ANNA MAGNANI E I SUOI MILLE VOLTI

Di il 4 Ottobre 2016

 

Forse non tutti sanno che l’attrice romana ha avuto anche una brillante carriera negli Stati Uniti, che l’ha portata a vincere il Premio Oscar per La Rosa Tatuata. Scopriamo insieme a Barbara Rossi, autrice del volume Anna Magnani: un’attrice dai mille volti tra Roma e Hollywood, gli anni americani di una delle interpreti più amate del cinema italiano

 

Chiunque ami il cinema, non può non ricordare la scena dell’ultima corsa disperata verso il camion tedesco di Anna Magnani nel film Roma Città Aperta di Roberto Rossellini. Una sequenza che è scolpita nella memoria di qualsiasi cinefilo che si rispetti e che è diventata il manifesto del neorealismo cinematografico italiano. Di Anna Magnani si conoscono lo sguardo magnetico, la passione, il carisma e l’immancabile parlata romanesca, elementi che hanno conquistato i più grandi registi italiani, come Luchino Visconti, Mario Monicelli e Pierpaolo Pasolini, e l’hanno consacrata come una delle più grandi attrici del nostro paese.

Quello che in pochi ricordano, è il periodo hollywoodiano dell’attrice, tra la metà e la fine degli anni Cinquanta, culminato con l’assegnazione del premio Oscar come Miglior Attrice Protagonista nel 1956 per il film La rosa tatuata. Proprio di questo tema si è occupata l’autrice Barbara Rossi, che domani alle 17.30 al Museo Biblioteca dell’Attore (via del Seminario 10, Genova) presenterà il volume Anna Magnani: un’attrice dai mille volti tra Roma e Hollywood (Edizioni Le Mani, Recco, 2015).

 

Ecco quello che ci ha raccontato.

 

Quando è nata la tua passione per il cinema e soprattutto per Anna Magnani?

La mia passione per Anna Magnani nasce dal mio grande amore per il cinema italiano. Fin dall’adolescenza, ho sempre adorato i film degli anni Cinquanta che guardavo insieme a mio nonno, grande appassionato di cinema. Lì è nato questo trasporto per un’attrice che portava sullo schermo personaggi coraggiosi e sanguigni, sempre così diversi dalle altre eroine che si vedevano nelle commedie sentimentali che andavano di moda in quegli anni.

 

Quali aspetti dell’attrice affronta il tuo libro?

Mi sono soffermata principalmente sul suo periodo americano, perché, nonostante Anna Magnani sia la prima attrice donna ad aver vinto il premio Oscar nel 1956, se ne è sempre parlato poco; nei cinque anni trascorsi a Hollywood, la Magnani ha girato tre film importanti che hanno confermato il suo talento e che, spesso, l’hanno messa in difficoltà, soprattutto dal punto di vista linguistico. Interpretare la parte di Serafina delle Rose ne La Rosa Tatuata –  per il quale ricevette la statuetta come Miglior Attrice Protagonista –  è stata un’enorme fatica per l’attrice anche dal punto di vista fonetico. Gli anni americani sono stati brevi ma molto intensi, ci hanno mostrato una donna diversa, un po’ inedita per noi, ma sempre affascinante.

 

Perché siamo abituati a parlare della “Anna” nazionale, protagonista del cinema neorealista italiano, e tendiamo a dimenticare il periodo americano?

Forse lo abbiamo rimosso perché crediamo che Anna Magnani appartenga a noi e alla nostra storia; ne amiamo la versione popolana, materna – come dimenticare la mamma di Bellissima – la donna che lotta con le unghie e con i denti per la ricostruzione dell’Italia. Anche io prediligo queste interpretazioni, ma credo che valga la pena approfondire anche l’aspetto americano.

 

Quali sono i mille volti di Anna Magnani?

Impossibile scoprirli tutti, sono infiniti! Il grande attore è un’opera aperta, ha sempre volti nuovi e frammenti di sé da offrire, sta a noi andarli a cercare. Anna Magnani, nella sua vita e nel suo modo di recitare, è stata una donna con diverse personalità e diversi volti; una persona estremamente generosa che però spesso si chiudeva nei suoi silenzi e nella sua solitudine. È stata un’attrice passionale, istintiva ma anche molto meticolosa. Credo che il suo fascino stia proprio in questo: mille volti, mille caratteri, mille personalità. Eppure, di Anna, ne esiste una sola.

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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Claudio Cabona, Giovanna Ghiglione e Giulio Oglietti. Le foto sono a cura di Emilio Scappini. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela Biagini

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