Ambra Angiolini con “Oliva Denaro” dice “no” e porta sul palco la voce di tutte le donne vittime di violenze
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di Alessia Spinola
GENOVA – “La femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia”: sono queste le parole che Ambra Angiolini nei panni di Oliva Denaro usa per aprire lo spettacolo andato in scena ieri sera per la prima volta a Genova al Teatro Modena, le stesse usate da Viola Ardone nell’omonimo romanzo. Con la regia di Giorgio Gallione in collaborazione con la stessa Angiolini, quella rappresentata sul palco è la vera storia di Franca Viola, la ragazza siciliana che negli anni ‘60 fu la prima a rifiutare il cosiddetto “matrimonio riparatore”, dopo essere stata vittima di violenza sessuale.
Attraverso il personaggio di Oliva, Franca continua a vivere e a insegnare l’importanza di essere donna, femminile singolare, esattamente come gli uomini a cui basta nome e cognome per valere qualcosa, e non sempre declinate al plurale formando una schiera per poter ottenere considerazione. Il romanzo e lo spettacolo, dunque, prendono spunto dalla sua vicenda e la ripercorre, fino al momento in cui, con una decisione inedita, rifiuta di sposare il suo aggressore e di denunciarlo. Fino al 1981, infatti, la legge italiana stabiliva che l’autore dello stupro poteva estinguere la condanna sposando la vittima della sua violenza (pure se minorenne).
“L’ha fatto per amore”, “tu però gli hai sorriso”, “non è vero che hai parlato da sola con lui?”, “avete anche ballato insieme”: queste sono solo alcune delle frasi che Oliva si sente pronunciare nel momento in cui decide di voler ottenere giustizia, vittima di un sistema che seguiva regole arcaiche e per il quale rapire e violentare una donna equivaleva a una grande forma d’amore se c’era poi la volontà di un matrimonio.
Oliva però dice “NO”, lei non ci sta, non vuole essere un’altra donna ostaggio del silenzio, lei al silenzio gli grida in faccia, anche se il suo “no” dovesse rimanere un eco nel vuoto, perché comunque un eco ha la capacità di essere sentito da altre persone, persone che magari grazie alla voce di Oliva troveranno la forza di far sentire anche la propria e di mantenerlo in vita quell’eco, finché non diventerà assordante.
Sul palco Ambra è da sola, ma la sua fluidità e grande capacità d’interpretazione riescono a far vedere allo spettatore tutti i personaggi della vicenda, dalla madre burbera al padre silenzioso, fino al suo aggressore, in un’ora e mezza di spettacolo che sembrano cinque minuti. È con le lacrime agli occhi che l’attrice saluta il pubblico che la ringrazia per la sua performance con una standing ovation, gli applausi scroscianti sono per lei e per tutte le donne a cui ieri sera ha dato voce.
Di quanti esempi abbiamo ancora bisogno? Quanti “no” devono rimanere inascolati? La storia è ambientata negli anni ’60, eppure ancora oggi, nel 2024, sono innumerevoli le storie di donne che si sono ribellate, che hanno gridato a gran voce il loro dissenso, senza però essere prese sul serio o aiutate, e i numeri delle vittime che ogni anno continuano a salire ce lo ricordano come uno schiaffo in faccia, solo che noi, spesso, non guardiamo, e porgiamo l’altra guancia.
Tantissime donne non hanno l’indipendenza economica per poter scappare da quelli che loro chiamano mariti o fidanzati, non saprebbero dove andare, costrette dunque a rimanere in una gabbia di cui non riescono più a trovare la chiave, ed è per questo che storie come questa devono continuare a essere raccontate, per ricordare ogni giorno a tutte le donne là fuori l’importanza di avere un lavoro, seppur sarà sempre stipendiato meno di quello di un uomo, di trovare la propria strada e di non dover dipendere da nessuno. Non siamo delle brocche, se ci rompono noi ci ricomponiamo e, come insegna la tecnica orientale del “kintsugi”, ricopriamo le nostre ferite con l’oro per essere ancora più belle e forti di prima.
Quella di Franca Viola è una storia di riscatto, di una guerriera che non ha voluto stare al suo posto e ha avuto il coraggio di non arrendersi e, proprio come direbbe Oliva, io sono favorevole al non arrendersi.
Lo spettacolo andrà in scena al Teatro Modena fino a domenica 7 aprile.
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