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Teatro, venerdì 18 agosto a Savignone va in scena la storia dei Cereghino
SAVIGNONE (GE) – Venerdì 18 agosto alle ore 21 al giardino comunale di Savignone, Lunaria Teatro mette in scena una delle sue produzioni più note e apprezzate: “Storia di un cantastorie. Cereghino detto Scialìn”, con l’interpretazione di Alessio Zirulìa, vincitore del premio Hystrio alla Vocazione 2021, e di Rita Castaldo, scene e costumi di Giorgio Panni e Giacomo Rigalza e regia di Daniela Ardini.
Ispirandosi al romanzo di Giovanni Meriana, originario proprio di Savignone e scomparso a novembre dello scorso anno, lo spettacolo ripercorre le vicende della famiglia Cereghino, molto attiva, fin dalla metà dell’Ottocento, nella diffusione delle ballate popolari e nella propagazione del credo evangelico-valdese nelle vallate dell’entroterra ligure. Originaria della frazione Castello nel comune di Favale di Malvaro, in Val Fontanabuona, la famiglia di cantastorie, popolarmente soprannominata gli ‘Scialìn’, operava esibendosi nelle piazze di città e borghi, spesso durante fiere e mercati. I loro itinerari sono stati trascritti e questo ha permesso di ricostruire gli spostamenti, le date e i luoghi delle esibizioni, grazie anche alla ricerca condotta negli anni Settanta dal gruppo “Musicaio” di Chiavari, al quale si deve il recupero dei testi e delle musiche originali che, nello spettacolo, vengono reinterpretate da Mauro Barbieri, accompagnato dal violino di Arianna Musi e dalla fisarmonica di Marco Raso.
I Cereghino ebbero l’idea di utilizzare alcuni brani della Bibbia nella composizione delle loro canzoni. Ma non era semplice procurarsi quel testo. Trovarono soltanto, dopo molte ricerche, la Bibbia tradotta dal Diodati e incominciarono a leggerla in casa. Il loro parroco proibì quella lettura e arrivò a proibire loro di partecipare alle funzioni e, successivamente, si rifiutò di unire in matrimonio un giovane della famiglia, Giuseppe Cereghino, con Vittoria Costa, una giovane di fede cattolica. Nel frattempo Stefano Cereghino, il capofamiglia, era entrato in contatto con la Chiesa Valdese. Per sposarsi, i due giovani innamorati cercarono di ricorrere al “modo alla Renzo e Lucia” e, convinti di esservi riusciti, iniziarono a vivere insieme. La loro condotta fu oggetto di un lungo, incredibile processo che coinvolse anche altri membri della famiglia. Questa vicenda – documentata dagli atti del processo e dalla voce dei protagonisti, attraverso lettere del parroco e documenti degli stessi Cereghino – viene raccontata con i modi stessi dei cantastorie girovaghi in una scena che rappresenta una festa paesana, con bancarelle, luminarie di carta, bandierine che soffiano al vento.
Lo spettacolo è a ingresso libero.
C. S.
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