“Hybris”, il nuovo spettacolo di Mastrella e Rezza in scena al Teatro della Tosse il 17 e 18 marzo

GENOVA – Come si possono riempire le cose vuote? È possibile che il vuoto sia solo un punto di vista? È questo che si domandano Flavia Mastrella e Antonio Rezza con il loro nuovo spettacolo “Hybris”. L’opera andrà in scena il 17 e 18 marzo alle ore 20.30 nella Sala Tronfo del Teatro della Tosse.
Ognuno perde l’orientamento, la certezza di essere in un luogo, perde il suo regno così in terra e non in cielo. L’uomo fa il verso alla belva. Che lui stesso rappresenta. Senza rancore. La porta ha perso la stanza e il suo significato, apre sul nulla e chiude sul nulla. Divide quello che non c’è(…)
Le gabbie naturali imposte dal mondo legiferano della nascita, della crescita e della cultura, ma la morte è come al solito insabbiata; ai bambolotti queste cose sembrano inutili sofferenze, antiche volgarità. La porta attraversata dal corpo, che è di cervello e profondamente pigro, si trasforma in un portale nel vuoto; al bordo del precipizio si può immaginare un mondo alternativo ma il bambolotto si lascia abitare da chiunque, di ognuno prende un pezzo, uno spunto, sicuro e consapevole di dare una direzione sua alle cose.
Antonio Rezza ed sette attori abitano il palcoscenico in un turbinio di situazioni in continua metamorfosi in cui il concetto chiave sta proprio nel significato del titolo e l’unico elemento stabile è una porta.
L’orgoglio e la tracotanza, l’hybris dell’antica Grecia, spingono l’uomo a credere di essere potente e fortunato e a sfidare le regole stabilite e la porta simboleggia il vuoto e la divisione, aprendo e chiudendo su ciò che non esiste.
Intorno, un ambiente sterile in cui l’essere umano è prigioniero del proprio corpo e ossessionato dall’immagine di sé, tanto da modificare il proprio aspetto per raggiungere una bellezza immobile e silenziosa a cui ambisce.
Aprire la porta significa entrare in contatto con le incertezze, l’ambiguità e l’insicurezza degli altri, nonché con la bassezza del loro modo di essere. Chiunque si trovi in una posizione di potere, detta le regole; ci si conosce a malapena, poiché non c’è spazio per fare conoscenza e i rapporti sono destinati a fallire.
“Come sempre l’ultimo spettacolo di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, HỲBRIS, è ontologico-umoristico, delirante-realista, psicanalitico-lunare e lunatico. Rinchiuso in un rettangolo dai lati solo disegnati in terra e quindi sempre valicabili, suggerisce un ambiente frigorifero per la conservazione della specie, dotato di qualche confort per i periodi di lunga reclusione, aperto agli infiniti dell’abiezione e della risata, del paradosso e dell’accelerazione stratosferica e incontenibile, del tormentone e dello sguardo antropologico (…).
Flavia Mastrella da sempre inventa ambienti morbidi, di stoffa, o di materiali più resistenti, come le edicolette di Anelante, offrendole come habitat per la vita scenica di Antonio Rezza. Lui di volta in volta asseconda quegli habitat o ci combatte contro, deformandosi nei buchi delle stoffe, agitandosi e correndo tra scivoli, avvolgendosi in tele per sdoppiarsi – da un lato, dall’altro – per rappresentare due figure in una o le due anime di una sola figura(..)
Oltre le porte che vedrete aprirsi e chiudersi su vari ambienti, tanti da indurre una vertigine, da mettere in moto la paura del cambiamento, da precipitare in una molteplicità che fa temere il dilagare del nulla, oltre le porte scorgiamo un sacrificio umano. È quello di tutti noi, in fondo borghesucci in cerca di rassicurazioni e distrazioni, e degli autori, l’artista modellatrice e la meravigliosa marionetta crudele, il poeta Pinocchio de-lirante, l’attore e performer insieme. Lo splendore del corpo in movimento, ostacolato ma mai addomesticato, si offre umilmente al nostro occhio belva, scatenando torrenti di risate che vogliono spesso dire che troppo ci riconosciamo in quell’agnello portato al mentale macello e sempre fingiamo di illuderci che non narri di noi ma di quegli altri che stanno là, oltre la soglia”.
CS.

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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Claudio Cabona, Giovanna Ghiglione e Giulio Oglietti. Le foto sono a cura di Emilio Scappini. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiUltime Notizie
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