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«LA DANZA È UN PONTE CHE UNISCE»: ALLA TOSSE “GENOVA BALLA L’AFRICA” CON MAME ALE. LE PAROLE DEL DIRETTORE ARTISTICO SENEGALESE

Venerdì 2 maggio “Resistere e Creare” ospita sui palchi della Fondazione Luzzati la prima serata del Festival “Noo Ko Bok”. GOA incontra l’ideatore dell’evento che porta in scena uno spaccato della realtà sociale genovese sui ritmi dei balli spirituali della tradizione africana
di Giorgia Di Gregorio
GENOVA – Noo Ko bok nella lingua senegalese wolof corrisponde all’italiano “Non c’è di che”. Ma non è solo un modo di dire nella lingua comune: a teatro è diventato anche il titolo di uno spettacolo scelto dal ballerino e direttore artistico del Festival di Danza Africana, Mame Ale Niang. per l’appuntamento d’eccezione della rassegna “Resistere e Creare” che dal 2 al 4 maggio si svolgerà a Genova, alla Tosse.
Venerdì sera, infatti, il teatro apre le porte alla città e ad al suo complesso mosaico etnico per portare in scena uno spaccato della realtà sociale di Genova, in cui la danza spirituale africana fa da chiave di lettura e conciliazione tra le diversissime culture che la compongono. GOA Magazine ha intervistato l’insegnante di danza afro e contemporanea Mame Ale per scoprire il pensiero creativo dietro lo spettacolo in scena alla Tosse venerdì 2 maggio “Genova balla l’Africa” ed il Festival che per tutto il weekend farà danzare la città sui vivaci ritmi delle tradizioni africane.
Il valore sociale della danza è cambiato dalle proprie origini ad ora? Il valore spirituale dei balli tradizionali riesce a sopravvivere nella società contemporanea?
Il mondo è un continuo divenire, ma in questa centrifuga di cambiamenti, ci sono alcuni valori sociali ben radicati, in tutte le società del mondo. La danza è uno di questi. Il Festival di danza africana “Noo Ko Bok”, arrivato alla sua quarta edizione, porta l’attenzione proprio sui ritmi tradizionali dell’Africa Occidentale, ritmi ben saldi nella tradizione musicale di questi paesi, dove la danza accompagna la quotidianità. Le faccio un esempio: in Senegal, il mio amato paese, la danza tradizionale Djola, nella regione della Casamance, è ballata per alleviare la fatica durante i raccolti o durante le attività della pesca; o ancora, è con la danza Sabar, danza tipica del mio paese, che vengono celebrati i momenti importanti di una comunità, i cosiddetti riti di passaggio: dal battesimo al matrimonio. Ieri, come oggi. Da sempre, la danza è anche una potente medicina: con la danza si scacciano gli spiriti maligni, in Africa come in Italia. So che in Puglia, per esempio, la Taranta era un rito danzato per guarire dal morso della tarantola e so che ancora oggi, questo rito viene ricordato durante la notte della Taranta, un festival che ha lo scopo di ricordare e portare avanti la cultura popolare. Senza andare troppo sullo spirituale e rimanendo sul concreto, la danza è un antidoto contro lo stress e la depressione ma è anche un modo per entrare in contatto non solo con il proprio corpo ma anche con la propria anima. Durante i miei corsi di danza, a Genova, le mie allieve dicono sempre che la danza afro, per loro, è più di una danza: è una pillola di energia, è allontanare lo stress della vita quotidiana, è una bolla di felicità. Per rispondere alla sua domanda, quindi, credo che la danza cambi solo il modo di esprimersi ma non lo scopo di curare, alleviare ed accompagnare.
Genova è una città ricca di gruppi culturali ed etnici differenti, talvolta in conflitto tra di loro. Secondo lei il linguaggio della danza può appianare con successo queste difficoltà e differenze sociali?
Le rispondo con un altro esempio: una delle serate del Festival di danza Africana Noo Ko Bok ha sempre avuto luogo in piazza, per la precisione in piazza Santa Fede, all’inizio di via Prè. La piazza è da sempre luogo di scambio e di incontro. Durante la nostra serata in musica e danza, si sono uniti a noi persone di tutte le nazionalità: eravamo tutti lì, uniti nel nome dell’arte, senza distinzione di pelle, religione o classe sociale.
Sabato 3 maggio riproporremo la stessa atmosfera con una cena in piazza Santa Fede alle ore 20 e uno spettacolo alle 21:30 in Darsena.

