Al via il XXIV Festival Internazionale di Poesia al Ducale con Maddalena Crippa

Di il 8 Giugno 2018

GENOVA – Venerdì 8 giugno, nella sala del Minor Consiglio di Palazzo Ducale, Maddalena Crippa apre a Genova il XXIV Festival Internazionale di Poesia, dedicato quest’anno al tema “Passione”, con Didone, che fa parte del progetto Eneide un racconto mediterraneo, prodotto da Teatro Pubblico Ligure e diretto da Sergio Maifredi. Un canto di raffinata poesia che ha dato vita ad innumerevoli e, in molti casi, straordinarie riscritture, basti pensare alla struggente Didone abbandonata di Metastasio.

«Sono felice che un progetto a cui lavoro da anni come “Eneide un racconto mediterraneo” sia oggi ospite del Festival Internazionale di Poesia di Genova con Didone / Canto IV, interpretato dalla straordinaria Maddalena Crippa. Stimo da sempre il lavoro di Claudio Pozzani e del Festival da lui creato, so il livello degli ospiti di raffinata levatura, penso a quando venne il grande poeta islandese Thor Vilhjalmsson che ho avuto la fortuna di frequentare ed era davvero un grande poeta europeo o quando il Festival ospitò il premio Nobel polacco Czeslaw Milosz che tra l’altro a Genova dedicò una poesia: sono stati per me incontri fondamentali e, come me, migliaia di persone debbono al Festival momenti felici passati immersi nella poesia.»

Sergio Maifredi

Scheda dello spettacolo

Didone, regina di Cartagine, si rivolge alla sorella Anna, ammettendo i sentimenti per Enea, che ha riacceso l’antica fiamma d’amore, il solo per cui violerebbe la promessa di fedeltà eterna fatta sulla tomba del marito Sicheo. Anna riesce a persuaderla: la sorella è infatti sola e ancora giovane, non ha prole ed ha troppi nemici intorno. Didone allora immola una giovenca al tempio e riconduce Enea nelle mura. È notte. Giunone allora propone a Venere di combinare tra i due giovani il matrimonio. Venere, che intuisce il disegno di sviare Enea dall’Italia, accetta, pur facendo presente a Giunone la probabile avversità del Fato.
L’indomani stesso, Didone ed Enea partono a caccia ma una tempesta li travolge: si rifugiano così in una spelonca, consacrando il rito imeneo.
La Fama, mostro alato, avverte del connubio Iarba, pretendente respinto di Didone e re dei Getuli, che invoca Giove. Il padre degli dei invia il suo messaggero Mercurio a ricordare a Enea la fama e la gloria che attendono la sua discendenza. Enea allora chiama i suoi compagni, arma la flotta e si appresta a partire. Ma Didone, già informata dalla Fama, corre infuriata da Enea, biasimandolo di aver cercato di ingannarla e ricordandogli del loro amore e della benevolenza con cui l’aveva accolto, rinfacciandogli poi di non avere neppure coronato il loro sentimento con un figlio. Enea, pur riconoscendole i meriti, spiega che non può rimanere, perché è obbligato e continuamente sollecitato dagli dei e dall’ombra del defunto padre Anchise a cercare l’Italia. Ritornato alla flotta, rimane impassibile alla rinnovata richiesta di trattenersi e alle maledizioni di Didone, che è perseguitata dal dolore con continue visioni maligne.
Così, nella notte, mentre la regina escogita il modo e il momento del suicidio per porre fine a tanti affanni, Enea, avvertito in sonno, fugge immediatamente da quella terra. All’aurora, con la vista del porto vuoto, Didone invoca gli dei contro Enea, maledicendolo e augurandogli sventure, persecuzioni e guerra eterna tra i loro popoli. Giunta sulla pira funeraria, si trafigge con la spada di Enea, mentre le ancelle e la sorella invocano disperate il suo nome.
Giunone poi invia Iride a sciogliere la regina dal suo corpo e a recidere il capello biondo della sua vita. Voltandosi indietro dal ponte della sua nave, Enea vede il fumo della pira di Didone e ne comprende chiaramente il significato: tuttavia il richiamo del destino è più forte e la flotta troiana fa vela verso l’Italia.
Teatro Pubblico Ligure, da dieci anni, dedica un lavoro specifico al racconto, inteso come rito civile della lettura pubblica.
Il progetto, oltre a Eneide, comprende Iliade, Odissea, Decameron di Giovanni Boccaccio, e un percorso specifico ispirato a Italo Calvino, le cui Città invisibili sono poi state sviluppate in Atlante del Gran Kan, scritto da Gian Luca Favetto e Sergio Maifredi per dare voce ai cittadini e alle loro storie, com’è accaduto a Sori (Genova) e a Enna. Ma comprende anche un autore novecentesco iconoclasta come Paolo Villaggio.
Infine, la lettura pubblica ha avuto un ulteriore sviluppo nella rassegna Sorilegge, che ha coinvolto i cittadini di Sori chiamati a presentare il proprio libro preferito nel foyer del teatro, regolarmente, ogni sera, prima dello spettacolo, durante tutta la Stagione 2017/2018.


Per maggiori info:

www.teatropubblicoligure.it, www.fondazionecultura.it

C.S.

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