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DON GIOVANNI, UNA STAR AMERICANA
Da sabato al Teatro Carlo Felice va in scena “Don Giovanni” di Lorenzo Da Ponte, ambientato in una famosa discoteca di New York, nel primo Novecento
di Beatrice Cogorno
“Ho pensato all’America reaganiana degli anni ’80, ottimista e proiettata verso il futuro, ma dove il moralismo borghese si contrapponeva alla crescente voglia di libertà di una parte della società.” sono queste le parole con cui la regista Rosetta Cucchi spiega la sua messa in scena del Don Giovanni. E’ il secondo appuntamento della trilogia Mozart-Da Ponte, iniziata al Teatro Carlo Felice due anni fa con “Le nozze di Figaro” e destinata a concludersi con “Cosi fan tutte”, tra due anni. Protagonista di questa trilogia è l’essere umano, ricco di tutte quelle sue sfaccettature che caratterizzano i rapporti umani, tra debolezze e smanie di potenza.
Si racconta di un Don Giovanni moderno, ambientato nell’America del Novecento, Paese dove Da Ponte trascorse gli ultimi giorni della sua vita, morendo a New York, dopo essere riuscito finalmente a vedere in scena “il suo Don Giovanni”. E’ così che il personaggio di Don Giovanni viene proiettato nel futuro, perchè, secondo la regista Cucchi, l’America è il Paese del futuro, perchè lì l’uomo è artefice di se stesso, riprendendo la teoria del “self made man”. Don Giovanni è la star di uno dei locali più alla moda di New York, lo Studio 54, dove conquista tutte le donne, prova ad amarle, ma troppo presto se ne stanca e, cedendo alla noia, si lancia verso un nuovo vortice d’amore, con grande vitalità e non senza eccessi. Rischia, camminando spesso sull’orlo del baratro, ed è cinico, si burla di tutto e di tutti; deve però sconfiggere la noia e quel gran senso di vuoto interiore che caratterizza il suo personaggio, allontanando l’idea di un possibile futuro di decadenza.
L’opera è un dramma giocoso strutturato in due atti. Nel primo atto la storia si svolge tra il dentro e il fuori della famosa discoteca newyorkese, dove il personaggio si sente quasi onnipotente, protagonista e vincitore di ogni avventura. Don Giovanni riflette su di sé e su tutti i personaggi che lo circondano, fino ad arrivare, nel secondo atto, alla scena del cimitero, dove vede tutte le immagini della sua vita che lo osservano e lo giudicano. In questa rappresentazione Don Giovanni non è solo il mito di un uomo che ama perdutamente le donne e si diverte per scacciare la noia: il finale metafisico dell’opera propone invece un antieroe, la cui ferita del corpo non si rimargina, simbolo anche di un grande dolore interiore.
Le scene sono state realizzate da Andrea De Micheli, i costumi sono curati da Claudia Pernigotti e le luci sono firmate da Luciano Novelli. L’allestimento è frutto di una collaborazione nazionale ed internazionale: Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza, Teatro del Giglio di Lucca, Opera de Tenerife. L’Orchestra del Teatro Carlo Felice sarà diretta sulle note di Mozart, da Christoph Poppen, più volte applaudito dal pubblico genovese e che ritroveremo nel prossimo concerto sinfonico del 5 febbraio. Si alternerà con Pablo Assante nelle recite del 2 e 6 febbraio. Anche il cast è composto da nomi di spicco come quello del protagonista Erwin Schrott ,che si alternerà con il debutto genovese Michele Patti e con Alessandro Luongo. La prima dell’opera andrà in scena sabato 30 gennaio, alle ore 20:30 e lo spettacolo resterà visibile fino a domenica 7 febbraio.

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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiUltime Notizie
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