SERGIO STAINO SI RACCONTA AGLI STUDENTI

Di il 1 Aprile 2015

Di passaggio a Genova per tenere una conferenza all’Università prima di presentare una mostra a Torino, il famoso fumettista (ma non solo) ha aperto il suo libro dei ricordi. Tra la genesi del suo “Bobo” e la sua analisi critica e ironica della realtà.

Testi di Cristina Puppo

Foto di Chiara Tasso

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Ci sono persone che riescono a tirare fuori l’arte dall’esperienza e dalla vita di tutti i giorni e ad esprimere la loro passione con una forza tale da far entrare i propri personaggi nella storia: Sergio Staino ne è un esempio lampante.

Il suo alter ego Bobo, creatura di carta uscita su Linus per la prima volta nel 1979, è ormai visto come lo specchio cinico e autoironico di una generazione disincantata, che ha vissuto il Sessantotto ed è cresciuta con segni grafici nuovi e tanta voglia di far politica.

Poter incontrare un monumento vivente della grafica e della vignetta satirica italiana come Staino è indubbiamente un’esperienza che non capita tutti i giorni, resa possibile grazie alla collaborazione e all’impegno di Pino Riotto, presidente dell’associazione Istrione International di Sanremo, e Leo Lecci, professore di Storia della Grafica presso l’Ateneo genovese.

Dopo i saluti delle autorità, in veste del Preside della Scuola di Scienze Umanistiche Michele Marsonet e del Direttore del Dipartimento Alberto Beniscelli, lo storico del fumetto di fama nazionale Claudio Bertieri, considerato uno dei massimi esperti del campo, ha introdotto l’incontro: «Staino è un vero artista mediale nel senso più totale e completo del termine: grande studioso e critico del costume italiano, ha voluto sperimentare tutte le possibilità della comunicazione, dal fumetto al cinema, dal teatro all’opera lirica, pronto sempre a sperimentare e spesso precorrere i tempi» queste le parole di Bertieri per presentare il grande fumettista, che conosce da anni e a cui nel 1984 ha conferito personalmente il premio Yellow Kid al Salone internazionale del Fumetto di Lucca, uno dei riconoscimenti più ambiti in Italia.

Lo stesso Staino, tra i racconti sulla genesi della sua passione per il disegno e i divertenti aneddoti dei tempi della scuola ha ammesso che, di tutte le forme d’arte accarezzate nel corso della sua vita per esprimere la sua grande voglia di comunicare, è indubbiamente il fumetto quella che ama di più e in cui si muove meglio.

Il disegno per Sergio Staino è sempre stato «un’esigenza impellente, un “gioco bellissimo della matita” per veicolare gli spunti dell’immaginazione»: in un ricordo accorato della madre, l’artista ha ricordato gli anni della sua infanzia, quando ella lo invitava a copiare e ricopiare le illustrazioni dei libri di favole, il che l’ha portato a considerare il foglio e la matita come la sua oasi felice, una passione che non è stata fermata neppure dalla brutta malattia agli occhi che lo affligge da anni.

L’amore per il disegno fin da bambino, il gene del sarcasmo frutto delle sue origini toscane, la passione per la sceneggiatura e la letteratura, tutto questo ha contribuito a renderlo un’icona del fumetto italiano contemporaneo, orientato allo scopo di supportare e contribuire ad una riflessione e condividere le sue piccole e grandi storie di tutti i giorni.

Bobo, il suo personaggio più famoso, è nato proprio dalla sua grande autoironia: i suoi tratti si riconoscono nelle linee stilizzate del disegno, e le sue vignette incarnano stimoli e osservazioni sempre attuali grazie ad un efficace uso della satira, condita da un quasi onnipresente elemento politico che fa da sfondo alle riflessioni del suo alter ego.

Staino ha risposto a numerose domande degli studenti, che hanno spaziato dalla politica all’arte, dall’attualità alla satira, dimostrando una visione scettica e disincantata ma estremamente aperta: ai giovani ha rivolto l’invito a sperimentare sempre, senza fossilizzarsi in un solo ambito, a condividere le proprie idee con gli altri e tenere sempre viva la riflessione.

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