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FOTOGRAFIA, MUSICA E PITTURA: I PROSSIMI PERCORSI AL DUCALE

Dalle opere di Fulvio Roiter alla carismatica figura di Niccolò Paganini, rockstar ante litteram, dai capolavori della Johannesburg Art Gallery (con dipinti di maestri come Monet, Cézanne, Degas, Van Gogh, Picasso, Bacon, Andy Warhol e molti altri) alla mostra personale di Claire Fontaine: tutte le esposizioni del prossimo autunno/inverno.
GENOVA – Sotto il sole rovente di questi giorni, si può dare uno sguardo a quello che ci offrirà Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura la prossima stagione: è infatti un programma decisamente ricco quello che si prospetta per il prossimo autunno/inverno, quando farà decisamente più fresco.
Si comincia con l’attesissima mostra retrospettiva “Fulvio Roiter. Fotografie 1948 – 2007“, che si potrà ammirare nella Loggia degli Abati di Palazzo Ducale dall’ 8 settembre 2018 al 24 febbraio 2019: circa 150 scatti, per la maggior parte vintage, selezionati dal curatore Denis Curti con il prezioso contributo della moglie Lou Embo, raccontano l’intera vicenda artistica del grande fotografo scomparso nel 2016, e fanno emergere tutta l’ampiezza e l’internazionalità del lavoro di Roiter, collocandolo tra i fotografi più significativi dei nostri giorni.
Il percorso espositivo racconta gli immaginari inediti e stupefacenti che rappresentano la Sicilia ed i suoi paesaggi, Venezia e la laguna, ma anche i viaggi a New Orleans, in Belgio, in Portogallo, in Andalusia ed in Brasile che hanno determinato i primi approcci alla fotografia di Roiter, nel pieno della stagione neorealista, di cui il fotografo veneziano ha ereditato la finezza compositiva.
Ne derivano 9 sezioni di mostra, ciascuna espressione di uno specifico periodo della vita e dello stile del grande fotografo: L’armonia del racconto; Tra stupore e meraviglia: l’Italia a colori; Venezia in bianco e nero: un autoritratto; L’altra Venezia; L’infinita bellezza; Oltre la realtà; Oltre i confini; Omaggio alla natura; L’uomo senza desideri. In tal modo, il percorso espositivo, fluido e coerente, scandisce le tappe di una vita interamente dedicata alla fotografia e alla ricerca di quei luoghi dell’anima che ne hanno ispirato la poetica, assumendo come unico punto di riferimento la pura e sincera passione, vissuta dall’autore tra scenari di viaggi, scoperte e amori incondizionati
Promossa da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, la mostra è prodotta da Civita Mostre in collaborazione con i Tre Oci.
Ad ottobre sarà la volta della mostra “Paganini Rockstar“, visitabile dal 19 ottobre 2018 al 10 marzo 2019 nell’Appartamento del Doge: una grande mostra dedicata ad una leggenda della storia della musica con l’intento di raccontare attraverso una narrazione contemporanea, curiosa e spettacolare, multimediale e interattiva la vita del grande musicista, caratterizzata da un enorme successo di pubblico, ma anche da rapporti umani spesso travagliati e complessi. Lo scopo principale del percorso espositivo è quello di indagare quale sia stata l’eredità che il grande maestro ha trasmesso ai suoi contemporanei e molto oltre, fino al confronto estremo con la nostra musica e un grande e indimenticato protagonista della musica rock: Jimi Hendrix.
Per meglio comprendere la grandezza e l’importanza di Paganini, sia dal punto di vista musicale che da quello performativo e spettacolare, il confronto si estende ad alcune personalità della scena musicale contemporanea, sia pop-rock che classica, scelte per esplorare, attraverso la propria esperienza, raccontata in video, alcuni aspetti della propria vita artistica e eventuali similitudini con l’esperienza paganiniana.
In questa mostra è la musica a essere protagonista, rappresentata e raccontata attraverso metafore visive che mettono in scena le caratteristiche essenziali della musica del grande artista genovese.
Talentuoso, istrionico, amante degli eccessi, sempre lontano dalle convenzioni, Niccolò Paganini non è stato soltanto uno dei più grandi violinisti mai esistiti, nonché compositore dei celebri Capricci per violino solo. È stato anche un personaggio che per il suo carattere singolare, dovuto a un percorso di vita decisamente unico, perfino ai giorni nostri riuscirebbe ad attrarre la curiosità del pubblico.
Paganini si può considerare l’inventore di un nuovo rapporto con il pubblico e con la propria immagine, anche attraverso oculate strategie di comunicazione, come diremmo oggi. Le sue apparizioni erano caratterizzate da una vertiginosa salita del prezzo dei biglietti a teatro. Addirittura, la sua immagine veniva utilizzata per vendere le caramelle, o proporre acconciature alla Paganini. Il suo nome era sulla bocca di tutti.
Tutto ciò non deve far pensare che sia diventato famoso grazie a ciò che rappresentava, i suoi virtuosismi, infatti, sono assolutamente leggendari. Oggi i suoi pezzi sono nel curriculum di ogni violinista che si rispetti ma all’epoca nessun altro violinista fu mai capace di avvicinarsi al suo livello strumentale. Era velocissimo, compiva salti melodici di diverse ottave, eseguiva lunghi passi con accordi che coprivano tutte e quattro le corde, alternava velocemente note eseguite con l’arco e note pizzicate alla mano sinistra.
