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“GLORIOUS BODIES” DI PIET VAN DYCKE IN PRIMA NAZIONALE ALLA TOSSE: L’INTERVISTA AL COREOGRAFO DEI CORPI SENZA TEMPO

In attesa del debutto alla Sala Trionfo di venerdì 11 aprile, GOA esplora con l’artista belga il significato più profondo della sua arte circense e del concetto di “forme”, tema centrale di quest’edizione di “Resistere e Creare”
di Giorgia Di Gregorio
GENOVA – L’invecchiamento è una tappa fondamentale ed inevitabile della vita. C’è chi pensa sia un tabù da non soverchiare e chi invece vede nel passare degli anni e nei cambiamenti che ne derivano un tesoro di creatività e conoscenza di sé. È proprio nel quadro di questo grande dilemma esistenziale che il coreografo belga Piet Van Dycke si muove con la sua innovativa idea di danza ed arte motoria, in cui i corpi e le forme del tempo diventano una celebrazione stessa della trasformazione del movimento che, arrivati ad una certa età, la società tende a nascondere e marginalizzare.
In occasione della prima nazionale di venerdì 11 aprile alla Sala Trionfo dello spettacolo “Glorious Bodies” della compagnia Circumstances, GOA Magazine si è immersa in una conversazione franca e liberatoria con l’ideatore dell’opera, cucita su misura per la rassegna “Resistere e Creare” di Teatro della Tosse. Tema centrale dell’edizione sono proprio le forme, i corpi, ed, in senso più ampio, la reimmaginazione dello spazio scenico e creativo in cui essi si muovono e creano arte, nell’intento di trovare l’innovazione anche, e soprattutto, dove gli altri distolgono lo sguardo.
Qual è il vostro concetto di forme (shapes) nella danza e nell’arte circense? Esiste un solo modo di interpretare queste forme oppure è una conversazione ancora aperta?
In “Glorious Bodies”, le forme non sono solo visive o estetiche: sono storie vive, che respirano. Una forma può essere una caduta, un sollevamento, un’esitazione. Per me, le forme nella danza e nel circo nascono dal dialogo tra l’esperienza interiore dell’interprete e la forma esterna che il suo corpo crea. Soprattutto con i corpi che invecchiano, queste forme portano con sé memoria, storia, resistenza e resilienza. Non c’è un solo modo per farle emergere. È una conversazione continua e aperta, tra l’artista e il suo corpo, tra gli artisti e il pubblico, tra il movimento e il significato.

Il corpo è uno degli elementi centrali della danza e della vostra produzione, in particolare in “Glorious Bodies”. Raccontaci il vostro approccio innovativo alla questione ed il perché è importante, secondo voi, affrontare quest’argomento ora
Viviamo in una cultura ossessionata dalla giovinezza, dalle prestazioni e dalla perfezione. Eppure ognuno di noi sta invecchiando. “Glorious Bodies” offre una contro-immagine: una celebrazione di ciò che il corpo può fare, non solo di ciò che poteva fare una volta. Abbiamo lavorato con sei artisti di oltre 55 anni che hanno avuto una lunga carriera nel circo e nella danza. I loro corpi si sono trasformati, ma la loro capacità di espressione si è approfondita. Non abbiamo cercato di nascondere l’età, l’abbiamo abbracciata. È qui che sta l’innovazione: non nell’inventare qualcosa di nuovo, ma nel guardare finalmente a qualcosa che di solito evitiamo.
Pensi che il linguaggio della danza ed il circo sia un mezzo adatto ad affrontare la talvolta problematica conversazione sull’idoneità dei corpi nella società odierna?
Più che appropriato, è necessario. Il circo si basa sulla fiducia, sul rischio, sul fallimento, sulla ripetizione e sulla resilienza. La danza è presenza, espressione, consapevolezza. Queste forme d’arte ci danno un linguaggio per parlare delle cose indicibili: i cambiamenti invisibili, le perdite, le gioie della riscoperta. Quando un artista anziano solleva un altro sul palco, non è solo un trucco, è una dichiarazione. Il corpo non mente. E attraverso il circo e la danza, possiamo ascoltarlo.

Cosa ci si può aspettare da questo spettacolo?
Vedrete un gruppo di straordinari performer navigare tra i propri limiti, con umorismo, attenzione e coraggio. Lo spettacolo si basa sul movimento fisico e sulle acrobazie dei partner, ma è anche pieno di tenerezza. Non ci si nasconde, non si finge: solo corpi veri, con tutta la loro forza, fragilità ed esperienza. Aspettatevi di essere commossi, sorpresi e forse anche affrontati. Perché se questo spettacolo parla di “loro”, parla anche di noi. Siamo tutti da qualche parte lungo questo percorso di trasformazione.
Qual è il messaggio finale che “Glorious Bodies” vuole veicolare al pubblico e, in senso più ampio, alla società?
Che l’invecchiamento non è un declino, ma una continuazione. Che il corpo, anche se cambia, rimane glorioso in tutte le sue forme. Glorious Bodies sfida le definizioni ristrette di bellezza, valore e abilità. Invita il pubblico a guardare in modo diverso, non solo gli artisti, ma anche se stesso.
11 -12 aprile – h.20.30- Teatri di S.Agostino – sala Trionfo
GLORIOUS BODIES- prima nazionale
Ideazione, coreografia: Piet Van Dycke
Interpreti: Winfried Deuling, Astrid Schöne, Det Rijven, Thorsten Bohle,
Paul Griffoen e Johannes Fischer
Musica: Kris Auwers
Drammaturgia: Marie Peeters
Installazione: Arjan Kruidhof
Produzione: Circumstances vzw
Coproduzione: PLAN, Festival Circolo, DansBrabant, Cirklabo, Circuswerkplaats Dommelhof, PERPLX, Perpodium
Con il sostegno di: governo fiammingo, Grensverleggers/deBuren, Sabam for Culture
Un ringraziamento speciale a: Miramiro, Destelheide e Wybren Wouda
Per conoscere meglio l’arte di Circumstances: https://www.circumstances.be
Tutti i biglietti sono sempre acquistabili online su www.teatrodellatosse.it e su www.happyticket.it

Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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