“GENOVA DA SCOPRIRE”, I FANTASMI DELLA SUPERBA: DIECI STORIE DA BRIVIDI

Di il 26 Ottobre 2023

In occasione dell’avvicinarsi di Halloween, una lista dei racconti più affascinanti e terrificanti degli spiriti che vagano per le vie del capoluogo ligure

di Alessia Spinola

GENOVA – Halloween è alle porte e, come da tradizione, sono sempre numerose le storie dell’orrore che questa festa pagana si porta dietro, tra spiriti, streghe, mostri, leggende e miti. Anche la città di Genova ha una lunga lista di racconti da brividi di fantasmi che si aggirano per le sue vie, teatro di apparizioni e testimonianze di crudeli avvenimenti storici avvenuti in passato, come omicidi o suicidi. Ecco alcune delle storie più incredibili e terrificanti:

IL FANTASMA DI BRANCA DORIA

Collocato all’Inferno nella Divina Commedia di Dante quando era ancora in vita, Branca Doria è un nobile genovese vissuto tra il 200 e il 300 e il suo palazzo erge ancora oggi alla sinistra della chiesa di San Matteo. All’interno dell’opera dantesca, egli compare nel XXXIII canto dell’Inferno, nella terza zona del nono cerchio, e cioè nella Tolomea, dove sono puniti i traditori degli ospiti: il Sommo Poeta spiega, infatti, che l’anima di un traditore, appena commesso il delitto, viene subito sprofondata nella Tolomea, mentre nel suo corpo sulla terra prende dimora un diavolo.

Sulla sinistra, la colonna rossa segnata dal passaggio di Doria

Branca Doria fu un personaggio molto spietato, infatti assassinò il suocero durante un banchetto e ne tagliò a pezzi il corpo per nasconderlo. La sua fine fu altrettanto tragica: fu catturato a Sassari e trucidato.

C’è chi racconta che ancora oggi il suo fantasma si aggiri nella piazza di San Matteo. Testimoni raccontano di aver visto lo spettro vagare con le mani insanguinate tra le colonne della chiesa, per poi scomparire dopo essersi appoggiato a una di esse, che avrebbe eletto come suo domicilio, lasciandoci sopra delle macchie di sangue come testimonianza del suo passaggio.

IL FANTASMA DI GIULIO CESARE VACCHERO

Giulio Cesare Vacchero fu protagonista di una congiura contro il governo genovese. Egli fu tradito da Gianfrancesco Rodino, uno dei suoi compagni di congiura, il quale lo smascherò al doge Gian Luigi Chiavari, rivelando il suo piano. Vacchero fu dunque condannato a morte e il suo palazzo raso al suolo, dove al suo posto venne eretta una “colonna infame”, alla cui cima è posta una targa che ricorda i fatti: “A memoria dell’infame Giulio Cesare Vachero, uomo scelleratissimo, il quale avendo cospirato contro la Repubblica, mozzatogli il capo, confiscatigli i beni, banditigli i figli, demolitagli la casa, espiò le pene dovute”

La “colonna infame”

In seguito i suoi discendenti fecero costruire un’imponente fontana per nascondere la “colonna infame”. Si narra che proprio nei pressi di piazza Vacchero, dov’è situata la colonna, si aggiri il suo fantasma. Inoltre, si dice che nelle notti in cui la Luna con i suoi raggi raggiunge il porfido della fontana, in essa si possano osservare visioni tremende.

LA STORIA DI ANNA SCHIAFFINO GIUSTINIANI

Anna Schiaffino Giustiniani

Anna Schiaffino Giustiniani, meglio conosciuta come Nina, fu moglie di Stefano Giustiniani e promotrice di uno dei salotti politici repubblicani più frequentati dell’Ottocento. Fu proprio durante una di quelle riunioni che la donna conobbe Camillo Cavour, con il quale iniziò una corrispondenza epistolare e, successivamente, una vera e propria storia d’amore. Un giorno, però, il signor Cavour decise di punto in bianco di porre fine alla relazione. Da quel momento Nina cadde in una profonda depressione, tentando più volte il suicidio.

La sera del 24 aprile 1941, la donna si gettò da una finestra di Palazzo Lercari in Via Garibaldi, togliendosi la vita. Da quel momento pare che ogni anniversario della sua morte sul selciato compaia una macchia con la forma del suo corpo.

LA VECCHIETTA DI VICO DEI LIBRAI

Questa è sicuramente una delle storie più famose dei fantasmi di Genova, conosciuta tra i genovesi e ripresa anche dai media.

Si narra del fantasma di un’anziana signora che si aggira nei pressi di Porta Soprana. La sua prima apparizione fu nel 1989, quando, con abiti fuori moda e in dialetto genovese, la vecchietta chiese indicazioni a un passante per raggiungere casa sua in Vico dei Librai. Peccato che la persona a cui fece la domanda non aveva mai sentito parlare di quella via. Fu così che la donna, improvvisamente come apparve, scomparse.

Da quel momento, nella zona compresa tra i Giardini Baltimora e Porta Soprana, le apparizioni continuarono. Nota è la manifestazione della vecchina a un giovane a cui, dopo aver chiesto indicazioni, regalò una banconota risalente al 1943.

Fotografia di fine Ottocento di Alfred Noack che ritrae l’antica Via Madre di Dio

La storia appassionò parecchie persone che, dopo numerose ricerche, scoprirono che Vico dei Librai era esistito veramente e si trovava nel quartiere di Via Madre di Dio, distrutto tra gli anni Sessanta e Settanta.

