Ai Giardini Luzzati “vigilano” le civette: posizionate le opere d’arte di Giovanni Zuffi nell’area gestita dal Ce.Sto.

GENOVA – Presentato questa mattina il progetto di arte comunitaria delle “civette”: bambine e bambini, ragazze e ragazzi negli ultimi giorni hanno lavorato insieme all’artista Giovanni Zuffi, le cui opere sono state esposte in diverse gallerie, spazi d’arte e spazi pubblici, alle educatrici e agli educatori della cooperativa sociale Il Ce.Sto, alla creazione di numerose e colorate civette in cartapesta. Un progetto artistico collettivo curato da Marco Montoli, nato dall’idea di intendere la rigenerazione anche attraverso l’arte, la bellezza e la creatività e ispirato dal racconto di Linda, una educatrice della cooperativa che, di ritorno da un viaggio in Brasile, spiegava come la civetta fosse simbolo rappresentativo dell’educazione e della pedagogia. D’altronde la civetta più celebre è associata alla dea Atena/Minerva, simbolo supremo di saggezza e speranza. Picasso, invece, la riproduceva e immortalava per riflettere sulla morte ma anche sulla conoscenza dell’aldilà, di quel mondo che non vediamo ma sul quale è bene “aprire gli occhi”. La dipinge, ad esempio, sopra a un cavallo vittima di una corrida: di fronte all’orrore causato dall’uomo è bene tenere lo sguardo acceso, diventare consapevoli, coscienti. Diventare, insomma, come quella civetta.
L’iniziativa, realizzata nel sestiere del Molo nell’ambito del progetto di comunità per il centro storico, rientra nella programmazione di C.R.E.S.C.O, piano di attività sostenuto dal Dipartimento per le politiche della famiglia. L’idea nasce dalla volontà di creare un simbolo-riferimento della cura e della presenza come comunità educante, attiva, attenta sul territorio. L’operazione si configura inoltre come un’azione artistica condivisa che ha a che vedere con l’idea di arte pubblica, di arte sul e per il territorio, in dialogo con esso, agente attivo e non solo fruitore passivo. Le attività di laboratorio, svolte in piazza e in strada, hanno previsto una fase di lavoro diurno con le famiglie e i minori del sestiere (per la creazione materiale delle civette in cartapesta) e una fase di lavoro serale (pittura) nel corso del “Progetto Movida” con il team “Svicolati” del Ce.Sto. In questo modo si è intercettato anche chi frequenta i vicoli di notte e in particolare le persone più giovani, portatrici di speranze e sogni ma anche di possibilità di benessere, socialità, aggregazione, novità.
Questa mattina la piazza dei Giardini Luzzati ha accolto una grande “civetta-scultura”, “scartata” dall’artista Giovanni Zuffi, mentre le altre civette verranno posizionate lungo le piazzette e gli snodi del sestiere del Molo, in particolare in quelli attraversati dalla cosiddetta “movida”, per restituire alla comunità nella sua molteplicità il proprio lavoro di cura e presenza. «La civetta, creatura notturna, dotata di occhi grandi che le consentono di vedere nell’oscurità, sempre vigile su ciò che la circonda, è spesso associata all’educazione e alla pedagogia: non c’era animale che meglio calzasse con ciò che volevamo esprimere attraverso questo progetto di arte comunitaria» spiegano dalla cooperativa Il Ce.Sto.
«Come la civetta vede nell’oscurità, così educazione (da educere, trarre fuori) e cura portano luce anche nel buio – aggiungono –. Con le civette vogliamo rimarcare il nostro impegno alla cura e all’attenzione anche di notte, sulla scia di quel “presidio informale” che passa anche attraverso l’animazione territoriale e l’educativa di strada e che riteniamo prezioso per gli spazi che si attraversano e vivono. Significa osservarsi, dedicarsi attenzione, saper stare insieme in modo luminoso e creativo, costruire o rafforzare dinamiche positive di socialità e aggregazione, “vederci” anche nell’oscurità. Un simbolo, quindi, ma anche una “promessa” di impegno comune».
«La cartapesta, materiale che Zuffi utilizza con maestria – chiudono gli educatori e le educatrici de Il Ce.Sto – è un “materiale povero” che consente il recupero e il riuso: piuttosto semplice da modellare, diventa poi molto resistente. Lavorare con la cartapesta consente di realizzare un progetto comune partecipato e l’apprendimento di una tecnica. Fare insieme, con le mani, è qualcosa di prezioso, genera relazione e buone pratiche, lascia un segno tangibile dell’operare comune».

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