Per tutto questo, per lo spettacolo che il suo modo di suonare comportava, oltreché per l’immagine di sé, si può considerare un antesignano di una vera rockstar, se poi è anche vero che molte delle sue esibizioni terminavano con la rottura delle corde del violino. Così Paganini chiudeva i suoi concerti sull’unica corda superstite, quella di sol.
Il percorso della mostra è fondamentalmente tematico e suddiviso in 7 sezioni, dalla scoperta del talento al virtuosismo, dall’innovazione all’espressività, dal mito all’aspetto personale e intimo, fino al confronto con il contemporaneo, senza tralasciare le elaborazioni della sua musica nel XX secolo.
Per raccontare il personaggio Paganini si entra nella sua storia, attraverso forti elementi scenici, grandi fondali, quinte teatrali, l’esposizione di oggetti intensamente rappresentativi come la chitarra, autografi musicali, la famosa agenda rossa, proveniente dalla Biblioteca del Congresso di Washington, il libro mastro dei suoi conti ecc., che grazie ad una messa in scena teatrale, propongono al visitatore una fitta serie di rimandi evocativi, rafforzati dall’ascolto della musica e dalle proiezioni visive.
L’esposizione, organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, è curata da Roberto Grisley, Raffaele Mellace e Ivano Fossati, affiancati da un Comitato scientifico composto dagli stessi curatori e da Claudio Proietti, coordinatore, Roberto Iovino, Maria Fontana Amoretti, Pietro Leveratto.
Dal 17 novembre 2018 al 3 marzo 2019 sarà la volta della mostra “Da Monet a Bacon“, nel Sottoporticato di Palazzo Ducale, con capolavori della Johannesburg Art Gallery: aperta al pubblico nel 1910, la Johannesburg Art Gallery vanta una collezione di altissima qualità dal punto di vista del patrimonio artistico. Palazzo Ducale ha il privilegio di ospitare un nucleo importante di capolavori provenienti da uno dei più significativi musei d’arte del continente africano, offrendo al pubblico un’occasione unica per scoprire e conoscere da vicino una raccolta di opere difficilmente visibile in altre sedi.
L’esposizione presenta oltre cinquanta opere, tra olii, acquerelli e grafiche, che portano la firma di alcuni dei principali protagonisti della scena artistica internazionale del XIX e del XX secolo: da Edgar Degas a Dante Gabriel Rossetti, da Jean Baptiste Corot a Alma Tadema, da Vincent Van Gogh a Paul Cézanne, da Pablo Picasso a Francis Bacon, da Roy Lichtenstein a Andy Warhol e molti altri.
L’arte africana contemporanea occupa l’ultima sezione della mostra e ricopre un ruolo importante nel percorso espositivo: una vera scoperta, un’opportunità per incontrare una realtà pittorica ben poco nota al pubblico europeo.
La mostra, suddivisa in sezioni cronologiche e tematiche, permette ai visitatori di percorrere un viaggio nella storia dell’arte dalla metà del XIX secolo fino al secondo Novecento, spaziando dall’Europa agli Stati Uniti fino al Sud Africa in un racconto che si sposta tra momenti storici, luoghi e linguaggi artistici diversi.
Oltre a presentare una selezione di opere di grandi Maestri, l’esposizione consente al pubblico di scoprire l’affascinante storia della Johannesburg Art Gallery.
Infine, da marzo a giugno 2019, sarà visitabile la mostra personale di Claire Fontaine, nella Loggia degli Abati, a cura di Carlo Antonelli ed Anna Daneri: una selezione di opere intorno all’idea di valore e di frugalità, in relazione e all’istituzione a Genova nel 1407 di uno dei primi istituti bancari al mondo, la Casa delle compere e dei banchi di San Giorgio.
Il percorso espositivo intende costruire un’esperienza multisensoriale, presentando opere di natura pittorica, scultorea e installativa. Una mostra concepita come un tragitto attraverso la produzione artistica di Claire Fontaine, lunga tredici anni, guidato dal filo conduttore dell’economia. La scelta delle opere è stata fatta non solo sulla base del loro soggetto ma anche naturalmente della loro interazione, del loro dialogo e delle polarizzazioni delle loro posizioni reciproche. La mostra è concepita come un discorso, un insieme di frasi visive che si combinano e s’intrecciano tra loro.
Tra le opere esposte, “Secret Money Paintings”, realizzati con delle monete reali, includono la riflessione sul valore economico della pittura e degli scambi commerciali a partire dal sistema artistico. Opere scultoree, sempre con monete reali trasformate artisticamente come “Change” alludono ai metodi di protezione per proteggersi da un sistema economico che esclude i più deboli. Mentre in “Untitled (Money Trap)” l’artista ha fatto perforare una cassaforte in modo che la mano possa entrarvi aperta ma non uscire se chiusa, evocando l’avidità ed esibendo anche l’aspetto illusorio dei dispositivi di sicurezza.
L’esposizione sarà introdotta da un’installazione intorno alla storia della finanza genovese realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Economia dell’Università di Genova.
Durante la mostra sono previste inoltre visite guidate nei caveau di Banca Carige e della Banca d’Italia.
Finalista nel 2013 del prestigioso Prix Marcel Duchamp, Claire Fontaine ha esposto in musei internazionali tra cui The Jewish Museum, New York, il Wattis Institute for Contemporary Art, San Francisco e Museion, Bolzano.
Per maggiori informazioni:
www.palazzoducale.genova.it
c.s.

Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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