QUANDO LA CREAZIONE DIVENTA STORIA

Di il 24 Dicembre 2014

di Tomaso Torre

Il testamento spirituale di Guido Ziveri in una video-intervista che ne ripercorre la carriera di artista a tutto tondo

<<Non esiste una regola precisa nell’arte. Ci si affida al proprio istinto, si prende in esame un soggetto e ci si concentra su un particolare che possa valorizzarne l’essenza, la bellezza e l’unicità.>> C’è chi lo definisce “l’eterno ragazzo”. Chi, tra coloro ne hanno ammirato e seguito passo dopo passo la carriera di artista, “una tra le pietre miliari dell’arte creativa genovese”. Eclettico, poliedrico, mai banale e sempre legato alle sue radici sampierdarenesi, l’opera di Guido Ziveri, tra gli ultimi rappresentanti di artista contemporaneo genovese, si fonde indissolubilmente con il tuo talento che già nei primi anni di scuola per pittori si incominciavano ad intravvedere.

Venerdì scorso nella prestigiosa cornice di Villa Bombrini di Cornigliano è stato proiettato un video-documentario, con il commento in presa diretta degli amici di una vita come Roby Carletta e Paolo Borio, dal titolo “Sampierdarena Mon Amour”, a cura di Ugo Nuzzo di Video Voyagers, che ne ripercorre l’intera parabola di artista, dall’immediato dopoguerra nella sua amata Sampierdarena, fino allo sbarco a Roma dove il suo talento prese forma. Prima pittore, poi incisore e ceramista, quindi fotografo di moda, il fondatore dell’agenzia pubblicitaria Sinergica è la perfetta sintesi tra inventiva e vena artistica, con l’aggiunta di una spiccata cultura del lavoro. <<Il momento in cui compresi che la mia vita sarebbe stata segnata dall’arte è quando i miei compagni di scuola giocavano a pallone nelle ore di ricreazione mentre io mi dilettavo a disegnare forme col gesso sui muri – racconta divertito nella sua video-intervista -. A quindici anni feci il mio primo autoritratto su sfondo nero. Quindi incominciai a realizzare opere surrealiste.>>

Ziveri traeva spesso ispirazione dalle forme di strada di oggetti o soggetti che inseriti in un contesto urbano potevano rappresentare una forma d’arte. <<Già quando ero ragazzo compresi come, al di là delle passioni, avrei dovuto incrementare le mie conoscenze – spiega Ziveri -. E così decisi di apprendere e poi perfezionare l’arte della ceramica andando a studiare ad Albissola.>>

Il binomio Ziveri-terracotta fu subito vincente. Il suo talento non lasciò indifferenti esperti ceramisti che lo invitarono a mostrare le sue opere in palcoscenici più prestigiosi. <<Quando lo scrittore Umberto Eco notò alcune delle creazioni decise di allestire a Milano una mostra interamente dedicata a me – aggiunge l’artista -. In un giorno riuscii a vendere tutte le mie opere.>>

Così all’inizio degli anni Sessanta inaugurò una comunità creativa – il Gruppo Studio e la Galleria d’Arte la Carabaga – che caratterizzò la corrente artistica di quegli anni. <<Abbracciammo una filosofia moderna fondando un club d’arte ma anche luogo di incontro e dibattito.>> In quel circolo si incontravano alcuni dei rappresentanti più autorevoli e di spicco della letteratura e della poesia contemporanea. <<C’erano Edoardo Sanguinetti, Dario Fo e lo stesso Umberto Eco. Maestri di cultura e di vita.>>

Ma è quando ci fu il boom della pellicola che Ziveri espresse il suo talento più fulgido: la fotografia. <<Riuscire a cogliere la bellezza di un soggetto attraverso la messa a fuoco di un elemento distintivo, che ne esalti la bellezza e la particolarità, è quanto di più gratificante per un’artista che attraverso un’immagine intende emozionare, incuriosire, rappresentare,>> racconta davanti ad amici e colleghi commossi di fronte all’opera omnia dell’artista sampierdarenese. <<Il salto di qualità ci fu quando ebbi la fortuna di fotografare alcune delle più belle modelle del mondo a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta realizzando e firmando alcune delle copertine delle riviste più in voga in quegli anni.>>

Ziveri con Sinergica creò una scuola di grafica pubblicitaria capace di formare una vera e propria fucina di talenti, ognuno con precise caratteristiche e qualità. <<Quando capimmo negli anni Settanta che la chiave di volta del successo di un’attività commerciale passava attraverso l’immagine che l’azienda desiderava dare di sé, capimmo che la pubblicità era la strada che dovevamo necessariamente percorrere – precisa Ziveri -. Un’immagine per come concepita o immortalata, che sia simbolo o slogan, poteva determinare il destino di un’azienda.>> E così arrivarono marchi di respiro nazionale come Lip ed Ava che attingevano dall’intuito di Ziveri per promuovere i propri prodotti. Anche dopo lo sbarco del digitale.

Oggi lo studio di Ziveri, nella sua Sinergica, in via G. B. Monti, è un polo museale immerso tra macchine fotografiche d’epoca, oggetti d’arte e copertine che hanno fatto la storia della moda e della pubblicità. E quando esci da quelle stanze non ti resta che un’unica certezza: l’eterno ragazzo ha sempre qualcosa da insegnarti.

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