BAGORDA E “LA TENTAZIONE DI ESSERE FELICE”: INTERVISTA AL CANTAUTORE INDIE POP DELLA «MUSICA LEGGERA DAL PESO SINCERO»

In attesa dell’uscita del suo nuovo EP, fuori su tutte le piattaforme digitali da domani 3 giugno, GOA Magazine ha incontrato l’artista di San Fruttuoso per una chiacchierata sui passi della felicità
di Giorgia Di Gregorio
GENOVA – «Musica leggera dal peso sincero», così Jacopo Bagorda, in arte bagorda, si presenta al pubblico genovese per l’uscita del suo ultimo EP “La Tentazione di essere felice”. Un progetto indie pop completamente made in Genova, in cui la musica diventa specchio di una città che vive sulla riga di contrasto tra l’eterna scontentezza e la bellezza senza eguali che la circonda. Un viaggio esistenziale in 5 tracce – un pendolo alla Schopenhauer – che oscilla tra la ricerca ostinata della felicità e la consapevolezza che spesso ci si può accontentare dei momenti di contentezza sul cammino.
Aspettando l‘uscita del suo nuovo EP fissata a domani mercoledì 3 giugno, GOA Magazine ha incontrato bagorda per una chiacchierata sulla sua carriera da artista indipendente della scena ligure e i suoi prossimi passi verso la felicità.
Presentati al pubblico di GOA: chi è Bagorda e qual è la sua musica?
Io sono Bagorda, in realtà mi chiamo Jacopo, Bagorda è il mio cognome che da poco è diventato il mio nome d’arte. Sono un cantautore, ho iniziato a pubblicare le mie prime canzoni nel 2018 e definisco la mia musica “musica leggera dal peso sincero”, faccio canzoni pop leggere però dal peso sincero perché ascoltando i miei pezzi ci sono un po’ delle fotografie dei miei periodi di vita, quindi ho trovato questo slogan per riassumerla. Se devo dare un genere (a quello che faccio) ti direi genere indie pop, anche se ormai il termine indie vuole racchiudere un po’ tutto e un po’ niente. Parallelamente ho anche un progetto che si chiama “Stagione Nuova Podcast” e il 3 giugno uscirà l’ultimo lavoro che si chiama “La tentazione di essere felice”, un EP di 5 brani.
Perché pensi che essere felici sia una tentazione?
Secondo me (essere felici) è una tentazione perché spesso nel quotidiano non facciamo realmente le cose che ci rendono davvero felici, tanto è vero che per promuovere il progetto ho chiesto a un po’ di persone qual è l’ultima cosa che hanno fatto per essere un po’ più felici. Spesso siamo tentati ovviamente dalla felicità ma poi non diamo tutto noi stessi, perché secondo me è un desiderio che però fa anche un po’ paura, perché magari poi sei felice e dici ok, e adesso? L’ho interpretata un po’ come una tentazione. È una cosa che mi porto dietro da tanto, tanto è vero che il singolo “La tentazione di essere felice” l’ho scritto un bel po’ di tempo fa, nel frattempo ho pubblicato anche canzoni che ho scritto dopo, però poi è tornato e ho deciso di introdurre il progetto in questo modo.
Quali sono i temi che tocchi in questo EP?
Questo progetto è una sorta di viaggio alla ricerca della felicità non solo nel senso di trovare la felicità ed essere felice, ma anche per capire cos’è per te la felicità. Attraversa quindi un po’ varie fasi: nel primo pezzo “La tentazione di essere felice” è un po’ l’incipit che introduce l’argomento, poi c’è “Trailer” che è un pezzo felice che parla di innamoramento, dove per esempio ti sembra di toccare con mano la felicità. “Irlanda” è invece un pezzo malinconico che parla di amore a distanza in cui si cerca di essere felici per gli altri, che è un altro modo di viversela (la felicità). “Tra le note del telefono” è uno skit, un brano di un minuto e mezzo, uno sfogo piano e voce registrato col telefono dove mi interrogo dove sia la felicità, che spesso magari rimane tra le note del telefono, tra i mille progetti che ci appuntiamo e poi non facciamo mai. Come conclusione c’è l’ultimo pezzo che in realtà è il primo singolo estratto dal progetto che si chiama “F.I.N.E.” che è il momento in cui apparentemente la felicità è più lontana, ma il messaggio che voglio far passare è che in realtà la F.I.N.E. non è altro che un nuovo inizio, una nuova rincorsa in questo viaggio che penso duri per sempre. La felicità spesso è una tentazione e per fortuna secondo me non la raggiungiamo mai realmente, magari ci sono i momenti in cui riusciamo a toccarla ma poi subito inseguiamo altro, penso che se poi non ti metti più ad inseguire altro forse si perde un po’ proprio il senso di vivere.

