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DIAFRAMMA: E’ ANCORA “SIBERIA”
In occasione del concerto di venerdì sera al Teatro Altrove, il leader della band fiorentina Federico Fiumani ci ha raccontato cosa si nasconde dietro la riedizione di “Siberia”, il disco che negli anni Ottanta lo ha portato al successo
È il 1984 e a dare una scossa al mercato discografico italiano arriva “Siberia”, disco dalle sonorità post punk e new wave, già affermate in Inghilterra e nel resto del mondo grazie a band come Cure, Talking Heads e Joy Division. Loro sono i Diaframma, band originaria di Firenze fondata dal cantante e chitarrista Federico Fiumani, e il disco sarà destinato a rimanere tra i migliori di sempre nel panorama musicale italiano.
A trentadue anni di distanza, il capolavoro del gruppo fiorentino è tornato nei negozi di dischi, con nuovi arrangiamenti, nuove collaborazioni e sei nuovi pezzi. Si chiama “Siberia Reloaded 2016” ed è in vendita da fine settembre. Federico Fiumani lo presenterà a Genova venerdì alle 21 al Teatro Altrove di Piazza Cambiaso. Nel frattempo, ecco cosa ci ha raccontato!
Perché oggi, nel 2016, una nuova edizione di Siberia, il disco che vi ha portato al successo negli anni Ottanta e che si colloca tra i migliori album nella storia della musica italiana?
Non esiste un vero motivo, semplicemente ci andava di farlo, non ci bastava più proporlo soltanto nel live; volevamo qualcosa che rimanesse, un attestato del nostro impegno.
Oltre ai brani storici riproposti con nuovi arrangiamenti, il disco contiene anche sei pezzi inediti. Quando sono stati scritti e di cosa parlano?
Sono stati composti adesso, basandomi su alcune poesie che avevo scritto negli anni Ottanta, proprio per cercare di mantenere lo spirito di quegli anni. Parlano essenzialmente di me, di come io percepivo il mondo.
Quando hai iniziato ad avvicinarti alla musica e grazie a chi?
Ho una sorella più grande che, verso gli 11, 12 anni, mi istruì dandomi da ascoltare i dischi di Fabrizio de Andrè. Poi scoppiò la rivoluzione punk e continuai da solo.
Credi che le nuove generazioni di musicisti possano ancora portare qualcosa di nuovo nella musica italiana? Per te la musica rappresenta sempre lo stesso stimolo e le stesse emozioni?
Certo che sì, c’è un sacco di gente brava in giro. La musica mi dà sempre le stesse emozioni, sì. Anzi, ho appena comprato un piatto nuovo e mi sono messo finalmente a riascoltare i vinili: Angel Olsen e Hugh Cornwell su tutti.
Pensi che i nuovi mezzi per farsi conoscere – ad esempio i talent show, i programmi televisivi e i video su YouTube – abbiano un po’ rubato l’anima della musica?
Non direi. I giovani musicisti semplicemente usano, chi bene chi male, i mezzi che il presente mette loro a disposizione. Poi ci pensa la realtà a premiare chi se lo merita. Ognuno è figlio della propria epoca.
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