NANNI MORETTI SI RACCONTA AL CINEMA SIVORI

Di il 27 Aprile 2015

Il regista romano ha incontrato il pubblico in occasione della proiezione del suo ultimo film “Mia Madre”

Di Chiara Gaddi – Foto di Chiara Tasso

Sono passati quattro anni da Habemus Papam e più di quaranta dai primi lungometraggi girati in Super 8, eppure Nanni Moretti non ha perso per nulla la sua vena onirica. Accolto con fragorosi applausi, è giunto venerdì sera al Cinema Sivori per incontrare il pubblico e presentare il suo ultimo film, che tra pochi giorni concorrerà al Festival di Cannes per aggiudicarsi l’ambita Palma D’Oro. Ripercorrendo la strada dell’elaborazione del lutto già calcata con “La stanza del figlio”, il regista romano, narra la storia di Margherita (Buy), una regista di successo, che si trova ad affrontare insieme al fratello (lo stesso Moretti) la morte annunciata della madre (interpretata da Giulia Lazzarini).

P1040477Se, come ha dichiarato, «l’intenzione era quella di commuovere», quando Nanni è entrato in sala, con le luci ancora spente mentre sfilavano i titolo di coda, deve aver pensato di esserci riuscito in pieno. Il pubblico applaude: è quasi tutto in piedi l’esercito morettiano, fatto di fans più o meno a lui coetanei, ma anche di ragazzi giovani, poco più che ventenni, in evidente adorazione. Seduto su uno sgabello e introdotto dal giornalista Dario Vassallo, alla domanda “Quanto c’è di autobiografico nel personaggio della protagonista” il regista risponde: «Ci sono io dietro. Ho scelto di affidare questo racconto a una donna perché mi pareva un punto di vista più interessante. Non è il solito personaggio femminile accudente che riesce a comporre tutti pezzi della propria vita. E’ sempre a disagio con se stessa». C’è un legame forte tra lei e Moretti, che perse la madre durante il montaggio di Habemus Papam « Anche mia madre era una professoressa di latino. La libreria e i libri che si vedono nello studio di Giulia erano i suoi e di mio padre. Perfino i cardigans che indossa e la macchina che guida. Mi rassicura riprendere cose dalla realtà e metterle sul set. Sia che siano oggetti o dialoghi»

Gli viene chiesto quanta censura abbia applicato per proteggere se stesso e risponde che non c’è ricatto o sadismo in questa storia dolorosa e toccante, «l’ho fatto con pudore: non c’è compiacimento o spettacolarizzazione. E’ un film su ciò che rimane in questa vita delle persone che se ne vanno.»

Tante domande anche su John Turturro, l’attore americano che lo affianca sul set: « Ha aggiunto delle cose sue, coerenti con il suo personaggio. In quel caso servono attori che ti tengano testa, che nn si lascino spiazzare da una battuta detta al volo, fuori copione. Con Margherita è andata così.»

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