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La prima Lucia di Lammermoor tra gotico e romatico strappa applausi al Carlo Felice
di Francesca Lituania
GENOVA – La Lucia di Lammermoor, andata in scena ieri sera al Teatro Carlo Felice, si apre con una scena di forte impatto visivo: un fantoccio della protagonista che pende impiccato sulla scena a catapultare lo spettatore immediatamente nell’atmosfera gotica del romanzo di Walter Scott , la sposa di Lammermoor, da cui il melodramma è tratto.
Il direttore e direttore d’orchestra Francesco Ivan Ciampa e il regista Lorenzo Mariani, che nella loro carriera hanno lavorato, tra le molte, su opere di Verdi, Puccini, Mozart, Rossini, Bellini, ci restituiscono una Lucia fragile fin dalla primo ingresso in scena, caratterizzata da repentini cambi di umore, divisa tra la grande passione romantica e quasi fanciullesca per il suo Edgardo e una melanconia dalle tinte noir che, nello sciogliersi della trama, porteranno alla grande pazzia della protagonista in un crescere emozionale fino all’ultimo vocalizzo e all’ultimo gesto: la protagonista fuma nervosamente, si muove a scatti per tutta la durata dell’opera, non è la sua una follia repentina ma un declino verticale di un qualcosa già in atto accelerato dagli eventi.
Le scene di Balò, che modifica lo spazio velocemente con l’utilizzo di pochi elementi “architettonici” spostati a necessità per definire interno ed esterno, i pochi oggetti e arredi di scena (il cervo decapitato da Enrico nella primo atto, il bouquet da sposa di lucia nel secondo e nel terzo atto, il fantoccio della protagonista che pende all’inizio della rappresentazione e poco prima del gran finale), lasciano spazio ad uno sfondo su cui viene proiettata una foresta caduca i cui colori cambiano in base al sentire dei protagonisti, diventando uno specchio emozionale che aumenta il pathos di questa opera che, scritta in due mesi dal genio musicale di Donizetti e da quello linguistico di Cammarano, diventa il melodramma del primo romanticismo per antonomasia.
Il cast è di altissimo livello e ha ottenuto molto favore in particolare durante l’ultimo atto, applausi a scena aperta per il tenore Ivàn Ayòn Rivas (Edgardo) la cui voce richiama note dominghiane (del resto è stato vincitore dell’omonimo premio), per Nina Minasyan (Lucia, soprano) che esegue una Lucia sfaccettata ma dal vocalizzo pulito (splendida nell’assolo della follia con un teatro completamente silente rapito dalla scena), per il Basso Luca Tittoto (Raimondo) il cui repertorio mozartiniano e barocco lo rende perfetto per questa rappresentazione che si avvicina all’atmosfera del romanzo di scott.
Le repliche di Lucia di Lammermoor al Teatro Carlo Felice si terranno domenica 17 novembre (ore 15), venerdì 22 novembre (ore 20), domenica 24 novembre (ore 15).
Info e biglietti:
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