sarà però un convegno organizzato dall’Università di Genova con il DIRAAS-Dipartimento di italianistica, romanistica, antichistica, arti e spettacolo, già nel prossimo maggio.
«Un evento importantissimo nel segno iconico di Van Dyck, che spalanca un naturale approfondimento su Genova, oltreché su un ben delimitato periodo storico artistico e sul tessuto sociale dell’epoca – dice il facente funzioni sindaco Pietro Piciocchi – dando anche visioni complementari grazie a diversi eventi collegati o di raffronto col linguaggio di Van Dyck, sempre equilibrato, intimista, in cui scoprire non solo i volti del potere e della nobiltà dell’epoca, ma i tratti eminentemente psicologici e una vera e propria affettività di tratto nei soggetti sacri. Abbiamo ottime aspettative riguardo a questa grande mostra, che si avvale di un team tra i massimi esperti del campo, e siamo sicuri che richiamerà un turismo culturale internazionale svelando sempre nuovi volti di Genova. Il Comune di Genova continua a puntare, con sempre maggior convinzione, sulla promozione nazionale e internazionale del patrimonio culturale della città, allargandosi a crescenti collaborazioni con altre realtà d’Europa».
«Con questa mostra torniamo idealmente nel Seicento – dichiara l’assessore alla Cultura del Comune di Genova Lorenza Rosso – quando la nostra città era al centro delle più importanti rotte commerciali e punto di ritrovo per grandissimi artisti di fama mondiale che a Genova hanno trovato ispirazione e successo. In tal senso la mostra dedicata a un pittore straordinario come Van Dyck ci ripropone al centro della scena culturale europea, celebrando una figura iconica che ha avuto un legame strettissimo con questa città. Tantissime sue tele sono state realizzate proprio qui e poterle in parte riscoprire, regalando ai genovesi uno spettacolo unico, ci inorgoglisce molto. Tra l’altro Van Dyck fu allievo di Rubens e quindi, dopo lo straordinario successo con la mostra del 2022, continuiamo ad avere un filo diretto con la pittura fiamminga. Palazzo Ducale, infine, ritengo sia lo scrigno perfetto per ospitare capolavori immortali come questi, che siamo certi richiameranno appassionati da tutta Europa».
«Genova e la Liguria si preparano a riscoprire uno dei più grandi interpreti del Seicento: Antoon Van Dyck – dichiara il presidente di Regione Liguria Marco Bucci – L’esposizione a cui si sta lavorando e che aprirà i battenti nel 2026 non sarà solo un evento culturale di rilievo, ma anche un’occasione per riflettere sulle nostre radici e sul ruolo che la Superba ebbe nella formazione di uno dei più grandi ritrattisti di tutti i tempi. Van Dyck fu allievo di Rubens e fu proprio a Genova che maturò il suo stile entrando in contatto con l’aristocrazia della città e trovando ispirazione nelle opere dei maestri italiani. I suoi ritratti sono un affresco sulla nobiltà dell’epoca, con le sue figure imponenti vestite di abiti sontuosi. Questa mostra non vuole essere solo un tributo all’artista, ma al ruolo che la nostra città ha avuto come crocevia culturale nel Seicento, quando la Repubblica era un importante centro finanziario e commerciale capace di attrarre artisti e intellettuali da tutta Europa. Riportare Van Dyck significa riaffermare l’identità culturale di Genova, che ha giocato un ruolo fondamentale nella diffusione del barocco europeo, grazie alla sua potenza commerciale e alla centralità nelle rotte commerciali tra il Mediterraneo e l’Atlantico. Come è stato per la mostra sul Superbarocco tra Roma e Genova nel 2022, siamo convinti che anche questo evento sarà un’occasione per ammirare capolavori inediti in arrivo da molte città europee e riscoprire il legame profondo tra l’artista e Genova, guardando con orgoglio alla storia culturale della Liguria».
«Genova è stata nel Seicento – sostiene il presidente di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Beppe Costa – non soltanto una potenza economico-finanziaria internazionale ma anche una “piazza” culturale dove si incrociarono i più grandi pittori dell’epoca, una “città dei miracoli” per dirla con lo storico Fernand Braudel. Palazzo Ducale era il centro nevralgico di questo splendore – continua Costa – e risulta naturale ospitare oggi questa straordinaria mostra che celebra il genio di uno degli artisti che più segnarono quell’epoca. Van Dyck dimorò a Genova ospite delle famiglie nobiliari della città e proprio per i genovesi realizzò la gran parte delle tele italiane. Questa mostra si inserisce in una tradizione di prestigiose esposizioni dedicate alla pittura fiamminga ed è in diretta continuità con la mostra Rubens a Genova ospitata nelle sale dell’Appartamento del Doge nel 2022. Come presidente di Fondazione per la Cultura sono orgoglioso di celebrare, attraverso l’opera di un’artista eccezionale, un’età in cui la città è stata un faro nel panorama culturale europeo».
«Presentare Van Dyck non solo ai genovesi ma al grande pubblico, nazionale e internazionale, significa far conoscere meglio un vero maestro della pittura europea – dichiara la curatrice Anna Orlando – Genova è al centro di questo progetto non solo come sede della mostra ma anche perché nella nostra città questo artista geniale ha forgiato la sua arte in modo tale da portarlo ai massimi vertici del successo. Accanto al lavoro di un team internazionale che contribuisce allo spessore scientifico del progetto, è stata mia premura attivare quel meccanismo di partecipazione corale della città che vedrà diverse mostre collaterali e molti eventi per un network che, secondo il modello di successo sperimentato con Rubens nel 2022, renderà i mesi della primavera/estate 2026 un grande palcoscenico di arte meravigliosa per tutti».
Le due curatrici Orlando e Van der Stighelen sono supportate da un comitato scientifico onorario internazionale, composto di nove studiosi italiani e stranieri di grande levatura: Anna Maria Bava, direttore della Galleria Sabauda e responsabile gestione e cura del Patrimonio dei Musei Reali di Torino; Maria Grazia Bernardini, già direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini e del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma; Nils Büttner, Presidente del Centrum Rubenianum di Anversa e professore della Staatliche Akademie del Bildenden Künste di Stoccarda; Gregory Martin, membro dell’Editorial Board del Corpus Rubenianum Ludwig Burchard e del Rubenianum Fund di Anversa, già direttore di Christie’s Londra e viceconservatore alla National Gallery di Londra; Jennifer Scott, Direttrice della Dulwich Picture Gallery di Londra; Alejandro Vergara, Senior Curator of Flemish Art and Northern Schools, Museo del Prado, Madrid; Hans Vlieghe, professore emerito dell’Università di Leuven e membro dell’Editorial Board del Corpus Rubenianum L. Burchard di Anversa e Bert Watteeuw, direttore del museo Rubenshuis di Anversa.
Il catalogo, previsto anche in una edizione in lingua inglese, ospiterà contributi dei membri del comitato e di altri studiosi italiani e stranieri e arricchirà l’offerta al pubblico e alla comunità scientifica, attraverso saggi di approfondimento e schede delle opere esposte.
C.S.

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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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