LA TOSCA SBARCA AL CARLO FELICE: IL MELODRAMMA PUCCINIANO È DIRETTO DA DAVIDE LIVERMORE
Per due fine settimana, dal 24 al 26 febbraio e poi dal 3 al 5 marzo, il teatro ospiterà il dramma ottocentesco che racconta attraverso la musica l’abisso delle passioni umane
GENOVA – Torna la Tosca al Teatro Carlo Felice di Genova, venerdì 24, sabato 25 e domenica 26 febbraio e venerdì, sabato 4 e domenica 5 marzo 2023 (venerdì alle ore 20; sabato e domenica alle ore 15). Melodramma in tre atti con musica di Giacomo Puccini, fonde sensualità e gelosia, fede e devozione, lussuria e crudeltà. Tratto dal libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa dal dramma La Tosca di Victorien Sardou, nella Tosca diretta da Davide Livermore la bellezza e l’abisso delle passioni umane avvolte dalla musica di un’opera immortale.
LA LOCANDINA
Floria Tosca
Maria José Siri
Monica Zanettin (25, 4)
Mario Cavaradossi
Riccardo Massi
Sergio Escobar (25, 4)
Scarpia
Amartuvshin Enkhbat
Stefano Meo (25, 4)
Angelotti
Dongho Kim
Maestro concertatore
e direttore d’orchestra
Pier Giorgio Morandi
Regia, scene e luci
Davide Livermore
Regia ripresa da Alessandra Premoli
Costumi
Gianluca Falaschi
Allestimento
Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
Orchestra, Coro e Tecnici
dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro
Claudio Marino Moretti
Coro di voci bianche
dell’Opera Carlo Felice
Maestro del coro di voci bianche
Gino Tanasini
L’opera in breve
di Ludovica Gelpi
Quando il dramma La Tosca, del drammaturgo francese Victorien Sardou, venne messo in scena al Teatro dei Filodrammatici di Milano, nel 1889, fu proprio Puccini a restarne particolarmente colpito, e a contattare Casa Ricordi per accordare l’acquisto dei diritti per la trasposizione in musica. A seguito di alcune traversie, solo nel 1895 Ricordi commissionò a Puccini la sua Tosca, e il compositore si mise al lavoro nella primavera del 1896. Il libretto era già stato in parte preparato da Luigi Illica, in collaborazione con Giuseppe Giacosa. La prima messa in scena si tenne qualche anno dopo, il 14 gennaio 1900 al Teatro Costanzi di Roma, incontrando presto un grande successo, che portò Tosca ad essere rappresentata, nel giro di pochi anni, in molti teatri di tutto il mondo.
Il soggetto di finzione è inscritto in coordinate storiche ben precise, la storia si svolge infatti a Roma, martedì 17 giugno 1800. Gli eventi storici di quei giorni fungono da fulcro narrativo, sono infatti trascorsi solo pochi giorni dalla vittoria di Napoleone a Marengo, la Repubblica romana è caduta, e di conseguenza è da poco stato ripristinato lo Stato Pontificio. Sono proprio questi sconvolgimenti politici a determinare l’inizio dell’azione, con la fuga del prigioniero politico Angelotti dalla prigione di Castel Sant’Angelo. Il pittore e rivoluzionario Mario Cavaradossi si rende complice di Angelotti, e finisce per essere a propria volta arrestato, torturato e infine giustiziato dal terribile capo della polizia pontificia, Scarpia. Floria Tosca, cantante e amante di Cavaradossi, si trova coinvolta quasi per caso nella trama politica, è infatti mossa unicamente dal profondo sentimento che la unisce al pittore, e viene usata dall’antagonista per catturare il Cavaradossi e per ricavare informazioni.
È sul finire del secondo atto che Tosca agisce, sempre guidata dalla sua passione, e arriva ad uccidere pur di salvare sé stessa e il suo amato. Si tratta di una vicenda che appassiona proprio perché la storia d’amore di Mario e Tosca viene raccontata grazie e attraverso eventi storico-politici ben definiti, a rendere quasi tangibili i sentimenti dei protagonisti, che sono molto ben caratterizzati da un punto di vista psicologico e hanno uno sviluppo anche molto significativo in un arco narrativo decisamente breve, che contribuisce moltissimo al ritmo concitato e quindi alla tensione drammaturgica. Ad elementi più leggeri, come la gelosia iniziale di Tosca, o le mire lussuriose di Scarpia, si accostano ben presto sviluppi dalla tragicità quasi epica. In una tensione costante e ricca di colpi di scena, ciascuno dei protagonisti va incontro al proprio destino. Angelotti, un uomo dalla profonda vocazione politica, si toglie la vita di fronte ad un mondo in cui il suo pensiero politico non sembra trovare spazio; Scarpia muore perché, accecato dalla lussuria e dalla propria superbia, sottovaluta la forza di Tosca; Cavaradossi viene giustiziato a tradimento per le due idee politiche, ma al contempo muore inconsapevole e felice, convinto di poter vivere con il suo amore; Tosca, infine, muore per scelta, sceglie di morire con Mario, sceglie l’amore e la propria libertà.
Anche la struttura musicale dell’opera segue la tensione drammaturgica, non ci sono infatti nette separazioni tra i momenti di dialogo e i momenti lirici, piuttosto un continuo, in cui i motivi tematici associati a ciascun personaggio, che cambiano forma continuamente, sono tra di loro intessuti con grande coesione, e costituiscono un vero e proprio livello drammaturgico musicale. La scrittura armonica raggiunge momenti quasi sperimentali, senza timidezze nell’uso di dissonanze dal tono quasi espressionistico nei momenti di maggior tumulto in scena. Il talento melodico di Puccini è poi elemento evidente, alcune delle romanze di Tosca, in particolare “Recondita armonia”, “Vissi d’arte” e “E lucevan le stelle”, hanno goduto e tutt’ora godono di una fama incredibile.
È quindi Tosca un titolo dalla grande carica innovativa, in cui Puccini trae sì spunto dal melodramma, ad esempio dall’ultimo Verdi, ma lo rappresenta in una dimensione nuova, ricca di influenze varie e rielaborate in modo proprio, andando di fatto ad aprire le porte a una nuova concezione di teatro musicale, quella che si svilupperà a partire dal primo Novecento, in una direzione completamente nuova.
Su Redazione
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