MOTTA, “LA FINE DEI VENT’ANNI” AL CRAZY BULL

Di il 23 Marzo 2017

 

Dopo aver affiancato per anni artisti come Nada e Zen Circus come musicista, il cantautore pisano arriva per la prima volta a Genova da protagonista per presentare il disco che lo ha portato al successo. Appuntamento domani al Crazy Bull Cafè di Sampierdarena.

 

“La fine dei vent’anni è un po’ come essere in ritardo, non devi sbagliare strada, non farti del male e trovare parcheggio”. Di strada Francesco Motta ne ha percorsa tanta, dagli esordi con i Criminal Jokers, alle collaborazioni con Nada, Pan del Diavolo, Zen Circus e Giovanni Truppi, alle colonne sonore per film. Poi, il 18 marzo 2016 esce il primo album solista “La fine dei vent’anni”, prodotto da Riccardo Sinigallia, e nulla è più come prima; il cantautore e polistrumentista pisano mette d’accordo pubblico e critica, aggiudicandosi la Targa Tenco 2016 come Miglior Album d’Esordio e il premio speciale PIMi 2016 del MEI come artista indipendente dell’anno. Una “fine” che in realtà è l’inizio di un nuovo percorso musicale, che sta portando Motta a esibirsi in tutti i club d’Italia come protagonista. “La fine dei vent’anni” tour domani alle 22 toccherà anche il Crazy Bull Cafè di Sampierdarena, per un concerto della rassegna Bangarang del Goa-Boa.

 

Arrivi a Genova per la prima volta per presentare il disco “La fine dei vent’anni”, il tuo esordio discografico dopo anni di collaborazioni con artisti di spicco del panorama musicale italiano. Cosa ti hanno lasciato queste esperienze?

«Mi hanno arricchito molto, suonare e interpretare canzoni di altri mi ha insegnato il rispetto verso la musica. E questo mi ha portato a capire e rispettare anche le mie canzoni».

 

Dopo aver calcato i palchi come musicista affianco ad artisti come Nada, Pan del Diavolo e Zen Circus, questa volta torni come protagonista. Cosa cambia?

«In realtà non c’è molta differenza, condivido il palco con musicisti che ormai sono come una famiglia per me. Essere un bel gruppo è importante, ti fa capire quanto sia importante suonare insieme ad altre persone per valorizzare il tuo lavoro».

 

Ti aspettavi un così grande successo del disco anche dal punto di vista della critica?

«Questa è stata una cosa davvero inaspettata. In realtà mentre scrivevo e componevo le canzoni non mi aspettavo niente, pensavo solo a fare un buon lavoro, insieme al mio produttore Riccardo Sinigallia. Ero molto concentrato, volevo soltanto trovare le note e le parole giuste. Il fatto che sia arrivata una conferma del buon lavoro che abbiamo fatto anche dalla critica ci riempie di gioia».

 

“La fine dei vent’anni” è un disco che parla del passaggio all’età adulta. E tu come lo hai vissuto? Cosa è cambiato dall’inizio dei tuoi vent’anni alla fine?

«Non è cambiato molto, è semplicemente un passaggio. Certamente è cambiata la voglia e il modo di esprimere certe cose, ma fin dall’inizio sono sempre stato molto disciplinato e rispettoso nei confronti della musica. All’inizio era una scusa come un’altra per non studiare, poi è diventata la mia vita. Forse, rispetto a prima, c’è una consapevolezza e un modo di godere di quello che faccio maggiore. Inoltre, ora sono più concentrato sul testo e sulle parole, cose fondamentali per il successo di una canzone».

 

Come stai vivendo il tour e l’affetto della gente?

«Molto bene, ormai si sta avvicinando la fine. Mi piacerebbe continuare a fare concerti, ma adesso devo dedicarmi al nuovo disco».

 

L’ultima data del tour sarà all’Alcatraz, dopo esser passato a salutare Pisa, la città dove tutto è iniziato o quasi…

«Beh sì, sono pisano, ormai non mi vergogno nemmeno più a dirlo! Anche se sono stato adottato da Roma, Pisa rimane sempre la mia città natale, dove sono nato e cresciuto. Ho un rapporto molto stretto con la mia città, era importante per me passare di lì per la penultima tappa del tour».

 

Per info e prevendite: www.goaboa.it

 

Su Redazione

Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Claudio Cabona, Giovanna Ghiglione e Giulio Oglietti. Le foto sono a cura di Emilio Scappini. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela Biagini

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