Al cinema Ariston dal 12 al 14 maggio “Cuore selvaggio” apre la rassegna “The Big Dreamer – Il cinema di David Lynch”

Di il 8 Maggio 2025

GENOVA – Con “Cuore selvaggio” al cinema Ariston da lunedì 12 a mercoledì 14 maggio, si apre la rassegna “The Big Dreamer – Il cinema di David Lynch, lanciata da Lucky Red e Cineteca di Bologna per celebrare uno dei più grandi maestri di tutti i tempi, scomparso lo scorso 16 gennaio. “Cuore selvaggio” torna sul grande schermo nel mese del Festival di Cannes, dove nel 1990 vinse la Palma d’Oro. Interpretato da Nicolas Cage, Laura Dern, Willem Defoe e Isabella Rossellini, tra gli altri, propone uno stile innovativo in parte ispirato alla letteratura giovanile americana, in parte al fumetto, per rivisitare in chiave sarcastica e iperrealistica il linguaggio della soap opera. È un potente road movie attraverso un’America disperata, violenta, pornografica. La storia, tratta dal romanzo di Barry Clifford, vede Sailor (Cage) e Luna (Dern) in fuga dopo che lui ha ucciso un sicario pagato dalla madre di lei. Seguiti da un detective privato, che viene ucciso da un gangster, i ragazzi conosceranno un certo Bobby Perù che coinvolgerà Sailor in una rapina. La musica va dal metal a Elvis Presley, dal suono anni Sessanta a quello esotico. Come tutti gli altri titoli della rassegna è proposto in lingua originale con i sottotitoli italiani.

“The Big Dreamer – Il cinema di David Lynch” prosegue fino a gennaio 2026 con altri otto film, un documentario, cortometraggi e scene inedite. Dal 26 al 28 maggio sarà in sala l’esordio al lungometraggio del 1977, “Eraserhead”, seguito dal 16 al 18 giugno da uno dei suoi film più amati, “The Elephant Man”. Il calendario riprenderà dopo l’estate con “Velluto blu” (dal 15 al 17 settembre), “Fuoco cammina con me” (ottobre), “Strade perdute” (ottobre), “Una storia vera” (novembre), “Mulholland Drive” (novembre). Chiude il ciclo, a gennaio 2026, l’ultimo lungometraggio realizzato da David Lynch, “Inland Empire”, del quale sarà celebrato il 20° anniversario. A completare questo ampio affresco del cinema di David Lynch ci saranno anche l’intervista realizzata nel 2018 da Pierre-Henri Gibert per la serie “L’image originelle” (First image), i cortometraggi e i lavori di animazione realizzati negli anni da Lynch, i “Missing Pieces” di “Twin Peaks”.

«In pochi si sono chiesti perché, vedendo un film di David Lynch, ci si sente a casa», ha scritto Roy Menarini, appassionato studioso del cinema di Lynch. «Anche di fronte ai mondi più oscuri, alle minacce più irrazionali, alla violenza più raccapricciante, l’universo ribattezzato come Lynchtown è diventato per noi famigliare. Amiamo abitarci, tornarci, metterci alla prova ogni volta. E non è un caso che la notizia improvvisa della morte del regista americano abbia suscitato una delle più sincere e unanimi ondate di affetto che si ricordino per un artista: evidentemente quel piacere di fronte ai suoi racconti distorti e geniali è sempre stato dettato dall’integrità artistica e dalla trasparenza creativa. Lynch, in pratica, ci ha sempre detto la verità, si è confessato con un candore unico, si è spogliato delle sue visioni e le ha condivise senza filtri, da uomo generosissimo quale era e testardamente dedito al suo cinema e alle sue immagini. Rivedere tutti insieme i suoi film significa ora riguardare in prospettiva tutta la nostra Lynchtown personale, perdendoci volontariamente in quel magnifico e impareggiabile labirinto visionario dove i confini tra un’opera e l’altra tendono a sfumare».

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