IL DRAMMA NELLA VITA BORGHESE DELLA PROVINCIA AMERICANA

Di il 20 Marzo 2015

Alla Corte il testo di Arthur Miller che lo portò al trionfo

di Chiara Gaddi

18E9604Ci aveva visto lungo Arthur Miller quando parlando del suo primo successo teatrale lo aveva definito “un’opera destinata a un teatro dell’avvenire”. Perché, in effetti, a sentire la storia di Erano tutti miei figli, in scena al Teatro della Corte fino a domenica, sembra di ricordare fatti appena accaduti: corruzione, accumulo senza scrupoli d’immensi patrimoni, frodi e illegalità.

Al centro, c’è il dramma della famiglia Keller, che piange da tre anni la scomparsa di un figlio partito per la guerra. Abilmente dissimulata, si scopre che la vera tragedia si cela dietro il padre: un industriale corrotto, che ha venduto alcuni pezzi difettosi all’areonautica militare, causando la morte di ventun piloti e forse, anche quella del figlio. A contrapporsi c’è la tranquillità della vita borghese che si svolge lenta e garbata, tra le visite dei vicini, un tè e una partita a carte. Il confronto è stridente e l’equilibrio è precario tra chi sa e chi sospetta: la tragedia privata diventa per Miller il pretesto e lo stimolo per costruire una ferale critica della società nella quale si svolge, puntandovi il dito contro.

Il testo, scritto nel 1947, prende spunto dalle debolezze dell’America di quegli anni e non può che riflettere sulla responsabilità sociale, sulla giustizia e l’ipocrisia di chi si è arricchito sfruttando la guerra.

Ma secondo una crudele legge karmica, dopo quasi centocinquanta minuti durante i quali si è andati verso il disvelamento della storia, il colpevole è costretto a prendere atto e a pagare il prezzo della propria avidità, facendo calare il sipario su un terribile crimine.

Erano tutti miei figli, prodotto dallo Stabile di Catania, andrà in scena al Teatro della Corte stasera e sabato alle 20.30, domenica alle 16.00.

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