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Genova recupera un antico gioiello
Il monastero di San Bartolomeo è stato ristrutturato e convertito in uno spazio fruibile dai cittadini
Innovare e rinnovare rispettando il patrimonio artistico? Si può. Il complesso di San Bartolomeo ha riacquistato la sua configurazione storica originale grazie alla collaborazione tra pubblico e privato. La ristrutturazione del monastero è stata curata dalla società San Bartolomeo, costituita da Spim spa, società di gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare di proprietà esclusiva del Comune, e dalla società privata Torre Elah Srl. Un intervento che ha portato alla realizzazione di un totale di 8 uffici, 64 appartamenti, 32 cantine, 135 box auto, 11 posti auto esterni.
Il monastero dei Santi Giacomo e Filippo sorgeva ai margini degli attuali giardini dell’Acquasola; nonostante il bombardamento del 7 novembre 1942 e la successiva parziale demolizione del 1950, sono ancora visibili il chiostro e una parte della navata, quando nel 2006 il comune di Genova e le sue società partecipate decidono di recuperare e valorizzare il complesso architettonico.
Di origine medievale, la pianta originaria del convento era costituita da un chiostro a forma irregolare, articolato su quattro livelli. L’intenzione è stata quella di recuperare e riadattare le volumetrie crollate, sfruttando le aree un tempo occupate dalle celle delle monache per realizzare spazi destinati ai privati. Gli spazi comuni, come il refettorio e la Sala Capitolare, conservano invece la loro fisionomia originaria costruita in pietra e mattoni con volte affrescate. Di particolare interesse storico le decorazioni qui conservate, come ad esempio gli affreschi di Paolo Gerolamo Piola datati 1700. Anche le scale interne della costruzione ricordano un antico splendore. I gradini in ardesia sono stati mantenuti così come erano in passato. Restaurati sul posto, mostrano ancora i dislivelli tipici dell’usura portata dal tempo. Le colonnine che ornano le ringhiere, invece, sono state riprodotte identiche alle originali. La statua della Duchessa di Galliera siede, imponente, in un’ala del monastero. La testa, frantumata dai bombardamenti del 1942, non è stata ricostruita per non intaccare l’autenticità dell’opera, nella quale gli interventi dei restauratori si sposano con le parti originali senza risultare invasivi.
L’articolazione dei volumi e il loro stato di conservazione, con porzioni completamente crollate da ricostruire e parti che conservavano ancora gli affreschi originali, ha comportato interventi edilizi diversi con tipologie molto differenti tra loro. Un cantiere dove sono state impiegate tutte le più moderne tecniche di costruzione dal restauro e consolidamento, alla costruzione di nuove strutture metalliche per i corpi crollati, e in cemento armato per il parcheggio interrato.
“Le imprese non sono state selezionate al ribasso, ma seguendo un criterio di qualità – spiega Sara Armella, presidente della San Bartolomeo Srl – Si è reso dunque necessario il coinvolgimento di investitori privati, inserendolo in un ambito definito di regole trasparenti e chiare”.
Un perfetto esempio di come una sinergia tra pubblico e privato possa valorizzare il patrimonio architettonico e artistico della città dando slancio al mercato immobiliare, mettendo a disposizione spazi per imprese e cittadini, senza però dimenticare, o ancor peggio distruggere, strutture ed edifici che hanno rappresentato la storia di Genova.
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