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«NON C’È NIENT’ALTRO CHE VOGLIO FARE NELLA MIA VITA»: IL BIGLIETTO DA VISITA DI KRIFAL ASPETTANDO “NUOVA SCENA”
Leonardo Termini è uno dei due artisti emergenti genovesi selezionati da Netflix per partecipare al contest rap televisivo più famoso d’Italia. In attesa dell’uscita dei primi episodi del 31 marzo, GOA ha incontrato il ventiduenne in un’intervista a cuore aperto
di Giorgia Di Gregorio
GENOVA – Leonardo Termini, in arte Krifal, classe 2003, genovese, rapper. Una vita nata tra la musica, che cresce con la musica e che si muove con la musica. Un periodo un po’ buio, poi la luce torna con una sola chiamata: Netflix lo vuole per la seconda stagione di “Nuova Scena”. Ecco un nuovo punto di partenza.
GOA incontra così Krifal, che alla vigilia dell’uscita degli episodi del rap show più famoso d’Italia (i primi 4 quattro in arrivo il 31 marzo, per gli altri bisognerà aspettare aprile) si prepara ad una nuova fase della sua carriera con una rinnovata fiducia in se stesso. Gli inizi con la musica oltreoceano del papà, i classici italiani della mamma, le collaborazioni da sogno e la nuova esperienza televisiva: in quest’intervista a cuore aperto il rapper si presenta al suo nuovo pubblico ripercorrendo le tappe fondamentali del percorso che lo ha portato fino a qua tra alti e bassi.
Partiamo con questo viaggio all’indietro nel tempo: raccontaci delle tue origini musicali
Io mi chiamo Leonardo Termini, in arte Krifal. Vengo da Genova e ho iniziato a fare musica da quando ho 12 anni, quindi ora sono 10 anni che scrivo e produco. Da quando ho 18 anni (fare musica) è diventato il mio obiettivo perché ho iniziato a vederlo molto più seriamente, non c’è nient’altro che voglio fare nella mia vita.
Io sono nato con delle influenze particolari perché mio padre è un musicista, mi ha fatto sempre ascoltare musica anni 80’, 60’, Elvis Presley, comunque tanta musica che oggi non c’è. Il rap è arrivato dopo nella mia vita e ho iniziato ad appassionarmi a quello. Per il mio lato artistico, per la mia identità artistica ho voluto mischiare un po’ tutte e due le cose: a me piace sia rappare che cantare e sto cercando di creare il mio suono per far sì che queste due cose abbiano un connubio bello. Sono cresciuto con un sacco di influenze oltre la musica oltreoceano, come tantissima musica italiana grazie a mia madre, Laura Pausini, Tiziano Ferro.

Nel tuo repertorio compaiono molte collaborazioni con altri artisti, tra cui la tua ultima uscita. Ce ne vuoi parlare?
La mia ultima uscita è un featuring, come le altre due precedenti, perché prima di “Nuova Scena” ho deciso di puntare molto sulle collaborazioni per poi dare visibilità alla mia musica con i miei progetti: infatti dopo il programma (spoiler) uscirà un pezzo mio.
L’ultima uscita si chiama “Nato per perdere”, l’ho fatto a insieme a mio “fratello” Anfysia, Giuseppe Di garbo, che è anche un produttore, manager, fa la qualsiasi. Questo pezzo va un po’ fuori dagli schemi perché io ho sempre portato musica principalmente rap, aggiungendoci quel poco di melodico. In questo brano ho sperimentato il rap nel rock: abbiamo provato a fare questa cosa, mi ha proposto di fare una strofa ed è venuta una cosa bellissima, perché sono riuscito a creare un connubio perfetto tra le mie influenze passate con ciò che è arrivato dopo, appunto il rap. Sono molto fiero di questo pezzo.
Quali sono i tuoi artisti d’ispirazione?
Se devo parlare delle mie influenze di quando sono un bambino dico i Beatles, quando ero piccolo ero proprio ossessionato mi diceva mio padre. Ora, essendomi appassionato al rap, ed essendo anche genovese, Izi è il mio artista di riferimento principale, da anni ormai. L’ho detto anche nel programma: secondo me ha una spiritualità elevata, io mi sento molto affine a questo suo pensiero. Anche se molti lo credono pazzo a me non frega niente, penso con la mia testa e molte cose che lui dice nei suoi testi mi hanno sempre rispecchiato, mi sono sempre trovato affine a lui. Quindi per rispondere anche ad un’altra domanda eventuale sì, il mio featuring dei sogni è con Izi.
La città di Genova ha avuto un’influenza sulla tua arte?
Sicuramente mi sento molto fortunato ad essere nato in questa città perché sono una persona a cui piace molto cambiare aria, non sono un tipo monotono, non mi piace fare sempre le stesse cose. Genova, purtroppo, in realtà, è molto monotona, ma se ci si reinventa ci sono tanti posti che possono dare tanto: se vuoi andare al mare, se vuoi andare in montagna ce l’hai lì subito a due passi. Questo mi ha influenzato molto a livello artistico perché Genova è molto artistica, a livello proprio di colori, immagini, di aria che si respira. Secondo me questo influenza tanto gli artisti che ci vivono, compreso me.

Parlaci (per quanto puoi, per ora) della tua esperienza a “Nuova Scena”. Com’è stato confrontarsi con altri rapper, in particolare con dei tuoi concittadini?
Allora, io vengo dal niente, non ho mai avuto niente nella mia vita di concreto, ho sempre creduto con tutto me stesso che l’unica cosa che voglio fare nella mia vita è la musica, quindi io voglio vivere di questo. Quando (Netflix) mi ha chiamato è come se fosse stato un segno: era un periodo in cui mi sentivo molto male con me stesso, non ottenevo risultati nella mia vita e nella musica e non mi faceva star bene questa cosa. Poi è arrivata la chiamata e a capofitto ho detto sì perché per un emergente, secondo me, un’occasione del genere non è da sprecare. “Nuova Scena” è stata un’esperienza veramente bella, bellissima, formativa e mi sono trovato bene con tutti, non c’è una persona con cui non mi sono trovato bene, vedrete. Non posso dire nient’altro però è stata un’esperienza molto figa.
Cos’hai provato nell’incontrare i giudici dello show, che sono dei big della scena come Fabri Fibra?
Incontrare i big del rap italiano è stato molto bello. A primo impatto ovviamente sai, te li ritrovi lì e dici what the fuck?, cioè mai visti in vita mia, io vengo dal niente, da una casa senza balcone, non ti aspetti di incontrare persone di questo calibro. Mi ha fatto capire che comunque non c’è molta differenza a livello umano tra me e loro, sono riuscito a confrontarmici come una persona normalissima e mi hanno saputo insegnare tanto, perché hanno molta più esperienza. È stato assurdo, devo ancora realizzare.
Lasciaci con un ultimo messaggio dal cuore
Credete sempre nei vostri sogni, chiunque proverà a mettervi i bastoni fra le ruote, ma sono tutti invidiosi perché non tutti hanno un sogno ed invece voi sì. Quindi inseguitelo con tutti voi stessi perché prima o poi arriverà il giorno in cui direte “cazzo, avevo ragione”.
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Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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