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BRASSAÏ, L’AMORE IN DUECENTOCINQUANTA SCATTI
Fino al 24 gennaio Palazzo Ducale ospita la mostra sul fotografo ungherese che per Parigi lasciò tutto. Anche il nome.
Di Chiara Gaddi
E’ bastato un attimo a Brassaï per innamorarsi di Parigi. Un amore coltivato nei ricordi del suo primo viaggio, quando appena a quattro anni si trasferì per un breve periodo con la madre e il padre, professore di letteratura alla Sorbona. Per lui, che era nato a Brasso, in Transilvania, sotto il nome di Gyula Halász, le suggestioni della Ville Lumière devono essere state moltissime: i Grands Boulevards, le rive della Senna, gli spazi labirintici del Quartiere Latino, la luce limpida e cristallina che si rispecchia nelle vasche dei Giardini del Luxembourg. E’ con queste immagini che si apre “Brassaï, pour l’amour de Paris”, la mostra allestita nel Sottoporticato di Palazzo Ducale fino al 24 gennaio e curata da Agnès de Gouvion Saint-Cyr. Duecentocinquanta fotografie vintage reperite negli archivi dell’artista più una proiezione, per raccontare non solo la storia di una passione tra il fotografo e la capitale, ma anche di coloro che hanno contribuito a trasformare la città in leggenda.

Dopo una prima sezione dedicata agli scatti realizzati tra il 1930 e il 1933, si passa al fortunato incontro con Picasso. Il pittore, colpito dalla forza comunicativa delle sue immagini, gli apre le porte dei suoi atelier e gli affida il compito di fotografarlo al lavoro. Insieme, scoprono la comune passione per i personaggi grotteschi dei luna park e per il circo, punto d’ispirazione per descrivere il mondo illusorio in cui si dibatte l’uomo.
Dagli atelier alla vita bohémienne il passo è breve: Brassaï è travolto dal vortice della “Parigi degli Anni Folli”, vissuti di notte, tra Montparnasse e una casa chiusa, di cui diventa assiduo frequentatore. Sfruttando la familiarità del luogo, Brassaï immortala con estrema naturalezza i suoi protagonisti, dalle prostitute di “Chez Susy” al popolo dei nottambuli che si riversa per strada all’uscita di un cabaret, proprio quando finisce la notte e inizia il giorno.
Tantissime le immagini realizzate di notte, vero terreno di caccia di un perdigiorno impenitente: in “Paris de Nuit”, Brassaï fissa sulla pellicola il rigore classico dell’architettura parigina, inquadrata dalla luce di un lampione o dai fari di un’automobile. L’artista diventa l’osservatore invisibile di una Parigi insolita, a volte sfumata nella nebbia, altre limpida come il riflesso ripetuto all’infinito degli archi di un ponte sulla Senna.
Scopritore infaticabile del fascino notturno, Brassaï non è insensibile alla meraviglia della capitale alla luce del giorno: la galleria prosegue con la folla elegante di Rue de Rivoli e affascina con l’imponenza della Tour Eiffel, l’Arco di Trionfo e i doccioni zoomorfi sulle torri di Notre Dame. Con la stessa immediatezza cattura lo spirito di ogni quartiere, fissa lo slancio di due innamorati sull’altalena o l’immobilità di una sedia sotto la neve, perché ovunque si guarda e come la si guarda, “Parigi è sempre Parigi”.
La mostra è aperta dal martedì alla domenica, dalle 11 alle 19 (biglietteria 10-18). Biglietti da 4 a 9 euro.
Per tutte le informazioni www.palazzoducale.genova.it
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