In che modo la danza può fare da ponte tra le varie culture che abitano Genova?
La parola ponte mi piace. L’ho usata l’anno scorso per intitolare la serata in piazza santa Fede : “Piazza Santa Fede – Ponte tra le culture…”.
Piazza Santa Fede, infatti, è una piazza simbolo, perché ponte tra via Pré con le sue culture e le sue danze, e via del Campo, culla della cultura e della musica genovese, dove le canzoni di De André continuano a vivere grazie ai numerosi artisti che ripropongono il suo repertorio e la sua storia. La danza è un ponte che unisce, la danza mette in pratica i valori dell’accoglienza, dell’inclusione, della condivisione, del superamento di barriere di ogni genere. La danza è un linguaggio universale che non ha bisogno di molte spiegazioni perché facilmente comprensibile. C’è chi comunica con le parole, io preferisco parlare con la danza. Sa qual è il concetto che accompagna tutto il Festival? Sono le parole che ho ritrovato nel film “Magic Mike – the last dance”:
“Non sono qua ad affermare, appieno, cosa sia di preciso la danza ma ciò che è chiaro è che la danza non vuole spiegare i propri desideri, non dà peso ad età o a condizione sociale, a logica o a ragione; è una bussola orientata solo verso la libertà, come il cuore umano”.
Cosa ci si può aspettare da questo spettacolo?
Quest’anno ho voluto fortemente salire sul palco della Tosse, ho voluto rischiare. In francese diciamo “qui ne risque rien, n’a rien” e io, quando c’è da rischiare, sono sempre il primo a mettermi in gioco. È vero, Genova è una città difficile da conquistare, ma da qualche parte si deve cominciare e la danza è un ottimo mezzo per buttare giù muri e stereotipi. Spero, con questo spettacolo, di poter conquistare la fiducia dei Genovesi e di poterli accompagnare in un viaggio danzante che sicuramente lascerà il segno. “Genova danza l’Africa” del 2 Maggio vedrà salire sul palco gruppi di danza afro e di danza contemporanea che si esibiranno accompagnati da percussioni dal vivo. Ma non solo: a fine spettacolo ci sposteremo a La Claque dove i ballerini professionisti della IV ed. del Festival di danza “Noo Ko Bok” si esibiranno a contatto con il pubblico. Tra i professionisti ho la fortuna di avere al mio fianco un ospite speciale: Pape Moussa Sonko, coreografo della compagnia del Teatro Nazionale Sorano di Dakar, nonché ballerino ufficiale del famoso cantante Youssou N’Dour. Ah! mi sono dimenticato del pre spettacolo: un aperitivo a La Claque con un piatto della cucina tipica senegalese.
Non so bene cosa dire perché non sono bravo con le parole; l’unica cosa che posso dirle è che questo spettacolo è più da vivere che da spiegare e che per Genova è un evento unico.
Qual è il messaggio finale che “Genova danza l’Africa” (ed il festival in generale) vuole lasciare al pubblico?
Per rispondere a questa domanda, vorrei portare l’attenzione sui due punti fondamentali di questo evento: “Genova danza l’Africa” e “Festival di danza africana Noo Ko Bok”, due titoli apparentemente così distanti ma in realtà molto legati tra di loro.
Noo Ko bok, in lingua wolof, la lingua del Senegal, corrisponde al nostro “Non c’è di che”, un modo di rispondere ad un grazie per un gesto che ci viene fatto. Nella cultura senegalese ha un significato molto più ampio, ed è proprio il suo significato, lo scopo di questo spettacolo: attraverso l’arte “io do un po’ a te e tu dai un po’ a me” arrivando a quella reciprocità che è alla base dell’arricchimento culturale e personale di ognuno di noi. È un fare le cose assieme. Se prendiamo il concetto di “Noo Ko Bok”, lo portiamo a Teatro e lo diffondiamo sulle piazze, possiamo dire che lo spettacolo “Genova danza l’Africa” è una logica conseguenza di quello che ho pensato per questa città. D’altronde sappiamo che la danza è la mamma di tutte le arti e questo spettacolo ce ne darà e ve ne darà la conferma.
2 maggio – dalle h. 15.30 – Teatri di S.Agostino – tutte le sale
GENOVA DANZA L’AFRICA
Rassegna di gruppi di danza africana e di danza afro-contemporanea
A cura del festival di danza africana Noo Ko Bok
Link al programma completo ed ulteriori informazioni sull’evento sul sito del Teatro della Tosse: https://teatrodellatosse.it/eventi/genova-danza-lafrica/

Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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