Al Teatro dell’Ortica arriva “Due Ruote” con Danilo Spadoni

Di il 12 Maggio 2016

DANILO SPADONI

Sabato 14 maggio alle 21 si chiude la stagione 2015/2016 di Teatro dell’Ortica, con lo spettacolo Due ruote scritto da Antonio Sgorbissa ed interpretato da Danilo Spadoni. Irrispettoso, politicamente scorretto, profondamente tragico ma allo stesso tempo grottesco, Due ruote racconta – con il ritmo di un pulp di Tarantino e di una comica di Charlot – il cammino iniziatico di un uomo costretto ad affrontare problemi per lui totalmente nuovi.

La vita di un uomo è sconvolta da un evento tragico. Durante un giro in bicicletta con il figlio di quindici anni, entrambi restano coinvolti in un incidente stradale. In seguito all’evento, il figlio entra in uno stato di coma irreversibile, e il nostro protagonista perde l’uso delle gambe restando bloccato su una sedie a rotelle. L’uomo non ha memoria di ciò che è successo negli istanti precedenti all’incidente: il suo unico ricordo è un’automobile rossa che fuoriesce improvvisamente da una curva a velocità sostenuta, probabile causa di quanto avvenuto.
L’uomo si trova intrappolato tra sentimenti di natura contrapposta. Da un lato, pur non essendo credente, sa che soltanto un miracolo potrebbe restituire un futuro al figlio e pianifica un atto disperato di fede: spingendosi a forza di braccia sulla sedia a rotelle, si propone di risalire la strada dell’incidente fino al santuario edificato in cima al monte, per chiedere una grazia.

Dall’altro lato, il suo animo è ricolmo di ira e senso di impotenza, perché non riesce a recuperare la memoria degli ultimi istanti precedenti all’incidente: il suo desiderio di giustizia si declina in rabbiosi e frustrati tentativi di riportare alla propria coscienza il numero di targa dell’automobile che è stata la causa principale del drammatico evento.
L’uomo si troverà ad affrontare la sfida alla gravità di un lungo viaggio in salita su una sedia a rotelle, la fatica, le necessità fisiologiche da espletare, i dubbi, i nuovi presupposti secondo cui si trova a stabilire relazioni con chi lo circonda.
Un viaggio che lo porterà verso la cima del monte, verso il santuario, verso la grazia. Ma, inevitabilmente, lo costringerà a esplorare la parte più nascosta della propria anima, per rispondere alla domanda che in essa alberga forse da sempre. La guarigione del figlio o la giustizia? L’avvenire o il passato? La vita o la morte?
Quale grazia egli davvero si attende?

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