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I MITI DI RACINE IN SCENA ALL’IVO CHIESA CON “FEDRA”: LA NUOVA REGIA DI FEDERICO TIEZZI NEL WEEKEND DEL NAZIONALE

Dal 28 febbraio al 2 marzo l’opera seicentesca del francese fa tappa a Genova. Traduzione di Giovanni Raboni, un omaggio del regista al grande poeta scomparso venti anni fa
GENOVA – Al Teatro Ivo Chiesa da venerdì 28 febbraio a domenica 2 marzo va in scena “Fedra”, la nuova regia di Federico Tiezzi che torna alle creazioni ispirate all’immaginario dei miti affrontando il testo che Racine scrisse nel 1677 a partire da “Ippolito” di Euripide e l’omonima “Fedra” di Seneca. Maggiori informazioni di seguito.
Da venerdì 28 a domenica 2 marzo | Teatro Ivo Chiesa
Fedra
di Jean Racine; traduzione Giovanni Raboni
regia Federico Tiezzi
con
Catherine Bertoni de Laet, Martino D’Amico, Valentina Elia, Elena Ghiaurov
Riccardo Livermore, Bruna Rossi, Massimo Verdastro
scene Franco Raggi, Gregorio Zurla, Federico Tiezzi; costumi Giovanna Buzzi; luci Gianni Pollini
movimenti coreografici Cristiana Morganti; canto Francesca della Monica
produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale,
Teatri di Pistoia Centro di Produzione Teatrale
Nel fine settimana che si articola tra venerdì 28 febbraio e domenica 2 marzo sarà ospite del Teatro Nazionale di Genova, sulla scena dell’Ivo Chiesa Fedra di Jean Racine, regia di Federico Tiezzi, una produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatri di Pistoia Centro di Produzione Teatrale.
Dopo aver affrontato negli anni le tragedie di Sofocle (Antigone) ed Euripide (Ifigenia in Aulide e Medea), con Fedra il regista toscano torna al mito greco, scegliendo la traduzione del poeta Giovanni Raboni, a venti anni dalla sua scomparsa, dirigendo una compagnia di attori e attrici composta da Elena Ghiaurov (Fedra), Catherine Bertoni de Laet (Aricia), Martino D’Amico (Teseo), Valentina Elia (Ismene), Riccardo Livermore (Ippolito), Bruna Rossi(Enone) e Massimo Verdastro (Teramene).
sinossi
Nel palazzo reale di Trezene, di cui restano solo rovine, all’interno di una stanza della reggia simile a una camera di tortura, Fedra si dibatte nella morsa di una passione tanto irrefrenabile quanto impossibile: ama il figliastro Ippolito, figlio di primo letto del marito Teseo. Non ricambiata nella passione, Fedra calunnia Ippolito di un tentativo di stupro. Il ritorno di Teseo sarà il segnale di un inesorabile tracollo, che farà precipitare gli eventi verso la tragedia.
Fedra è un dramma borghese, quasi un Ibsen ante-litteram che, pur imbevuto di cristianesimo e filosofia morale, è diventato nei secoli, secondo il regista, «la più grande opera sulla passione erotica che il teatro abbia mai prodotto».
Federico Tiezzi immagina una Grecia “mentale e onirica”: l’ambientazione è l’interno della reggia, una stanza simile a una camera di tortura, in cui Fedra si dibatte nella morsa di una passione tanto irrefrenabile quanto impossibile. Il regista, che ha curato anche la scenografia insieme a Franco Raggi e Gregorio Zurla, scrive nelle sue note di regia: «Questa tragedia dell’inconscio ha il linguaggio del più grande autore di teatro che la Francia abbia avuto sotto Luigi XIV: una parola che mostra, individua, razionalizza emozioni e tensioni e nello stesso istante le cela sotto il nitore levigato della versificazione. Mentre tutto sembra scivolare via nella musica dell’alessandrino, il buio fondo di questa tragedia della disperazione e dell’inconscio, dell’Ordine e del Disordine, emerge con maggiore evidenza. Fedra, sconvolta dalla sua passione, infrange l’ordine morale e familiare. L’amore porta il disordine meraviglioso del cuore umano».
«La ragione cede alla violenza erotica e avvicina Fedra a un’altra eroina dell’antichità classica, Medea. In una dimensione claustrofobica – prosegue Tiezzi nelle sue note- dove la ragione scompare sotto la violenza e la tensione del desiderio, i mostri che affiorano di continuo nelle parole dei protagonisti sono quelli dell’inconscio, interpretabili solo con l’ausilio della psicanalisi freudiana. Dunque, siamo andati a fondo nell’indagine dei personaggi, cogliendo le loro trasformazioni sotto la forza di un desiderio che si trasforma in colpa e in peccato e spingendosi alla suggestione di una vera e propria seduta psicanalitica».
Jean Racine scrive la tragedia nel 1677, sulla base dell’Ippolito di Euripide e della Fedra di Seneca definendola “la migliore delle mie tragedie”. La vicenda di questa eroina tragica, pur imbevuta di giansenismo e di filosofia morale, risulta perfetta per i fini educativi. Infatti, l’autore spesso riconobbe il teatro, strumento insostituibile per elevare la virtù degli spettatori attraverso la condanna delle passioni e dei vizi. La tragedia, come nella classicità greca, deve aiutare lo spettatore a liberarsi dalle passioni attraverso la catarsi, possibile solo partecipando in maniera totale agli avvenimenti tragici: lo spettatore diviene testimone della passione amorosa di Fedra, delle sue conseguenze disastrose ed è così costretto a scegliere tra la condanna e la pietà, tra la partecipazione emotiva e il giudizio.
Fedra – affermava Racine nella prefazione alla tragedia – “non è infatti né del tutto colpevole, né del tutto innocente”.
E tutti i personaggi hanno qualcosa da nascondere: Fedra l’amore incestuoso, Teseo le sue innumerevoli fughe amorose, Ippolito l’amore per Aricia, che discende da una stirpe nemica e assassina, la nutrice Enone un intrigo bugiardo e colpevole.
Dopo Genova lo spettacolo sarà a Pisa (Teatro Verdi, 8 e 9 marzo), Messina (Teatro Vittorio Emanuele, dal 14 al 16 marzo), Arezzo (Teatro Petrarca, 18 e 19 marzo), Lucca (Teatro del Giglio, dal 21 al 23 marzo), Bologna (Teatro Arena del Sole, dal 27 al 30 marzo), Pontedera (Teatro Era, 5 e 6 aprile), Milano (Teatro Strehler, dal 9 al 17 aprile).
Fedra – Teatro Ivo Chiesa, da venerdì 28 febbraio a domenica 2 marzo:
venerdì ore 20.30; sabato ore 19.30; domenica ore 16.
Info e biglietti telefono 010 5342 720;
e-mail teatro@teatronazionalegenova.it; biglietti.teatronazionalegenova.it
C.S.

Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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