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IL TEATRO DELLA TOSSE FIRMA LA PRIMA NAZIONALE DI “IN THE PENAL COLONY”
In scena il racconto di Franz Kafka che affascinò Philip Glass
Di Chiara Gaddi
La storia del nuovo spettacolo coprodotto dal Teatro della Tosse insieme a Eutopia Ensamble inizia dalle pagine di un romanzo che Franz Kafka scrisse nel 1914. Nella colonia penale è una storia breve ma densa, così lontana eppure allo stesso tempo paurosamente moderna, tanto da valere al suo autore la definizione di “profeta del XX secolo”. A raccogliere le suggestioni di questo racconto orrorifico ci ha pensato nel 2000 il grande compositore americano Philip Glass, traducendo in musica il racconto kafkiano. Nasce così In the penal colony, che al Teatro della Tosse, grazie alla regia di Emanuele Conte, assume i tratti dell’opera lirica con il quintetto d’archi diretto da Matteo Manzini, il baritono Tiziano Bassi e il tenore Renato Parachinetto, ma anche della video arte, che farà da supporto alla storia. Alle spalle dei protagonisti infatti, a integrarsi con musica e canto, ci sarà il video creato da Paolo Bonfiglio con alcune immagini realizzate con gesso bianco su lavagna nera, simbolo del subconscio, che si animeranno e prenderanno vita. «Abbiamo pensato a Glass perchè è il compositore contemporaneo più noto a livello mondiale. E’ uno spettacolo particolare e c’era bisogno di un nome forte che facesse da richiamo ed eventualmente fosse il punto d’inizio di una serie – commenta il direttore d’orchestra Matteo Manzitti – Inoltre rappresentiamo Glass nel pieno del suo “momento kafkiano”, lungo un percorso lirico che l’ha portato prima a Einstein con un teatro che abolisce la linearità drammaturgica a favore di una concezione circolare del tempo e poi al mondo di non sensi di Becket.» Sul palco, a dare maggiore potenza alla drammaticità della storia, un impianto scenico minimale, in accordo con la stessa ricerca dell’essenziale che caratterizza le scelte musicali. «E’ un racconto che colpisce per la modernità, proponendo delle situazioni simboliche molto intense – spiega Emanuele Conte, autore della regia – Al centro c’è una terribile macchina che infligge agli uomini che le vengono sottoposti atroci sofferenze. In scena ci saranno soltanto due dei personaggi, l’ufficiale della colonia e il visitatore giunto per giudicare l’efficacia della macchina che sul palco sarà soltanto evocata da una parte sonora.»
Spettacolarizzazione della sofferenza, sadismo ma anche una riflessione sull’indifferenza, che nascondendosi dietro a un relativismo finisce per diventare complice del crimine stesso. Il libretto d’opera di Rudolph Wurlitzer, scritto in inglese, sarà volutamente mantenuto, come tengono a precisare Conte e Manzitti, in modo da essere il più fedeli possibile al fraseggio originale, senza modificarne il ritmo e l’equilibrio musicale.
In the penal colony sarà rappresentato in prima nazionale al Teatro della Tosse venerdì 13 e sabato 14 marzo alle 20.30.
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