TRA SILENZI E FRAGILITÀ, MARTINA VINCI TORNA CON “PAROLE DI TROPPO”: «NON TUTTI COMUNICHIAMO A PAROLE»

Il nuovo brano della cantautrice genovese è uscito su tutte le piattaforme il 10 ottobre e anticipa “Nei”, il nuovo album in uscita a novembre
di Alessia Spinola
GENOVA – Tra silenzi e verità sussurrate, torna la voce autentica di Martina Vinci. Dal 10 ottobre è disponibile su tutte le piattaforme “Parole di troppo”, il nuovo singolo della cantautrice genovese pubblicato da RnVision Music Group e distribuito da ADA Music, con Edizioni Curci Music Publishing.
Un brano che non teme la fragilità, che indaga il peso — e la necessità — delle parole quando l’amore si misura nei silenzi. Scritto e composto dalla stessa Vinci, prodotto insieme a Ginevra Nervi e rifinito da Gianmarco Grande (mix e master), “Parole di troppo” è una confessione intima e lucida, un tentativo di contatto e di comprensione con chi sceglie di comunicare attraverso l’assenza (foto in copertina di Elena Grandi).
Già eseguito in versione acustica a Sofar Sounds e presentato per la prima volta a Musicultura 2022, il brano anticipa “Nei”, il nuovo album in uscita il prossimo mese che sarà presentato il 29 novembre al circolo Arci Larsen di Genova con un live immersivo tra musica, immagini e partecipazione del pubblico.

A pochi giorni dall’uscita del brano, Goa Magazine ha intervistato Martina Vinci, facendosi raccontare il processo creativo del pezzo, le prime impressioni del pubblico, i nuovi progetti e come dietro ogni atto quotidiano si celi la politica.
Puoi raccontarci il tuo nuovo brano e com’è stato il processo creativo?
È stato rapido e dolorosissimo, poi immediatamente liberatorio. “Parole di troppo” per me è stata un tentativo di contatto, comprensione, compromesso con qualcuno che si sente a casa nei silenzi sospesi e dubbiosi, nei non detti, nel fare piuttosto che nel comunicare, nel dimostrare piuttosto che nel mostrarsi.
“Parole di troppo” è uscito su tutte le piattaforme il 10 ottobre: quali sono stati i riscontri in questi primi giorni di vita del pezzo?
Siamo al primo giorno dall’uscita e mi stanno arrivando molti messaggi di pianti liberatori, occhi lucidi, voglia di piangere insieme al prossimo concerto. Il mio tentativo con la musica è quello di essere autentica, anche quando fa male e il fatto che qualcuno si riconosca in queste canzoni e pezzi di vita mi fa sentire profondamente grata.
C’è una persona di cui ti fidi particolarmente per giudicare i tuoi brani prima che vengano pubblicati?
Gli amici più stretti sicuramente, mamma che ogni volta mi chiede se ho cose nuove da farle sentire e alcuni compagni del mio viaggio musicale. Hanno due ascolti completamente differenti chiaramente. Credo sia bellissimo poter ascoltare un brano con la mente scevra da qualsiasi (pre)concetto musicale. Chi come me suona o canta o scrive, perde necessariamente questo ascolto puro.
Nella descrizione del brano c’è scritto che “parole di troppo” è anche una lente che cambia la percezione delle cose: che tipo di verità hai scoperto scrivendola?
Che le persone vanno accettate per quello che sono, senza aspettarsi un gesto che non fa parte del loro vocabolario emotivo. Avranno altri modi, altri tempi, altri mezzi per abbracciare o volere bene. Non tutti comunichiamo a parole. Non tutti lo facciamo col corpo. C’è chi lo fa con un favore pratico. C’è chi nel silenzio raccoglie tutto quello che detonerebbe nella voce. Va bene così.
Il singolo farà parte del tuo album “nei”, in uscita a novembre: come si inserisce nel racconto complessivo del disco?
Sì esatto, il disco uscirà il 28 novembre e “parole di troppo” sarà il brano conclusivo della raccolta. Un po’ come “cielo di Londra”, che la aprirà, sono due canzoni in cui rimetto in discussione tutto. Concedendomi una prospettiva un po’ più morbida sugli incidenti di percorso, su chi è passato e chi è rimasto, anche sui miei nei: nel senso metaforico del termine, su tutto ciò che sembra una macchia fuori posto,
un’imperfezione e poi magari un giorno ti guardi e ti riconosci proprio grazie a quei punti deboli. Su questo vi faccio un piccolo spoiler: sta per uscire una serie di interviste a cui tengo moltissimo, sono storie di tanti amici che si sono messi a nudo proprio su questa tematica e se volete potrete partecipare anche voi!
Ci puoi anticipare qualcosa sul suono o sul filo conduttore del progetto?
Ad accompagnarmi alle produzioni ci saranno Ginevra Nervi, Gianmarco Grande e NATI. A mix e master Gianmarco Grande e Filippo Passamonti. Il fil rouge saranno l’elettronica, il pianoforte e i testi crudi, come la voce lead che abbiamo lasciato ruvida, in contrasto con i cori e i vocal chop di accompagnamento, ci sarà intimità e rabbia, ironia e dolore.
Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale genovese? Genova è una città che aiuta i giovani artisti? Come contamina Genova, se lo fa, le tue canzoni?
C’è sempre fermento creativo a Genova, in ogni generazione. È una città che mi sembra ancora libera dalla smania di “somigliare a”, in cui si cresce ricercando “chi sono io, che posto occupo”. C’è spazio per tutti: dal jazz, al rap, al cantautorato, al pop, all’elettronica… E credo che questa varietà di nicchie ti dia la possibilità di rimanere fedele a te stesso, mentre ti stai ancora cercando.
La tua canzone “io non sono io” è stata scelta per la campagna “Italy Needs Sex Education”: che importanza ha per te legare la musica a tematiche sociali?
Crescendo ho capito che ogni aspetto intimo della nostra vita è politica. Uscire di casa da sola la sera è politica. Camminare per Milano struccata o senza reggiseno è politica. Dove faccio la spesa, come mi vesto, il mio utero, lavorare in un ambiente a prevalenza maschile è politica. Una coppia omosessuale che si bacia per strada, Rosa Parks sull’autobus che si siede su un posto riservato ai bianchi negli anni 50 del novecento, aprire una libreria o un negozio di dischi nel 2025, è politica. Suonare le proprie canzoni o andare ai concerti è politica, pensiero divergente, possibilità.
Cosa possiamo aspettarci da Martina Vinci nei prossimi mesi dopo l’uscita del disco?
Per scoprirlo vi aspetto al circolo Arci Larsen a Genova il 29 novembre! Sarà una grande festa, con tanti momenti non solo musicali!

Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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