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“Gli dei non sono tenuti ad essere giusti” M. Miller: Edipo e la beffa di Apollo
di Francesca Lituania
GENOVA – “L’Assurdo è la ragione stessa dell’esistenza” (Albert Camus, Il mito di sisifo). La consapevolezza della finitezza umana e la ricerca di un significato negli accadimenti della vita sono tra i temi più trattati nella letteratura di tutti i tempi. In Edipo re queste tematiche vengono portate all’estremo: l’essere umano è soggetto al destino e al caso, l’azione logica con cui cerca di scampare all’inevitabile è illusoria tanto da diventare beffa e la curiosità di per sé unita al ragionamento diventa cecità, accelerando il corso degli eventi il cui finale è già scritto dagli dei. È da qui che Fabrizio Sinisi (dramaturg) e Andrea De Rosa (adattamento e regia) partono per raccontare la tragedia di Sofocle al Teatro Nazionale di Genova: il protagonista non è più Edipo con il suo tentativo di autodeterminazione ma Apollo che punisce la hubris della conoscenza umana e che porta l’eroe della sfinge a l’accecamento autoindotto, colpevole di aver spinto all’estremo il significato del motto “Conosci te stesso” (foto in copertina di Andrea Macchia).
L’opera inizia con i lamenti striduli e le invocazioni gridate al dio delle donne di Tebe, quasi delle furie; tutti i personaggi sono nascosti dietro un vetro opaco e sporco (scene di Daniele Spanò) a cui si appoggiano con i palmi delle mani: il volere del dio che non si svela, le implorazioni che rimangono inascoltate da Apollo dicotomico, portatore di vita e di morte, purificatore di atti incestuosi da lui stesso vaticinati.
Tutti i personaggi si celano dietro l’incertezza e l’oscurità salvo Tiresia e Edipo. Il veggente parla da dietro un vetro trasparente traversato da una benda che rappresenta non solo la sua cecità, grazie alla quale è in grado di vedere il vero, ma quella di Edipo: la benda cadrà una volta scoperta la verità e il cieco diverrà il re,che si muove, prima solo, poi insieme a Giocasta in un megaron di luci e ombre dove i pannelli dorati sullo sfondo fanno da eco al volere del Dio Apollo “lo splendente”, la regina prova a dissuadere il marito dal conoscere la realtà che lei ha già intuito, ma invano, le forti luci che accecano lo spettatore (proiettate da sette punti tanti quante le porte di Tebe ad opera di Pasquale Mari, light designer) e le ombre che incorniciano la scena, rendono esplicita l’angoscia di Sofocle nel descrivere il conflitto dell’uomo verso il divino quale rappresentazione della forza inesorabile del destino.
Indubbiamente si tratta di una edizione d’impatto particolarmente dura, che angoscia senza l’esposizione cruenta del suicidio e dell’azione auto punitiva, dove la voce del divino non si sente ma si percepisce in ogni momento e in ogni luogo. Si esce dal teatro con il peso dell’ineluttabile, con l’oppressione del dolore e il risuonare in testa di grida stridule. Applausi sentiti vanno a Marco Foschi (Edipo) e Frédérique Loliée (Giocasta) per la difficoltà tecnica che comporta lasciare la scena ad un protagonista senza voce né volto.
Edipo Re di Sofocle
in scena al Teatro Nazionale di Genova
Mercoledì 22/01/2025 ore 20:30
Giovedì 23/01/2025 ore 19:30
Venerdì 24/01/2025 ore 20:30
Sabato 25/01/2025 ore 19:30
Domenica 26/01/2025 ore 16:00
biglietteria:
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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiUltime Notizie
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