COSTRUIRE IL FUTURO SU PEZZI DI VETRO

Di il 5 Marzo 2015

L'UOMO CHE RACCOGLIEVA BOTTIGLIE IMG_0655-2Pino Petruzzelli accompagna lo spettatore alla ricerca della speranza

Di Chiara Bozzo

 

Poco più di un’ora di spettacolo che però fa uscire dalla sala con la sensazione e la convinzione di aver sentito tutto, perché i temi trattati sono tanti ma colti sino al fondo anche con una sola battuta. Fa questo Pino Petruzzelli con il suo L’uomo che raccoglieva bottiglie al Teatro Duse sino a domenica. Petruzzelli è solo in scena, a raccontare la vita di Pasquale, un maestro d’ascia lampedusano con l’abitudine di raccogliere cocci di bottiglia sulle spiagge dell’isola. Accanto a lui un alberello spoglio che innaffia ogni giorno e continuamente interpella, con tagliente accento siciliano, quasi dovesse rispondere ai suoi tanti interrogativi e dubbi. La voce dell’attore si presta ai genitori di Pasquale quando questo appena tredicenne decide di abbandonare il suo paese sperduto per il luccichio illusorio della città di Genova, per poi impersonare tutti gli altri personaggi al ritorno a Lampedusa coinciso con la morte del padre. I temi, abbiamo detto, sono tanti: l’ecologia, la stigmatizzazione dello spreco, la necessità di interrogarsi su dove ci stia conducendo un progresso che, ben sottolineato dagli effetti sonori, tra fischi di aerei e rombi di treni, rischia di coprire le voci delle persone. Pasquale parla del passato, del presente e del futuro. Chiede, invoca, di ricordare, e di far tesoro di quello che è stato prima di noi: tra guerre, catastrofi e fame. Il presente non poteva non fare riferimento allo sbarco dei profughi sull’isola siciliana e alle tragedie dei naufragi di barconi.  Predica, mentre raccoglie bottiglie sul bagnasciuga, perché «raccogliere è un po’ come ricordare», un ritorno alle origini. Ma non si tratta di un ritorno folle, un inno ai bei tempi che furono privo di contatto con la realtà: serve la speranza e la consapevolezza che i grandi cambiamenti sono fatti di piccoli passi. La voce narrante di Paola Piacentini all’inizio e alla fine dello spettacolo funge da guida per aprire e concludere la storia.

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