Dopo una seduta spiritica a cui partecipò anche una medium (e alcuni cronisti locali), si scoprì che il nome dell’anziana donna era Maria Benedetti. La donna non sapeva di essere morta e ricercava la sua casa che non riusciva più a trovare. Le ricerche al Cimitero di Staglieno confermarono l’esistenza di una Maria Benedetti che morì in seguito a un malore non lontano da via Pomo Granato nel quartiere di Via Madre di Dio. Le apparizioni continuano ancora oggi.

IL BAMBINO DI VIA LUCCOLI

Quella che oggi conosciamo come Via Luccoli prende il nome dal latino “lucus”, ovvero boschetto sacro. Secondo una leggenda, questo bosco era intitolato alla divinità pagane di Camuho e Acca, incarnazione del Sole e della Luna.

Via Luccoli

Questo luogo nell’antichità fu teatro di sacrifici umani. Pare che tra le vittime ci sia anche un bambino, oggi conosciuto come “Il bambino di via Luccoli“. Si narra che egli appaia alle persone tristi che si aggirano per la via: il bambino non proferisce parole, si limita a sorridere, svanendo poi nel nulla e lasciando alle persone un senso di serenità e sollievo.

IL FANTASMA DI PAGANINI

Niccolò Paganini

Secondo il racconto di molti, il fantasma del celebre violinista vaga ancora per le strade di Genova. In particolare, è diventato celebre un episodio specifico. Nel 1947, durante le riprese di un film sul violinista genovese, all’interno del Salone del Maggior Consiglio, il Maestro De Barbieri stava eseguendo il brano “Le Streghe” con il Cannone (il celebre violino di Paganini), quando a un certo punto si udì una voce dire: “Io sono Paganini, Bravo Bravo e ancora Ah! le mie Streghe, le Streghe.

Non si capì mai da dove venisse la voce e sul posto intervenne anche la polizia. I verbali di quella serata sono ancora oggi presenti all’interno dei fascicoli custoditi presso l’Archivio dell’ufficio Belle Arti del Comune di Genova. Ancora oggi non si è risolto il mistero di chi fu a parlare quella volta.

LA CASA DELLA ANIME DI VOLTRI

Sulle alture di Voltri, si trova uno dei luoghi più misteriosi e affascinanti della città, da sempre teatro di fenomeni paranormali ancora oggi senza risposta.

L’edificio un tempo era l’unica locanda sulla strada che poteva dare ospitalità a pellegrini, mercanti, viandanti e, ovviamente, briganti. I proprietari negli anni derubarono e uccisero tantissimi avventori seppellendoli nei terreni circostanti. I racconti delle sparizioni, però, arrivarono alla polizia che indagò e scoprì quel cimitero vicino alla locanda. I gestori furono imprigionati e l’edificio chiuso.

Nessuno volle più avvicinarsi a quel luogo finché una famiglia che aveva perso tutto durante la guerra decise di stabilirvisi. Iniziarono da subito ad accadere cose strane: oggetti che si muovevano da soli, urla e lamenti provenienti dalle camere e addirittura l’apparizione di una giovane che chiedeva notizie del suo amato. Com’è facile intuire, la famiglia lasciò per sempre l’edificio,

La storia della Casa delle Anime di Voltri finì anche sulla Rai e, nel finale del filmato, si vede passare una figura misteriosa.

IL FANTASMA DEL TEATRO CARLO FELICE

Anche il capoluogo ligure ha il suo “fantasma dell’opera”, quello di Leila Carbone, figlia di un liutaio. La giovane donna terminò la sua vita nelle celle dell’Abbazia di San Domenico, chiesa ormai scomparsa per far posto al Teatro. Leila fu accusata di stregoneria probabilmente dalla madre e dalla promessa sposa di un giovane nobile di cui, ricambiata, si innamorò. La ragazza passò dunque i suoi ultimi giorni nelle segrete del convento e di lei non si seppe più nulla fino all’inaugurazione del Teatro nel 1828.

Teatro Carlo Felice

Proprio in quel periodo, infatti, pare che ci furono le prime apparizioni della donna, forse risvegliata dalla musica che lei amava tanto. Il fantasma ha l’aspetto di una bellissima ragazze che si aggira scalza e che si porta dietro un profumo di rosa. La si vede nel foyer, tra i camerini e dietro le quinte, spesso suonando il suo liuto.

I COSTRUTTORI DELLA CATTEDRALE DI SAL LORENZO

Cattedrale di San Lorenzo

Durante la notte di San Giovanni si narra che davanti al Duomo si raduni un vero e proprio gruppo di fantasmi: si tratterebbe di tutte quelle persone che hanno lavorato alla costruzione dell’imponente chiesa genovese.

Le anime entrerebbero in chiesa, attraverserebbero la navata e raggiungerebbero la cupola per poi scomparire con l’arrivo dell’alba.

LA CORTIGIANA DI PIAZZA SENAREGA

Palazzo Senarega

Scendendo via Luccoli, superata piazza Soziglia e via Orefici, si giunge in una antica piazzetta: Piazza Senarega.

Dal palazzo dell’antica famiglia che dà il nome alla piazza, i più fortunati potranno scorgere, a mezzogiorno in punto, uscire da una finestra e alzarsi verso il cielo il fantasma di una cortigiana con un fagotto in mano: guardando un po’ meglio scoprirete che quel fagotto è la sua testa mozzatale da un amante troppo geloso.

Queste sono solo alcune delle storie di fantasmi che vagano per le vie di Genova e sono da secoli oggetto di racconti affascinanti e da brividi, testimonianza di come la Superba, con i suoi vicoli e i suoi colori chiaroscuri, non smette mai di affascinare.

Su Redazione

Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Claudio Cabona, Giovanna Ghiglione e Giulio Oglietti. Le foto sono a cura di Emilio Scappini. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela Biagini

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