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ORESTEA DI ESCHILO, IL COLOSSAL DELL’ANTICHITÀ AL TEATRO IVO CHIESA: «LA TRAGEDIA È FESTA»

Con la regia di Davide Livermore, Agamennone andrà in scena dal 14 al 19 marzo, Coefore / Eumenidi dal 21 al 25. Nei pomeriggi del 19 e del 25 marzo i tre lavori verranno rappresentati insieme in una interessante maratona teatrale
Di Elisa Morando
GENOVA – Una storia di vendetta, di giustizia privata, di passione incontrollata. Amplificata da 50 metri quadri di ledwall, una parete a specchio e un impianto stereo «simile a quello del concerto degli ACDC» spiega il regista Davide Livermore. Orestea è un vero colossal e deve essere affrontata come tale: quaranta artisti sul palco e venti tecnici all’opera per realizzare uno spettacolo della durata di quattro ore e mezza. La trilogia di Eschilo, prodotta dal Teatro Nazionale di Genova in collaborazione con il Teatro di Siracusa e l’Istituto Nazionale di Dramma Antico, andrà in scena al Teatro Ivo Chiesa sia a “puntate” – l’Agamennone sarà dal 14 al 19 marzo, Coefore/Eumenidi dal 21 al 25 marzo – sia in una messinscena unica, che comprende tutte e tre le tragedie, il 19 e il 25 marzo dalle ore 16.
«Perché il pubblico dovrebbe essere spaventato da quattro ore di tragedia? Non siamo abituati a passare ore e ore sul divano per finire le stagioni delle serie tv su Netflix? – dice Livermore, il regista dell’Orestea e direttore artistico del Teatro Nazionale – Andare a teatro per un lungo tempo è una grande esperienza e un momento di comunità, non c’è niente di più vivo. La tragedia non è noia, è festa». E a rendere l’azione viva e vibrante è anche il ricco cast, in parte composto da volti già conosciuti grazie alla recente rappresentazione di Maria Stuarda: Laura Marinoni, Sax Nicosia, Giuseppe, Sartori, Gaia Aprea, Olivia Manescalchi, Stefano Santospago, Anna Della Rosa, Giancarlo Judica Cordiglia, Linda Gennari e Maria Grazia Solano. «Il nostro lavoro è quello di portare sul palco un’opera d’arte totale. La tragedia non è prosa. Saremo filologicamente attentissimi a restituire ogni significanto e ogni suono, amplificando con microfoni e led così come un tempo si amplificava con l’orchestra e le maschere». E la potenza e la profondità del testo rimarrà intatta grazie alla meticolosa traduzione del professor Walter Lapini, che sarà protagonista, insieme alla presidente della Corte d’Appello di Genova Elisabetta Vidali, dell’incontro di lunedì 20 marzo (ore 15) al Teatro Ivo Chiesa dal titolo “Orestea: la conquista della giustizia”.
In questo riallestimento della tragedia eschilea, si cerca di restituire ciò che era, con la tecnologia che oggi c’è. Scritta nel 458 a.C. l’Orestea parla di giustizia e vendetta, maschile e femminile, polis e sfaldamento della società. Agamennone torna ad Argo vittorioso dalla guerra di Troia: è un re che ha un mantello di sangue dietro di sé, a iniziare dal sacrificio della figlia Ifigenia. Assetata di vendetta, la moglie Clitemnestra, con la complicità del suo amante Egisto, lo uccide. Dopo dieci anni, il figlio Oreste, spinto dal dio Apollo a vendicare la morte del padre, commetterà il terribile matricidio che scatenerà l’ira delle Erinni. Solo l’intervento della dea Atena, che istituisce il primo processo della storia, interromperà la catena di sangue e le temibili Erinni si trasformeranno nelle benevole Eumenidi.
L’attrice Laura Marinoni racconta: «In questi mesi ho avuto l’onore di interpretare tre grandi regine: Elisabetta, Maria Stuarda e ora Clitemnestra. Tre donne che sono tre misteri e rappresentano ogni sfumatura della tavolozza dell’umanità. Clitemnestra è una “leonessa a due zampe”, è mossa da una passione irrefrenabile che la trasforma in una macchina da guerra. Vuole essere la mano del destino e vendicare sua figlia uccidendo suo marito. Io, che sono madre, so che per mio figlio ucciderei. Non c’è niente di più vero. La tragedia è tutto tranne che noia, è il modo per accendere dentro di noi la vita, i grandi fuochi».
L’Orestea è un’opera che ruota intorno ai temi della giustizia e della legge naturale. «Sono gli dei a giudicare perché alla giuria popolare non si era ancora arrivati – dice Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria – Sotto un certo punto di vista, la pubblica accusa delle Erinni richiama processi truculenti italiani passati. È un pezzo importante di storia e cultura per capire chi siamo e da dove veniamo». Riflette sulla peculiare situazione della città in questo momento, che eccezionalmente vede sia il sindaco che il presidente con delega alla cultura: «Questo spettacolo cade in una stagione in cui si sta dimostrando un impegno importante attorno a questo teatro. Il Comune investirà sulla sala interna e la Regione finanzierà una nuova grande facciata, che possa diventare osmotica e attrattiva per la città. Vogliamo che Genova giochi in serie A nei prossimi campionati della cultura».

«Con tutti i soldi che ci mettiamo dobbiamo per forza essere qui – scherza il sindaco di Genova Marco Bucci – Non dimentichiamoci che al liceo classico stavamo con lo stesso insegnante per quattro ore e siamo sopravvissuti, questa sarà un’esperienza completamente diversa». Bucci sottolinea come l’amministrazione attuale sia interessata a tenere vivo il teatro: «Sono attuali le stesse dinamiche e riflessioni di 2500 anni fa. Riallestire Eschilo è una grande sfida, ma il nostro Teatro Nazionale si sta ponendo sempre più all’avanguardia, sul leading edge, per rendere attuali e interessanti cose che alcuni pensavano fossero già riposte in un cassetto. La cultura non si deve mai lasciare da parte, perché ricade ogni giorno sui cittadini sui loro comportamenti, migliorandoli».
Ed è intorno a questo concetto che ruota il convegno “La cultura che crea economia” a cui verrà dedicata l’intera giornata di venerdì 24 marzo 2023, al Teatro Duse. Si parlerà di mecenatismo sostenibile, di fundraising per teatri, poli museali, patrimonio artistico e musicale, del Lorenzo il Magnifico che si nasconde dietro a ogni imprenditore. Organizzato dal Teatro Nazionale di Genova, insieme al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e all’Associazione Avvocati Amministrativisti Liguria e con il sostegno di RINA, vedrà alternarsi sul palco il prefetto Renato Franceschelli, il presidente del Teatro Alessandro Giglio, il presidente dell’Ordine degli Avvocati Luigi Cocchi, il direttore de Il Secolo XIX Luca Ubaldeschi e il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. Alcuni temi affrontati nel corso della giornata, a partire dalle 9 del mattino, saranno ad esempio “Cultura e impresa. Un investimento strategico” e “La cultura non è un problema ma la soluzione”.
Per maggiori informazioni sugli spettacoli e sul convegno visitare il sito www.teatronazionalegenova.it.

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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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