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“Dialoghi” di Teatro Pubblico Ligure: un poker di docenti per parlare di “Infinito”
GENOVA – La XIV edizione dei “Dialoghi sulla rappresentazione” affronta un tema con cui ognuno si trova prima o poi a fare i conti, L’infinit∞. Da Achille e la tartaruga a Leopardi. Il progetto ideato e diretto da Sergio Maifredi per Teatro Pubblico Ligure, parte dall’idea che in ogni epoca pensatori, artisti, scienziati si sono misurati con un concetto difficile da definire e impossibile da ignorare. Da martedì 21 settembre a mercoledì 6 ottobre 2021, a Palazzo Tursi o a Palazzo Reale, ne parleranno l’antropologo Marco Aime, il filosofo Ermanno Bencivenga, il filologo Corrado Bologna e il matematico Piergiorgio Odifreddi. Gli incontri sono tutti a ingresso libero con prenotazione obbligatoria al numero 348 2624922. A Palazzo Reale è previsto il biglietto d’ingresso al museo (4 euro). Tutti gli incontri si possono seguire in diretta sulla pagina Facebook di Teatro Pubblico Ligure: https://www.facebook.com/teatropubblicoligure. La rassegna “Dialoghi sulla rappresentazione” è un progetto di Sergio Maifredi, organizzato da 14 edizioni dal Teatro Pubblico Ligure con il contributo del Comune di Genova, della Regione Liguria attraverso Teatro Pubblico Ligure e la collaborazione della Direzione Regionale Musei Liguria e di Palazzo Reale, diretti da Alessandra Guerrini. Ricordiamo gli sponsor del Comune di Genova: Iren e Coop.
La XIV edizione di “Dialoghi sulla rappresentazione”, dedicata a “L’infinito da Achille e la tartaruga a Leopardi” prende il via martedì 21 settembre (ore 17) a Palazzo Tursi e sarà aperta da Sergio Maifredi, da quattordici anni direttore artistico dei “Dialoghi”, che dopo l’edizione dedicata alla peste, quest’anno ha scelto come tema l’infinito. «Mai, come nel lungo periodo in cui abbiamo dovuto confrontarci con il limite – spiega Maifredi – siamo stati attratti da tutto ciò che ci riportava all’aperto e, per estensione, a tutto ciò che ci metteva a contatto con l’infinito, una dimensione per sua natura irrappresentabile. Una sfida per un progetto che si intitola “Dialoghi sulla rappresentazione”, a cui abbiamo chiamato esperti di diversi discipline. Il matematico Piergiorgio Odifreddi, che per Rizzoli ha pubblicato “Ritratti dell’infinito”, l’italianista Corrado Bologna che parlerà di Leopardi e Dante con Ulisse che supera le colonne d’Ercole, il filosofo Ermanno Bencivenga, che partirà dal mito di Zenone con il paradosso di Achille e la tartaruga, e l’antropologo Marco Aime, che introdurrà questa edizione mettendo in evidenza come l’infinito e il confine di cui parla nello spettacolo “Ogni luogo è un dove”, siano due facce della stessa medaglia». L’appuntamento prosegue alle ore 17,15 l’intervento dell’antropologo Marco Aime, docente all’Università di Genova, dal titolo L’infinito non ha orizzonte, seguito dallo spettacolo “Ogni luogo è un dove” scritto dallo stesso Aime, che ha debuttato al Teatro Capovolto di Trento lo scorso luglio. Aime lo interpreta con Massimo Germini alla chitarra e al canto, oltre a essere autore delle musiche originali, ed Eleni Molos al canto, oltre a essere voce narrante e rumorista. Lo spettacolo, prodotto da Teatro Pubblico Ligure, è diretto da Sergio Maifredi. Ogni terra promessa è al di là di un deserto è la frase che lo accompagna. È un viaggio nello spazio, quello che Marco Aime ha scritto, per raccontarci quanta strada calpestano gli uomini per attraversare cieli, muri, deserti e mari, per affermare il proprio diritto e il desiderio di vita. Poco a poco, questo viaggio nello spazio si trasforma in un viaggio nel tempo, perché anche noi siamo stati migranti, perché tutta l’umanità è in cammino da sempre, in un susseguirsi di strappi, conflitti, incontri, esilii, ritorni. In questo infinito migrare, le parole e i suoni sono capaci di far vibrare per simpatia le corde più profonde e ancestrali dei nostri cuori di cittadini del mondo, di esploratori testardi, di custodi di memoria, di contrabbandieri di umanità.
