Al Teatro Ivo Chiesa Angela Finocchiaro con “Il Calamaro Gigante” ci ricorda l’importanza dei sogni

Di il 14 Marzo 2024

di Alessia Spinola

GENOVA – Quanto siamo disposti a rischiare per essere felici? “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” diceva William Shakespeare, eppure, man mano che proseguiamo nei rigidi binari della vita, i sogni che ci rimangono sono sempre meno. È quello che succede anche ad Angela, personaggio interpretato da Angela Finocchiaro ne “Il Calamaro Gigante“, traposizione teatrale dell’omonimo romanzo di Fabio Genovesi che ieri sera, mercoledì 13 marzo, ha debuttato al Teatro Ivo Chiesa.

Angela è una donna che vede la vita in bianco e nero, i colori vividi della spensieratezza e della gioventù sono ormai sfumati e, come tante altre persone, si è ritrovata a vivere una vita che è tutto l’opposto di quella che sognava da piccola, fino quasi a convincersi che, in fondo, questa sua vita da assicuratrice tutta clausule e postille faccia per lei. Ma si sa, se non ben radicate le idee fanno presto a essere spazzate via da uno sbuffo di vento, e ad Angela è un’onda anomala che la spazza via, quando, durante un ingorgo stradale per andare a un’importante cena di lavoro, maledice tutti quanti.

Angela viene dunque trasportata in un mondo parallelo in cui fa la conoscenza dell’antiquato Montfort, interpretato da Bruno Stori, uomo che dichiara di navigare nei mari alla ricerca del Calamaro Gigante, enorme mollusco degli abissi che ha ispirato leggende marine e la cui esistenza venne confermata dalla scienza solo nel 1871. Così ha inizio un viaggio attraverso la storia degli avvistamenti di questa creatura in cui, onda dopo onda, Angela ripercorre le tappe salienti della sua vita: da quando da piccola a scuola la chiamavano “calamara” a quando la nonna le diceva di parlare con il fantasma del nonno, passando poi per quando sognava di diventare una pianista fino ai suoi genitori che volevano per lei una vita dal futuro stabile. “Assicurazioni” è la parola intorno al quale ruota tutta l’esistenza di Angela: dal suo lavoro di assicuratrice al futuro che volevano per lei mamma e papà, assicurato.

Tra un cambio di scenografia e l’altro, la protagonista fa la conoscenza anche di altri personaggi che, al contrario di lei, hanno corso il rischio di essere felici, ci hanno provato, e possono vantarsi di non vivere con il rimpianto, risvegliando Angela da quel torpore di finte certezze che l’avevano accompagnata fino ad ora.

Nello spettacolo si trova inevitabilmente la verve comica della Finocchiaro, capace di allietare i momenti che senza quella sua ironia potrebbero risultare un po’ pesanti, oltre al magnetismo di Bruno Stori che porta lo spettatore ad una dimensione maggiormente orientata verso la riflessione. Notevole la scenografia, un telo bianco che, come un plastico, diventa prima una nave, poi un’isola e ancora un’onda, dimostrandoci che a teatro tutto può diventare realtà anche con i mezzi più semplici, non c’è niente che dietro al sipario non possa essere rappresentato.

«Credere a una storia significa renderla vera», dice Carlo Sciaccaluga, regista dello spettacolo. Ci sono tante storie al mondo, d’amore, dell’orrore, di fantasia, ma ce n’è una che è più importante di tutte: la nostra. Al di là dell’orizzonte esiste una vita che sfugge al nostro controllo, che è lontana da tutto quello che la società ci impone di fare, una vita in cui possiamo essere liberi di essere “strani” (anche se, in fondo, cos’è “strano”?), dobbiamo solo avere il coraggio di tuffarci nell’immensità del mare e superare quella linea. La felicità non è un rischio.

“Il Calamaro Gigante” va in scena fino al 17 marzo: mercoledì e venerdì alle ore 20.30, giovedì e sabato alle 19.30, domenica alle 16. Info e biglietti teatronazionalegenova.it

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