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IL PESTO GENOVESE SI CANDIDA ALL’UNESCO
Regione, Comune e Camera di Commercio presentano la domanda per far diventare il cibo della tradizione genovese patrimonio dell’umanità. L’assessore Berlangeri: “Grazie al lavoro svolto in questi anni dalle associazioni di categoria abbiamo possibilità che il sogno si tramuti in realtà”
Di Tomaso Torre
E se il pesto genovese, quello tradizionale fatto con il mortaio, diventasse patrimonio culturale dell’UNESCO? No, non è una boutade giornalistica di inizio anno, ma una richiesta concreta che Regione, Comune e Camera di Commercio di Genova, spinti dalla lotta contro l’inquinamento dei valori storici e culturali e delle particolarità gastronomiche della Liguria, avanzeranno nei prossimi giorni a Parigi e che presto potrebbe trasformarsi in realtà. Due sono le motivazioni alla base della candidatura. “Intanto il pesto genovese al mortaio è un patrimonio etno-antropologico tipico della Liguria. Inoltre è che è un cibo naturale di alta qualità e salubrità e fa già parte della Dieta Mediterranea già patrimonio UNESCO”, spiega l’assessore regionale alla Cultura, Angelo Berlangeri. 
Ma quali sono ora i passi che si dovranno compiere perché il nostro pesto entri nell’olimpo dei patrimoni immateriali culturali? “La procedura, con tutta la documentazione necessaria, prevede la mediazione e l’intervento dello Stato (Ministero dei Beni Culturali e Ministero dell’Agricoltura, n.d.r.), la più vasta adesione possibile di enti pubblici territoriali e il massimo coinvolgimento delle comunità locali organizzate in istituti, gruppi e associazioni culturali, pubblici e privati – prosegue -. Il nostro obiettivo è di entrare nella “tentative list” dello Stato Italiano per poi poter accedere ai meccanismi di selezione del Comitato Intergovernativo dell’UNESCO con le proprie regole. Tempi di attesa? Circa due anni per avere una risposta”.
Un iter procedurale lungo e laborioso che non scoraggia però i nostri enti a tentare la scalata all’elite dei patrimoni culturali. A favore della candidatura pesano anche le tante iniziative promosse in questi anni dalle amministrazioni locali, in particolare attraverso il Campionato Mondiale del Pesto, ideato ed organizzato dall’associazione culturale Palatifini, che da anni ne diffonde la cultura e la tradizione in ogni parte del mondo. “La formulazione della domanda perché il pesto al mortaio venga riconosciuto bene dell’umanità è che può diventare un percorso di grande effetto mediatico e di partecipazione sociale e culturale – conclude Berlangeri -. In altre parole, un volano comunicativo con straordinari effetti per la promozione del nostro territorio anche in vista di Expò 2015”.
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