Si prosegue martedì 28 settembre (ore 17) a Palazzo Tursi con il filosofo Ermanno Bencivenga, docente all’Università californiana di Irvine, con un intervento su “Infinito e logica”. “Le onde del mare – spiega Bencivenga – potrebbero sembrare individui, distinti gli uni dagli altri; ma, guardandole con attenzione e riflettendo, ci si rende conto che sono invece variazioni di una sostanza infinita, modulazioni alternative di una medesima realtà. È un esempio di quella forma di pensiero e ragionamento che ho chiamato logica oceanica, e che vedo in azione nell’Uno di Plotino, nel deus sive natura di Spinoza, nella durata di Bergson. A differenza della logica analitica, aristotelica, che pone barriere e contrasti dappertutto e rinchiude ogni essere nella sua de-finizione, in quel finito che lo oppone a ogni altro finito, la logica oceanica ci porta a trascendere il finito: a vederlo in costante dialogo con il suo altro, a ri-conoscersi in quell’altro”.
Il terzo appuntamento è con il filologo e italianista Corrado Bologna, docente all’Università Roma III e alla Normale di Pisa, protagonista della serata intitolata “Il naufragar m’è dolce in questo mare. L’infinito tra Dante e Leopardi”, in programma a Palazzo Tursi mercoledì 29 settembre, sempre alle ore 17. «Da sempre, nel grande serbatoio mitologico dell’Occidente – spiega il professor Bologna – il mare è figura dell’Infinito. Ulisse, da Omero a Dante, solca il mare Mediterraneo e si avventura oltre le colonne d’Ercole, attraversando i confini del mondo conosciuto, là dove lo sguardo umano non si era mai spinto. E quando all’inizio del Paradiso Dante vuole sintetizzare il senso del suo viaggio celeste parla del “gran mar de l’essere”, e definisce il suo poema un “legno che cantando varca”: quasi una nuovissima nave Argo spinta dal pensiero poetante di Dante-Orfeo nell’“acqua che già mai non si corse”. Il più grande interlocutore dei poeti antichi e di Dante è Giacomo Leopardi: il suo Infinito è una magnifica rimeditazione del Paradiso dantesco: e significativamente l’ultimo verso di questo capolavoro del pensiero poetante moderno scandisce l’estremo naufragio, quello della mente nell’oceano sconfinato dell’essere: “In questa / immensità s’annega il pensier mio”». Corrado Bologna l’11 ottobre al Teatro Franco Parenti di Milano introdurrà lo spettacolo “Le donne, i cavallier, l’arme e gli amori” con Tullio Solenghi diretto da Sergio Maifredi, una produzione di Teatro Pubblico Ligure.
Infine, mercoledì 6 ottobre (ore 17) a Palazzo Reale, sarà il matematico Piergiorgio Odifreddi a illustrare i “Ritratti dell’infinito”. Che cos’è l’infinito? E – domanda ancor più astrusa – che cos’è l’Infinito con la maiuscola? La prima risposta del matematico impertinente Piergiorgio Odifreddi è semplicissima: l’infinito/Infinito è, con l’essere/Essere, il concetto più abusato di sempre, da chiunque, in buona compagnia con poeti, artisti, teologi e filosofi. Il tema è tuttavia intrigante e le – se non infinite (!), almeno assai numerose – ipotesi finora formulate dall’umanità sono affascinanti. Per orientarsi in questo mare magnum, può essere utile, secondo Odifreddi, uno sguardo nella prospettiva della matematica che «permette di fare un massimo di chiarezza nel buio di una gran confusione». In “Ritratti dell’infinito” (Rizzoli Edizioni) scopriamo che, per rappresentare l’infinito, si possono usare non una ma diverse, splendide immagini, dai baci che Catullo chiedeva a Lesbia (genericamente molto numerosi) a un labirinto che ci tiene costantemente in trappola, da quel che “sta al di là” (ad esempio, del colle, Leopardi docet) a filastrocche come “Alla fiera dell’Est”, si potrebbe andare avanti all’infinito… anche se, avverte Bob Dylan, «Guarda nell’infinito, non vedrai altro che problemi»!
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C. S.
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