Quali sono i tuoi principali riferimenti artistici e cantanti d’ispirazione?
Io in realtà ho avuto un approccio strano (alla musica). Da piccolino ascoltavo solo rap, forse perché è stata la prima cosa che ho scoperto da solo. Quindi ascoltavo il rap italiano che (in quel momento) stava crescendo, e anche io stavo un po’ crescendo con questa cosa nuova, però non ho mai avuto l’attitudine da rapper. Grazie anche all’ascolto di mio papà e di amicizie che ho fatto mi sono aperto più al cantautorato. A 16 anni ho iniziato a suonare la chitarra da autodidatta e ho scoperto un po’ il mondo delle canzoni pop sia internazionali ma soprattutto italiane. Come ispirazioni grandi direi Daniele Silvestri, che è un cantatore che è un po’ nel mezzo, perché non è né vecchia scuola né nuova scuola dell’indie. Lui mi ha ispirato un sacco ed è quello che mi ha aperto un po’ a questo genere, anche se poi magari lo faccio in maniera diversa. La collaborazione dei sogni forse con lui ma anche altri artisti del cantautorato genovese, De Andrè ma anche Ivano Fossati, che magari non viene citato molto, ma ho avuto l’opportunità anche di conoscerlo tramite l’università e mio papà lo ascolta sempre, quindi sono un po’ cresciuto con le sue canzoni. Poi anche (gli artisti) attuali del mondo indie solitamente li ascolto, credo poi di avere assimilato queste varie cose, dal rap al cantautorato più vecchio, al pop internazionale e soprattutto di recente un po’ il pop folk americano, tipo Lizzy McAlpine: nel mio vecchio EP ho fatto una canzone che si chiama proprio “Lizzy McAlpine”, con sonorità simili alle sue e credo di avere un po’ unito questi mondi un po’ nelle mie canzoni.
Quanto è territoriale la tua musica? Quanta Genova c’è nel tuo ultimo progetto?
Il legame con Genova, di cui forse parlano tutti e mi sembra banale dirlo, però è un po’ un odi et amo. Anch’io ho fatto un periodo lontano da Genova di due anni a Bologna (dove mi sono trovato benissimo per cui non escludo che me ne andrò di nuovo via) però effettivamente l’essere genovesi secondo me è una caratteristica che volente o nolente si ha anche nel modo di fare musica, indipendentemente dal genere, secondo me ce l’hai dentro. Ci lamentiamo un sacco di tutto ma in realtà abbiamo tantissime cose belle quindi viviamo un po’ in un contrasto, e io penso anche di esprimere questo contrasto un po’ nelle mie canzoni: spesso magari ci sono delle strumentali molto uptempo, prese bene, ma il testo in realtà è struggente. Penso che l’essere genovesi sia un po’ questo, essere sempre un po’ tormentati. Appunto, anche il fatto che io ti dico che la felicità è una tentazione, secondo me è molto genovese come cosa.
Lasciaci con un ultimo messaggio
Ora sono qui giustamente per parlare della musica col sorriso, sul fatto che la felicità sia una tentazione, scoprire cosa sia la felicità per me. Ormai ho 26 anni, vado per i 27, le prime volte sono un po’ andate tra amore, lavoro, studio e anche la musica e sto veramente indagando su cosa sia la serenità per me. Ho un po’ messo anche in discussione la musica devo dire nell’ultimo periodo, anche perché far musica da indipendente è tosta, è veramente tosta e quando vai avanti con gli anni devi trovare un po’ un bilancio, anche involontariamente ti viene da darti un po’ un ultimatum. Però la risposta che mi sto dando e il messaggio che voglio dare è che in realtà in questo percorso un po’ altalenante sta uscire un progetto, sto riprendendo a scrivere canzoni e quindi sto riscoprendo l’importanza di avere un sogno. Penso che avere un obiettivo e un’aspirazione, anche se apparentemente molto lontana, ti faccia vivere meglio. Quindi se c’è qualcosa che hai in mente anche se è molto lontana cerca di seguirla, magari non ci arrivi mai, però nel percorso che fai verso quella cosa magari trovi dei momenti, anche piccoli, in cui sei felice, anche se solo per poco. Lo dico perché in realtà ho pensato e magari ripenserò di mollare tutto, ma alla fine sono qui. Non so se mai arriverò a fare il cantante di professione o il podcaster, però alla fine sto ricevendo tante piccole soddisfazioni nel mio percorso e penso che la mia vita sarebbe molto vuota se non ci fosse questo. Quindi cercate di ambire a qualcosa e magari nel percorso sarete felici.
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Project Manager: https://www.instagram.com/zazzamgmt/
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Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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