Doppio appuntamento al Teatro di Sori per una serata di spettacolo

Di il 10 Dicembre 2018

SORI (GE) – La Stagione 2018/2019 di Soriteatro, organizzata da Teatro Pubblico Ligure con la direzione artistica di Sergio Maifredi, prosegue giovedì 13 dicembre al Teatro comunale di Sori con due appuntamenti.

“Sorilegge” – Scrivere, leggere, raccontare secondo Gianluca Favetto

Giovedì 13 dicembre alle ore 19.30 nel foyer del Teatro di Sori prosegue il nuovo progetto “Sorilegge”, ovvero Scrivere, leggere, raccontare secondo Gian Luca Favetto.

Scrittore, poeta e giornalista, Favetto racconta gli scrittori e in questo secondo incontro parla di “La luna e i falò” di Cesare Pavese.

Il progetto Scrivere, leggere, raccontare secondo Gian Luca Favetto nasce considerando la letteratura una grande geografia di storie. Teatro Pubblico Ligure fa un viaggio tra i suoi confini. Dopo Italo Calvino, lo scrittore e giornalista torinese affronta “La luna e i falò”.

Pubblicato nell’aprile del 1950 e considerato dalla critica il libro più bello di Cesare Pavese, è il suo ultimo romanzo, la sua summa narrativa che mescola memoria, nostalgia e bisogno di futuro.

Il protagonista, Anguilla, all’indomani della Liberazione torna al suo paese delle Langhe dopo molti anni trascorsi in America e, in compagnia dell’amico Nuto, ripercorre i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza in un viaggio nel tempo alla ricerca di antiche e sofferte radici. Storia semplice e lirica insieme, “La luna e i falò” recupera i temi civili della guerra partigiana, la cospirazione antifascista, la lotta di liberazione, e li lega a problematiche private, l’amicizia, la sensualità, la morte, in un intreccio drammatico che conferma la totale inappartenenza dell’individuo rispetto al mondo.

“Schifo-Dreck” di Robert Schneider

Sempre giovedì 13 dicembre alle ore 21 il pubblico si sposterà in sala per assistere a “Schifo-Dreck” di Robert Schneider con Graziano Piazza, uno spettacolo a cura di Cesare Lievi.

“Schifo-Dreck” parla di un immigrato. La storia comincia con un uomo: è solo. Vende rose. La sera nei locali. È iracheno, di Bassora. È straniero: faccia strozzata in fondo alla gola, angelo nero che turba la trasparenza, traccia opaca, insondabile. Senza casa, egli propaga al contrario il paradosso dell’attore: moltiplicando le maschere non è mai del tutto vero né del tutto falso, giacché sa adattare agli amori e agli odi le antenne superficiali di un cuore di basalto. Lo straniero non ha sé. Giusto una sicurezza vuota, senza valore, che fa del suo essere costantemente altro, in balia degli altri e delle circostanze, l’asse delle sue possibilità. Io faccio ciò che si vuole da me, ma quello non è me–me è altrove,me non appartiene a nessuno, me non appartiene a me… me esiste? Lui, l’extracomunitario, illegale, fuggito dalla guerra del golfo, lo straniero che vende rose, è Dreck (Rifiuto), che insozza e va lavato via, eliminato; è Sad ,che in inglese vuol dire triste, ma lui non è triste.

C.S.

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