“NESSUN FUOCO NESSUN LUOGO”: LE VITE SENZA TEMPO DI CHI VIVE PER STRADA

Di il 13 Aprile 2015

L’intervista agli autori del film-documentario sulle persone senza fissa dimora che debutta stasera al Cinema Sivori in anteprima nazionale

Di Chiara Gaddi

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Ignorate, scartate, considerate “diverse” o “mancanti”. Sono le persone senza fissa dimora che vivono ai margini della strada, che incontriamo nei soliti tragitti, prima di distogliere lo sguardo, quando ci rechiamo al lavoro o usciamo da scuola. A ridare voce e a assegnare nomi ai quei volti ci hanno pensato tre ragazzi che non hanno la pretesa di cambiare il mondo, ma che di stare a guardare, no, proprio non ci stanno. “Nessun fuoco nessun luogo” è il titolo della storia che hanno scelto di raccontare e che stasera, per la prima volta da quando è stata solo immaginata, nel 2012, verrà presentata in anteprima nazionale al Cinema Sivori. GOA Magazine ha incontrato gli autori Marco Bertora, Carla Grippa e Giacomo Toricelli.

Da dove inizia questa storia?

«“Nessun fuoco nessun luogo” nasce originariamente come parte di un progetto di ricerca chiamato “Quando la città soffre”, composto dal video, che è la vera parte innovativa, e una pubblicazione scritta. In realtà durante le riprese abbiamo deciso di discostarci da questo approccio scientifico per non cadere nei vincoli della video-inchiesta e produrre al suo posto un film-documentario, che si limiti a restituire una situazione reale, senza puntare il dito contro nessuno.»

Come è stato realizzato?

«Non esiste una sceneggiatura, semplicemente abbiamo iniziato frequentando gli stessi luoghi, provando ad avvicinarli e dopo averli conosciuti gli abbiamo illustrato il progetto. La loro reazione è stata incredibilmente positiva, non abbiamo ricevuto nessun rifiuto. Da quel momento le riprese sono durate all’incirca un anno, senza imporre ritmi o appuntamenti: seguono il corso delle loro giornate e danno un’idea della quotidianità. C’è il litigio della coppia per la sigaretta, lo scambio di battute in un pomeriggio d’estate davanti alla stazione di Brignole, la gita al mare a Sturla dove in costume, sdraiati sulla spiaggia in mezzo alla gente “normale”, siamo davvero tutti uguali!»

Che cosa è emerso?

«Penso che la riflessione che sorge spontanea è quella sulla figura del clochard: dobbiamo smetterla di pensare che riguardi solo casi di povertà estrema, di persone che non hanno la casa e vivono in strada da trent’anni. Praticamente quella figura non esiste più. Adesso in mezzo alla strada ci sono persone che in passato hanno avuto legami, un lavoro, un casa e anche dei figli. E’ un fenomeno di portata immensa, era necessario parlarne, un fatto dovuto.»

Qual è il vostro obiettivo?

«Mettiamo in chiaro che non avevamo la pretesa di spiegare la povertà o di proporre una soluzione. La nostra idea era quella di creare un film-documentario destinato non soltanto al circuito accademico dell’università o all’assistenza, ma un film per tutti e che proprio per questo possa generare dibattiti. L’obiettivo è di creare un approccio più condiviso e concreto.»

A vostro avviso esistono delle soluzioni?

«Esistono e stanno già cambiando a livello internazionale e nazionale le linee d’intervento. Ci sono iniziative bellissime come Housing Fist che oltrepassano il concetto alienante del dormitorio e forniscono un alloggio e un educatore a chi ne ha bisogno. In questo modo si diversificano i bisogni, si lavora sulla reintegrazione e si passa dalla fornitura di una terapia alla socialità. In Italia esistono soluzioni simili a Bergamo, Torino e speriamo che possa arrivare anche a Genova e che le istituzioni si rendano conto di un problema troppo grande per essere ignorato.»

Nessun fuoco nessun luogo” verrà presentato stasera alle 20.30 in anteprima nazionale al Cinema Sivori. Alla proiezione parteciperanno gli autori, l’antropologo Marco Aime e l’esperto in politiche sociali Paolo Pezzana. L’ingresso è libero.

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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Claudio Cabona, Giovanna Ghiglione e Giulio Oglietti. Le foto sono a cura di Emilio Scappini. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela Biagini

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