“C’è ancora domani”, al Cinema Odeon la proiezione curata dall’Ordine degli Psicologi per sensibilizzare sulla violenza di genere

Di il 7 Dicembre 2023

GENOVA – Sala piena martedì 5 dicembre al Cinema Odeon di Corso Buenos Aires, per la proiezione di “C’è ancora domani” offerta alla cittadinanza dall’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Liguria per un incontro teso a sensibilizzare sulla violenza di genere. Il film-rivelazione che ha segnato il debutto alla regia di Paola Cortellesi è stato scelto proprio in ragione del forte impatto avuto sull’opinione pubblica e per avere contribuito ad imporre al centro del dibattito un tema di così grande, e tragica, attualità.

«Trattandosi di un argomento che ci vede chiamati in causa sempre più sistematicamente nell’esercizio della nostra professione, abbiamo pensato che “C’è ancora domani”, grazie al grande risalto avuto, rappresentasse il miglior spunto per organizzare un evento di sensibilizzazione rivolto non solo ai colleghi, ma alla collettività – ha spiegato Giuseppina Romeo, coordinatrice del Comitato pari opportunità dell’Ordine –. Per intervenire adeguatamente a livello preventivo su un qualsiasi fenomeno, infatti, è necessario averne una comprensione profonda, sfaccettata e complessa, ed è importantissimo il confronto con le persone. Nella nostra società la violenza di genere continua, purtroppo, a proliferare e trovare spazio: di fronte a fatti di cronaca che si susseguono quasi ogni giorno la condanna e lo sdegno appaiono quasi unanimi, eppure è evidente che qualcosa non funziona e continua a non funzionare. Forse, allora, c’è da interrogarsi sui dati meno eclatanti che sottendono agli episodi di violenza e che il film della Cortellesi ha il pregio di evidenziare nella loro quotidianità».

La sala, gremita di giovani e meno giovani, ha partecipato al dibattito svoltosi al termine del film e condotto insieme a Romeo dalla presidente dell’Ordine Mara Donatella Fiaschi: «Quello di “C’è ancora domani” è un microcosmo di maschere e caricature, in cui ognuno gioca un ruolo ben definito – ha commentato Fiaschi –: la figlia maggiore insofferente, il suocero burbero e volgare, il marito orco, le vicine chiassose, l’amica del mercato e così via. Ad essere caricaturali sono soprattutto gli uomini, in particolare il marito-padrone, e ciò appare una scelta ben precisa: l’interesse di Paola Cortellesi non è tanto esplorare le radici di una violenza sistemica, quanto i suoi effetti, ponendo l’attenzione sulle vittime. Il suo film richiama a una memoria collettiva comune a tutti gli spettatori. È una storia che si infiltra nei ricordi diretti e indiretti, entrando così nell’intimo dello spettatore. E dal confronto tra la condizione della donna del dopoguerra e quella attuale ci accorgiamo che, purtroppo, molti stereotipi resistono: la violenza raccontata nel film, e con cui ancora oggi dobbiamo scontrarci, non è infatti soltanto quella fisica, ma anche psicologica e perfino economica, come testimoniato dal problema, tutt’altro che superato, del gender pay gap».

Intensi e sentiti i commenti del pubblico che ha evidenziato i nodi cruciali della violenza attraverso il commento di alcune scene chiave. Interessanti anche le argomentazioni conseguenti, relative allo sguardo maschile e femminile sulla violenza, alla relazione madre-figlia, al ruolo del cambiamento individuale e della comunità maschile e femminile, all’esigenza di educazione emotiva per il superamento degli stereotipi e tante altre suggestioni che hanno aperto – è l’auspicio – spazi di riflessione da mantenere attiva per promuovere una cultura di contrasto alla violenza e operare una prevenzione attiva ed efficace.

C.S.

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